L’imputazione

“Scambio sui concorsi, corruzione per Barbera”

Il membro della Consulta è accusato dalla Procura di Roma non di aver preso denaro, ma di aver fatto accordi per spingere persone a lui vicine

4 Giugno 2016

Un giudice della Corte costituzionale indagato è già di per sé un caso inedito nella storia della Repubblica. Alla primizia che vede coinvolto il professor Augusto Barbera bisogna però aggiungere un ulteriore dettaglio. La Procura di Roma, che contesta per altri indagati l’induzione di falso in atto pubblico, ipotizza per il giudice della Consulta un reato diverso: la corruzione. La vicenda, come Il Fatto Quotidiano ha rivelato a partire da martedì, riguarda i concorsi universitari di diritto pubblico che si sono tenuti tra il 2008 e il 2010. Barbera è accusato di aver esercitato pressioni per favorire il candidato Federico Pizzetti, figlio di Francesco, ex Garante della Privacy. Il punto è che nessuna Procura, fino a oggi, ha mai chiesto il rinvio a giudizio di un giudice costituzionale le cui prerogative, per legge, sono assimilabili a quelle di un parlamentare. Ma se sarà necessaria una richiesta di autorizzazione a procedere, la linea difensiva di Barbera è rinunciare a qualsiasi guarentigia per farsi processare, convinto di poter dimostrare la sua assoluta innocenza.

Non è chiaro, invece, se abbia deciso di rinunciare alla prescrizione, che potrebbe scattare già a settembre, salvo proroghe disposte dalla procura per interrogare gli indagati. L’accusa di corruzione non ha nulla a che vedere con vantaggi di tipo economico, poiché Barbera non solo non ha ricevuto denaro, per la pressione esercitata, ma non risulta che abbia mai neanche ipotizzato di incassare un centesimo. Il presunto do ut des corruttivo, piuttosto, riguardava possibili scambi tra candidati idonei. L’allievo che Barbera intendeva spingere era Tommaso Francesco Giupponi, candidato al concorso dell’Università Europea di Roma. “Conferme sulla preventiva attribuzione delle due idoneità – si legge nell’informativa della Guardia di Finanza di Bari – si avevano nel corso di una conversazione intercorsa tra Barbera e Luca Mezzetti (professore all’Università di Bologna, ndr). Il primo riferiva di una telefonata del professor Lombardi il quale, nel confidargli di aver ‘preso a cuore’ le sorti di Giupponi gli aveva fatto intendere di farsi ‘carico’ personalmente dell’idoneità di Pizzetti”. Barbera avrebbe quindi indotto alcuni componenti delle commissioni a uno scambio di utilità, spingendo a uno scambio di favore tra commissari per altre cattedre. Pizzetti peraltro non ottenne la cattedra desiderata. Quel che conta, però, è ciò che è rimasto impresso nei nastri della Guardia di finanza, che ha intercettato decine di professori universitari, tra i quali molti costituzionalisti: l’interessamento di Barbera per la sorte di Pizzetti e Giupponi è trascritta negli atti. E le intercettazioni vedono coinvolta anche Silvia Niccolai, professoressa di Diritto costituzionale a Cagliari, che nel 2014 il M5S candidò proprio alla Corte costituzionale. Anche la Niccolai risulta indagata a Roma. “L’appoggio in pratica della Niccolai per Belletti su Macerata…”, dice Luca Mezzetti, anch’egli sotto inchiesta per corruzione, “…dipende dall’attenzione che Buratti riceverà su Sassari”. Se al posto di Barbera, insomma, nella Consulta ci fosse la professoressa Niccolai, avremmo comunque un giudice della Corte indagato per corruzione. Tra le pressioni annotate dagli investigatori, anche quella di un altro giudice della Corte costituzionale, Giuliano Amato, che però non è mai stato intercettato direttamente.

Di lui parla al telefono il professore Giuseppe Franco Ferrari che, durante le prove di idoneità del 2010, discute con il suo “rivale” e collega barese, Luigi Volpe, della spartizione delle cattedre in corso. E in quell’occasione, annotano gli inquirenti, Ferrari “riferiva di pressioni giunte dal professore Giuliano Amato”. Siamo dinanzi a un episodio raccontato da Ferrari: Amato non risulta indagato, ma il fascicolo con le intercettazioni che lo riguardano – relativo al concorso di diritto pubblico comparato – è stato trasferito dalla Procura di Bari, per competenza, a quello di Milano. Per quanto riguarda invece l’inchiesta di Roma – esistono altri due fascicoli a Bari e Milano – è stata chiusa il 29 dicembre scorso ed è stata notificata agli indagati circa un mese fa. Barbera – dopo le prime rivelazioni del Fatto, nell’autunno 2013 – si presentò dinanzi al pm di Bari, Renato Nitti, per rendere spontanee dichiarazioni. Il giudice sta preparando una memoria e, in queste settimane, non ha frequentato gli uffici della Corte costituzionale proprio per preparare al meglio la sua difesa.

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