Già si sente la nostalgia di questa campagna elettorale. È vero, il dibattito è stato straordinariamente mediocre, persino per gli standard abituali. In compenso si è riso tanto: i candidati – grandi e piccoli – hanno regalato continue emozioni.
Non è politica, è Roma. La Capitale è in condizioni drammatiche, ci si aspettava almeno una campagna seria. Invece quella per il Campidoglio è stata la più grottesca di tutte. Degnamente inaugurata dalla deputata del M5S Paola Taverna: “A Roma c’è un complotto per farci vincere”, (26 febbraio 2016). A lungo derise, le parole della grillina sono state in parte rivalutate, grazie a quelle degli altri candidati. Eccole.
“Io ancora non l’ho fatto il programma, non c’è nessun programma del Pd” (Roberto Giachetti, 20 febbraio). Lo chiamavano Jeeg Robè. “Qui le regole si rispettano. Questa è Roma” (manifesto di Giorgia Meloni). In Rete spopolano i manifesti della Meloni di due anni prima. Abusivi. “Al mio gatto Martino serve una fidanzata. Lo nomino capo della legione anti-ratti” (Meloni, 20 aprile). Stile Alemanno: poltrone agli (a)mici.
“Io per Roma avevo scelto Bertolaso, un campione del fare, mentre tutti gli altri candidati sono campioni del bla bla bla. Pensando a questi candidati sindaci mi vengono i brividi nella schiena”. (Berlusconi, 14 maggio, pochi giorni dopo aver mollato Bertolaso per Marchini) “Mi dicono che bisogna chiarire, su Roma Marchini è la persona giusta” (Berlusconi, 5 minuti dopo). Cesano Bosconeeee…
“Bisogna promuovere l’utilizzo di pannolini lavabili. Le cooperative di lavaggio nei quartieri, oltre a migliorare il ciclo dei rifiuti, potrebbero creare occupazione”. (Proposta della candidata sindaco del M5S, Virginia Raggi). “C’è chi, come Giachetti, lancia un endorsement molto chiaro ad Alfio Marchini, proprio all’indomani delle nozze con Berlusconi”. (Virginia Raggi, indignata per un messaggio di Giachetti ad Arfio Marchini – con la R –, uno dei profili satirici più famosi di Facebook). La famosa congiura per far vincere gli altri.
“Liberi dai partiti” (manifesto elettorale di Alfio Marchini). Forza Italia chi?
“Barbara hai bisogno di un passaggio? Io torno a Roma con il mio jet privato” (Alfio Marchini a Barbara D’Urso, dopo una trasmissione, 29 maggio. Lo stesso Marchini era appena finito nelle polemiche perché fa campagna elettorale in Panda ma in realtà gira in Ferrari). Liberté, egalité, jet privé.
“Riduceremo le tasse”, “Molestazioni”, “Casello giudiziario”. (Alfio Marchini su Sky, 31 maggio). Alfio, com’era la storia che le canne fanno male?
Un capitolo a parte lo meriterebbe Guido Bertolaso, mattatore assoluto. Ha proposto di rimuovere i cassonetti della spazzatura e di rendere il Tevere balneabile. Ha confessato che persino sua moglie avrebbe votato Giachetti. È partito con il trolley per visitare le periferie romane (ed è rimasto a dormire in un bed and breakfast a Centocelle), al ritorno l’hanno silurato. Avrebbe potuto dare ancora tanto.
Napoli, Milano e le altre. “Questa, vedi? Devi solo mettere una croce su questo nome. No Bassolino, no questi altri” (Una delle conversazioni intercettate da Fanpage.it fuori dai seggi delle primarie Pd a Napoli, il 6 marzo, dove sono stati ripresi anche scambi di denaro. Tra coloro che distribuivano monete da un euro ai votanti c’era anche il consigliere comunale Antonio Borriello. Il Pd l’ha ricandidato).
“Devo sballarmi tutta la notte/ Vado a casa della mia innamorata che mi vuole lasciare /offro la droga al nonno che dice / ‘questo è un bravo giovane, lo devi sposare’” (Tratto da O panar’ e drog, canzone dell’ex neomelodico Francesco Mattiucci, candidato in una lista di sinistra che sostiene Luigi De Magistris).
“Renzi, vattene a casa. Devi avere paura. Ti devi cacare sotto. Cacati sotto”. (Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, 9 maggio). Nel programma, enterogermina per tutti.
“La faccia pulita di Bologna. Elezioni amministrative 5-6 giugno” (manifesto elettorale di Giulia Di Girolamo, candidata Pd). Si vota solo il 5. In bocca al lupo. “Per una Milano più sicura, Goldoni per tutti” (manifesto elettorale del candidato Giuseppe Carlo Goldoni, leghista). Politiche più Durex. “Il mio Pantheon ideale? Il Castello Sforzesco e il parco che gli sta dietro” (Gianluca Corrado, candidato sindaco del M5S a Milano, 17 maggio). Uno che si sa orientare. “Questa è la Milano che non se la beve / corruzione e inquinamento hanno vita breve/ Questa è la Milano e ne vedremo delle belle/ Fanculo ai vostri manager, voto Movimento 5 Stelle” (inno rap del M5S a Milano, scritto dall’attivista Simone Abbruzzi, pubblicato su Facebook dal candidato Corrado).
“Chiedere i conti di Expo offende i milanesi” (Giuseppe Sala, candidato sindaco del centrosinistra a Milano, ex commissario di Expo, 21 aprile). Sono Permalosi Questi Milanesi. “La casa a St. Moritz? L’ho dimenticata” (Giuseppe Sala, giustificando la proprietà omessa dall’autocertificazione). Non se ne parli, che poi si offendono pure gli svizzeri. “Avete mai visto una pista ciclabile sulla 5th Avenue a New York?” (Stefano Parisi, candidato sindaco del centrodestra a Milano, 19 maggio). A Manhattan ci sono 400 chilometri di piste ciclabili.
“Torino è una città da vedere, lo dice il Times New Roman” (Federica Scanderebech, candidata del Pd al Comune di Torino). Quando la politica è font di ispirazione.
Un’ultima carrellata di nomi, fatti e fotografie improbabili. Piero Fassino sotto le feste s’è fatto notare per aver indossato il cappello di Babbo Natale: il Santa Claus più magro del mondo. A Bologna, per dimostrare la solidità dei suoi argomenti, Mario Turrini (lista civica in appoggio alla Lega) ha associato il suo nome alla foto di un rotondissimo sedere femminile. Sempre a Bologna, il candidato di sinistra Federico Martelloni, ha annunciato di fare campagna elettorale su Tinder e Grinder, le app per rimorchiare online (“Un’interazione easy, liberata da dogmi e liberante di nuove possibilità comunicative”, dice). A Roma, Alessandra Mussolini (nipote del Duce) è nelle liste di Forza Italia che sostengono Marchini (nipote di comunisti). Rachele Mussolini, sua sorellastra, si candida con la Meloni. E col gatto Martino.