Esistono ancora uomini disposti a fare follie?”. “Eccomi, pronto a fare una follia. Stasera”. “Solo stasera?”. “Sì. E se no che follia è…”. Tutto, maledettamente e subito. Dimenticate le occhiate furtive in un locale, dimenticate le poste fuori dal lavoro, dimenticate l’invito a cena, la passeggiata in riva al mare o anche solo l’attesa di una telefonata. Lasciate il romanticismo fuori dalla porta. Anzi, fuori da Tinder. La nuova frontiera del sesso cotto e mangiato passa da questa app, che non a caso ha un logo che sembra un fuoco dalla doppia lingua ma anche due belle corna.
Gratuita la versione base, a pagamento (12 mesi a 9,37 euro) quella che ti consente di allargare il raggio d’azione e ritornare sui tuoi passi, semmai dovessi pentirti di un rifiuto. Il funzionamento è elementare: un profilo, un massimo di sei immagini da pubblicare e un breve testo che descriva chi sei, cosa cerchi o cosa fai nella vita. Per il resto, è come avere un book di uomini o donne (ma anche di uomini e donne) da scegliere o da scartare con la sola imposizione di un dito: scorrere a sinistra significa “grazie lo stesso”, a destra “mi piaci”.
Ovviamente tra le impostazioni, oltre a specificare l’età della preda, si può selezionare un raggio di chilometri entro cui cercarla. Se tra i “like” becchi qualcuno che ha fatto lo stesso con te, il gioco è fatto: Tinder ti mette in connessione e puoi iniziare a chattare.
Occasioni da prendere al volo (o mai più)
“Ciao”. “Ciao”. La maggior parte delle conversazioni parte da qui, e quasi quasi ti illudi di essere al pub e di poter cominciare il bel vecchio gioco del corteggiamento. Ma dura poco. “Che fai?”. “Lavoro. Tu?”. “Sono in partenza per Rio de Janeiro. Ti ho beccato al volo. Mi raggiungi in aeroporto per un caffè?”. Le illusioni bisogna ucciderle sul nascere. “Però torno tra un mese, mi aspetti?”. Quindici ore dopo la preda è a 9.200 chilometri e allora ti chiedi perché la vita sui social è così crudele.
Mi si nota di più nudo o vestito da orso?
Esistono varie tipologie di uomini su Tinder. Quella che va per la maggiore è quella “questa bagnarola è mia, guarda quanto so’ figo”. Provetti Capitan Findus, di solito a petto (villoso) nudo, governano con fierezza una nave pirata – ma va bene anche un gommone modello Albania-Italia anni ’80 – con l’aria di coloro ai quali Johnny Depp fa un baffo. Al secondo posto, quando magari mostrare le maniglie dell’amore potrebbe essere controproducente, si piazzano quelli del selfie in ascensore: faccia compita, sguardo concentrato sul nulla, fronte corrucciata ed espressione da “se non hai ancora conosciuto me, non puoi dirti donna”. Solo un consiglio: attenti a non avere lo specchio dietro, riflette la pelata. Sono tantissimi quelli che “non son bello ma divertente” e che te lo dimostrano pubblicando una vecchia foto di Carnevale, mentre danzano ubriachi vestiti da orso Yoghi. Da sbellicarsi dalle risate.
Te lo dico subito: sono sposato e felice
Nella stagione del veganesimo, spopolano gli amanti degli animali, perché – è noto – al parco col cane si rimorchia. E allora è tutto un proliferare di cuccioli, labrador, scimmiette e boa da incantatore di serpenti. Ogni allusione è puramente casuale. Poi ci sono i padri amorevoli: al parco – pure questo è noto – si rimorchia anche con i pupi. Qualcuno ha il coraggio di scriverlo nella breve presentazione: “180 cm, sportivo, biker, amo viaggiare e conoscere bella gente. Sono felicemente sposato”. E allora cosa diamine ci fai su Tinder? “Sono a Roma soltanto per tre giorni”. Felicitazioni. Consiglio per Alessandro, 41 anni, di Napoli: se metti come prima foto una tua espressione sexy con la fede al dito in bella mostra, magari evita di pubblicare come seconda quella di tua moglie che addenta un panino con la mortadella. Va bene l’amore fedifrago, può eccitare, ma con la mortazza non si compete.
Uomini del mistero, un po’ anonimi un po’ puttani
Non si capisce per quale motivo, ma molti utenti di Tinder si presentano senza foto. Deve essere l’appuntamento al buio 2.0, un viaggio nell’ignoto, brividi per cuori coraggiosi. Perché o la va, e magari trovi l’uomo della tua vita, o la spacca, e sei costretto a chiamare la polizia. Chi si nasconde tenta anche la strada dell’auto di lusso, non si sa mai che il vecchio assioma soldi-sesso funzioni ancora. Se poi la Lamborghini è soltanto un’immagine scaricata da Google, l’importante è la prima impressione. Esiste poi una categoria a parte: i motociclisti. Harley Davidson, Moto Guzzi o Triumph, rigorosamente col casco ben calato sulla testa, ma due ruote e una sella e ti porto in capo al mondo. L’ultima, ma non in ordine di apparizione, categoria di avventori di questo strano bar, è quella dei Mister Muscolo. Petto nudo – ma si vede solo quello, quindi potrebbe essere di chiunque –, schiena tesa nel tiro con l’arco – come sopra – deltoide con drago tatuato annesso – idem. “Massaggiatore” si legge nella descrizione di sè, e fa tanto anni Settanta con gli annunci sui giornali. Solo che almeno qui sono gratis.
Scacco al re in poche e semplici mosse
All’improvviso, la rivelazione: tu e Antonio siete compatibili. Evviva! A quel punto hai due opzioni: chattare con Antonio o continuare a scorrere. Le donne, si sa, devono farsi corteggiare. E infatti passa una frazione di secondo. “Ciao”. “Ciao, Antonio”. “Da dove?”. Beh, se vedi – perché lo vedi – che sono a quattro chilometri da te, forse lo capisci da solo che “chiamo da Roma”. Antonio avrà pure gli occhi azzurri ma comincia già a perdere punti. “Sei affascinante. Di sicuro una come te avrà un sacco di corteggiatori”. “Grazie, Antonio, sei troppo buono…”, e magari qualche punto glielo restituisce il tuo ego. “No, davvero, non capita tutti i giorni di incontrare donne come te”. “Beh, diciamo che incontrare ha un altro significato, ma va bene così, grazie davvero”. “Quali fantasie sessuali hai?”. “Cosa?”. Andiamo al dunque, altrimenti tutte queste smancerie a che servono… “E mica le racconto via chat le mie fantasie!”. “No, dai, chissà come li fai impazzire gli uomini tu…”. “No, guarda, davvero, lasciamo perdere”. “Ok, ciao”. Come essere rimorchiati e scaricati nel giro di trenta righe.
La vera ragione per cui siamo qui
Non tutti sono come Antonio. In effetti ci sono persone carine, che ci sanno fare un po’ di più, e con le quali si può anche ragionare di politica (addirittura) e magari vedersi per un caffè. Caro, vecchio, amato corteggiamento tradizionale. È il caso di Paolo, un ingegnere di 49 anni, che passa niente di meno che due giorni a chattare prima di azzardarsi a chiedere il numero di telefono (e la chat di Tinder non è che funzioni proprio benissimo). Un galantuomo d’altri tempi. Altre 48 ore di piacevolissime chiacchiere, su Whatsapp o addirittura al telefono, gran bella voce sensuale, poi la fatidica domanda: “Ci vediamo?”. E allora giù nell’armadio a scegliere una cosetta carina ma non troppo impegnativa, un vedo-non-vedo pomeridiano, niente scollatura ombelicale ma neanche collo alla monaca, trucco leggero, scarpe che mascherino i tuoi misurati 160 centimetri (lui ne dichiara 180). “Caffè vicino casa tua? Ti passo a prendere”. Entri in macchina, lui ti saluta, si sfila gli occhiali da sole e ti mostra due fantastici occhi verdi che Madre Natura è stata tanto buona con lui. Ti guarda fisso – con l’aria un po’ da piacione ma fai finta di non farci caso – ti sussurra che è contento di vederti, poi mette in moto e parte. Ti porta in quel bar tanto carino di Testaccio, un po’ di movida ma senza esagerare. Parcheggia e, mentre tu stai pensando “che meraviglia, finalmente uno da scoprire piano piano”, il bell’ingegnere ti è già volato addosso – in macchina –, sta provando a baciarti e allunga le mani. E quanto tu, stizzita, protesti un timido “ma come?”, lui, incazzato, ti chiede: “Scusa, ma cosa diavolo ci fai tu su Tinder?”.
(Continua)