Il senatore Franco Carraro, dirigente sportivo dal 1962, un giorno disse di Giovanni Malagò (nella foto), il mediatico presidente del Coni che ha candidato Roma alle Olimpiadi del 2024: “Un fenomeno. Come quei giocatori che alla roulette capiscono il colore sul quale puntare. E passano dal rosso al nero e viceversa. Sempre al momento giusto”.
Negli album dei paparazzi romani, per gli aperitivi che finiscono all’alba e per i sofisticati convegni sul niente, non manca mai una posa di un sorridente Malagò. Sempre uguale, sempre vincente. A scorrere le fotografie cambiano gli amici che lo circondano, e così Megalò (soprannome di autore ignoto) – l’uomo dalla bella vita e dalle belle donne, che dunque vende belle auto di lusso – vive un eterno presente, senza sporcarsi il ciuffo col passato. C’era Malagò al vertice del comitato per i Mondiali di nuoto del 2009.
Nessuna conseguenza giudiziaria per il capo del Coni, assolto dalle accuse di abusi edilizi, ma Roma ’09 è un emblema di sprechi, malaffare, inefficienze che, però, non ha inficiato la figura, venerata nei salotti romani e ammirata dall’avvocato Gianni Agnelli, di quel ragazzo dei Parioli che salda e fonde politica, denaro e sport. Con l’inchiesta dei magistrati sui “grandi eventi” s’è dissolta la “cricca” di rapaci imprenditori e funzionari pubblici, ma rimane visibile l’oscena eredità.
A Tor Vergata, quartiere periferico, c’è l’ormai leggendario scheletro del palazzetto con le vele a pinna di squalo disegnato da Santiago Calatrava, architetto spagnolo: 250 milioni di euro per un cumulo di cemento e un ammasso di ferro (più di quello necessario a tirare su la Torre Eiffel), che potrebbe costare oltre 700 milioni di euro, sei volte le stime d’inizio.
E ancora. Il complesso di Valco San Paolo, una struttura che il tempo ha già logorato, mai utilizzata, pagata 13 milioni di euro. E poi c’è Ostia, il litorale romano, dove l’espediente per persuadere gli elettori fu l’interesse dei cittadini. Ma il polo natatorio (26 milioni di euro), affidato alla Federnuoto, è usato soltanto dagli atleti.
Roma ’09 fu un Mondiale con eccellenti risultati nel medagliere per gli Azzurri e uno stillicidio di errori e orrori che non ha neppure soddisfatto i costruttori (da Caltagirone in giù): 9 milioni di rosso nel bilancio, piscine sequestrate, enormi pasticci e ritardi. Malagò ripudia gli scandali e rivendica il successo (sportivo) di Roma ’09 e semmai rammenta che il progetto di Tor Vergata fu un’idea di Walter Veltroni (poi gare traslocate al Foro Italico per 45 milioni di euro) e la gestione di Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi.
Oltre a una piscina edificata sul terreno pubblico con soldi privati e in concessione al suo Circolo Aniene, Malagò ancora usufruisce dei benefici politici di Roma ’09. Così ha alimentato le relazioni e aumentato il consenso – anche per merito di Gianni Letta – per scalare il Coni. Qualche giorno fa, assieme a Letta, al Circolo c’era il sottosegretario Luca Lotti. Perché spesso, i tanti amici di Malagò, nemmeno ci entrano in un’unica foto.