I bimbi di Caivano non hanno pace. Da settimane i cronisti di giornali e televisioni sono appostati al Parco Verde per mostrare il degrado, testimoniare e investigare, immortalare il condominio dove due bimbi sono volati dalla finestra e tanti altri sono stati seviziati e abusati. Mercoledì se ne parla anche nella seconda parte di Porta a Porta. In studio ci sono i padri dei due bimbi morti, il loro difensore. Ci sono anche l’avvocato Guglielmo Gulotta e Simonetta Matone, magistrato con una lunga esperienza al Tribunale per i minori (e in tv). È proprio lei a informare i telespettatori del servizio pubblico dei prossimi sviluppi. Ci sarà un incidente probatorio in cui la piccola testimone – che si trova in una comunità per minori – dovrà ripetere in audizione protetta quanto già detto al pm. La dottoressa Matone spiega che naturalmente il tutto avverrà “con la cautela dovuta dal fatto che il soggetto è minore”. Mentre dice che “bisogna tutelare l’integrità della bimba”, la nomina con il suo vero nome di battesimo (che è particolare, per nulla comune). “L’incidente” si ripete più volte. Addirittura Bruno Vespa mostra a tutto schermo un cartello in cui è ben visibile il nome della piccola (nella foto sopra è ovviamente cancellato). Nel corso della trasmissione anche il padre (presentato con il sottopancia, dunque con nome e cognome) la nomina. Ma non è un’attenuante. La bambina ha diritto all’anonimato: è la testimone chiave, ha denunciato il compagno della madre per averla violentata e per aver ucciso Fortuna.
Non è solo Porta a Porta ad aver divulgato il nome della piccola: il 30 aprile lo scrive La Stampa, in un pezzo che si trova online anche sul sito del Secolo XIX. Panorama in edicola ieri fa un identikit, piano per piano, degli inquilini del palazzo, con tanto di precedenti penali e ruolo nelle indagini. Oltre alla testimone, sono indicate le iniziali di altri minorenni coinvolti in reati a sfondo sessuale con il piano in cui abitano e il nome e il cognome dei genitori. Cosa dice la legge? Il codice deontologico vieta al giornalista di diffondere “i nomi dei minori coinvolti in fatti di cronaca” e di dare “particolari in grado di condurre alla loro identificazione”. La norma prosegue così: “Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di cronaca; qualora per motivi di rilevante interesse pubblico e fermo restando i limiti di legge, il giornalista decida di diffondere notizie o immagini riguardanti minori, dovrà farsi carico della responsabilità di valutare se la pubblicazione sia davvero nell’interesse oggettivo del minore, secondo i principi e i limiti stabiliti dalla Carta di Treviso” (il protocollo dell’Ordine dei giornalisti che tutela i minori protagonisti di fatti cronaca). Anche il codice penale si occupa della materia: l’art. 734 bis vieta la divulgazione delle generalità della persona offesa da atti di violenza sessuale. Che succederà ora? Il Garante per la privacy (il vicepresidente è Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa) interverrà? E l’Agcom? L’Ordine dei giornalisti si girerà dall’altra parte perché non c’è nessun ministro (magari ritratto mentre mangia il gelato) di mezzo? I pm? E la Rai? La Commissione di Vigilanza? Si dirà che tanto altri avevano già divulgato i nomi o reso identificabili i minori? L’impressione è che si possa parlare dei bimbi di Caivano con meno tutele, quasi fossero figli di un dio minore, quello dei poveri cristi. Merce da audience o da buco della serratura.