Non siamo più ai tempi di Alfredo Vito, il Dc napoletano che alle elezioni politiche del 1987 arrivò alla Camera forte delle sue 100mila preferenze. Quell’elezione entrò negli annali della storia politica, facendo giurisprudenza in fatto di capacità clientelare di raccolta del consenso. Oggi si viaggia su percentuali molto più basse e ci si accontenta di poco.
Il re, anzi la regina delle preferenze in questa tornata amministrativa è Mariastella Gelmini, capolista di Forza Italia a Milano, che con quasi 12 mila voti ha contribuito in maniera determinante al recupero di Stefano Parisi. Al secondo posto si piazza il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, con 8.025 voti. Restando a Milano, va molto bene anche l’ex assessore e capolista del Pd Pierfrancesco Majorino, con 7.582 preferenze. Delude parecchio, invece, a Varese Roberto Maroni, che da governatore lombardo, nella sua città da sempre feudo leghista, raggiunge la misera quota di 328 voti. Tornando nel capoluogo lombardo, nella lista di Beppe Sala il più votato è stato l’ex assessore alla Cultura Filippo del Corno (1.900 voti), mentre fra i Cinque Stelle si registra l’exploit dell’ex candidata poi ritirata, Patrizia Bedori (1100). Altra miss preferenze è Mara Carfagna che a Napoli, dove era capolista di Forza Italia, è la più votata con 5.528 voti. A Milano ottimo risultato anche per Sumaya Abdel Qader (1.000), candidata musulmana nella lista del Pd spesso attaccata dai leghisti in campagne elettorale.
Strane elezioni, queste. Solitamente, infatti, è al Sud che si registrano i grandi exploit elettorali, magari di personaggi sconosciuti, forti del voto clientelare. Domenica, invece, ci sono state buone performance a macchia di leopardo. A Torino, per esempio, se i più votati sono stati due ex assessori della giunta Fassino, Stefano Lo Russo (2.541) ed Enzo Lavolta (1.893), buoni risultati hanno raggiunto Domenico Carretta e Maria Grazia Grippo, sui 1.600 voti, entrambi molto legati al presidente del consiglio regionale Mauro Laus, vero signore delle tessere del Pd sabauda. Mentre tra i Moderati di Giacomo Portas, sempre pro Fassino, il più votato è Silvio Magliano (2.139), ex Ncd e uomo forte di Cl considerato vicino a Michele Vietti, passato dall’opposizione al sostegno al sindaco uscente in un battito di ciglia.
A Roma, invece, il più votato nel Pd è Marco Palumbo (2.029), tallonato dall’ex consigliera Michela De Biase (1.952), moglie di Dario Franceschini. Buon risultato anche quello di Giovanni Zannola (1.271), da sempre considerato vicino Andrea Tassone, l’ex presidente del municipio di Ostia, finito agli arresti domiciliari per l’inchiesta Mafia Capitale. Ma il più votato è il grillino Marcello De Vito, con 2.761 voti.
Risalendo lo stivale, a Bologna il titolo di re delle preferenze va a Matteo Lepore (1.974), assessore uscente al “Marketing territoriale”, carica che deve aver interpretato molto bene visto il successo alle urne. Lepore è tallonato da un altro ex assessore, Andrea Colombo, a quota 1.795, e dalla capolista Pd Giulia Di Girolamo, ferma a 1.449. Ma il vero exploit è quello dell’ex leghistaManes Bernardini, con 18.000 preferenze.
A Napoli la più votata, dopo la Carfagna, è l’ex assessore di Luigi De Magistris Alessandra Clemente (4.555), seguita dal pidino Salvatore Madonna (3594). A Salerno c’è l’assessore uscente Nino Savastano con 2.371 voti, mentre a Benevento il preferito della lista per Clemente Mastella è il consigliere uscente Luigi Ambrosone, con 756 preferenze.
Per quanto riguarda i risultati negativi, due su tutti: l’ex concorrente del Grande Fratello Roberta Beta (2 voti) e il nipote di Aldo Biscardi, Aldo Maria detto “Dodi” (1). Non li hanno votati nemmeno i parenti stretti.