Caro Direttore, Virginia Raggi è il nuovo sindaco di Roma. Da cittadino romano, le faccio i migliori auguri affinché possa fare il meglio per questa straordinaria ma disastrata città. Ti ringrazio per gli apprezzamenti che hai espresso per la mia precedente attività professionale e prendo atto delle critiche che mi muovi e che, sulla base degli elementi a Tua conoscenza, possono effettivamente avere qualche fondamento. Venerdì si è diffusa la notizia sugli incarichi che l’avv. Raggi aveva ottenuto dalla Asl di Civitavecchia, e diversi cronisti mi hanno chiesto se la vicenda poteva determinare profili di incandidabilità o ineleggibilità. La mia risposta non poteva che essere negativa, non versandosi in un’ipotesi di reato contro la PA.
Per quanto emergeva, Virginia Raggi nel 2013 e 2014 aveva, contrariamente al vero, attestato di “non aver ricoperto incarichi con oneri a carico della finanza pubblica”, mentre nel 2015 aveva reso una dichiarazione sul punto certamente incompleta (questione rilevante solo sul piano amministrativo, come ha correttamente segnalato Marco Lillo sul Tuo giornale) in quanto, contrariamente a quanto previsto dalla legge, non aveva dichiarato né la data di conferimento dell’incarico, né la durata, né l’importo del compenso, ma aveva solo segnalato quanto fino a quel momento aveva percepito e la data di emissione della relativa fattura, dati irrilevanti per la legge sulla trasparenza, ma non certo per i cittadini che hanno il diritto di conoscere chi ti ha dato l’incarico, quando te lo hanno dato e quanto ci ricaverai.
Poiché la legge Severino prevede che sia ineleggibile chi ha riportato una condanna per una pena superiore ai due anni, ho precisato che l’ipotesi delittuosa eventualmente ascrivibile all’avv. Raggi prevede una sanzione massima fino a due anni, ragion per cui anche in caso di una sua condanna definitiva non si sarebbero determinate le condizioni di legge.
Ho ovviamente aggiunto che tale ipotesi è punita solo a titolo di dolo, per cui l’avv. Raggi – laddove fosse riuscita a dimostrare di avere aver compreso male la comunque chiarissima legge e l’altrettanto chiarissimo modulo – non sarebbe stata punibile.
In presenza, però, di due dichiarazioni oggettivamente false, l’avvio di un procedimento penale è, a mio giudizio, inevitabile. Purtroppo l’articolo pubblicato online sull’Huffington Post per ragioni di semplificazione giornalistica, non è stato così puntuale e il redattore ha qualificato come atto dovuto non l’iscrizione nel registro degli indagati, ma l’avviso di garanzia, che va emesso solo laddove ve ne sia la necessità processuale. Avuta contezza delle inesattezze nel pezzo ho provato a farlo correggere, ma ormai era troppo tardi, l’intervista era stata ripresa da siti e agenzie.
Mi conosci da tempo e sai perfettamente quale sia il mio senso delle istituzioni e il mio livello di indipendenza da magistrato, indipendenza che, per rimanere a un caso simile, mi ha indotto a rispondere puntualmente alle domande dei cronisti in occasione del noto caso scontrini: fui il primo a dire quali fossero i reati (peculato e falso ideologico) ipotizzabili a carico del sindaco Marino della cui giunta pur facevo parte.
Allo stesso modo sai perfettamente che non ho mai aspirato a cariche, prebende, ricompense o incarichi direttivi in magistratura e che ho accettato per mero spirito di servizio di fare l’assessore della giunta Marino perdendo per dieci mesi oltre 3.000 euro del mio stipendio mensile e rimanendo per altri otto mesi senza, in quanto sono, ancora adesso, magistrato in aspettativa non retribuita. A tal proposito Ti segnalo un errore contenuto nel Tuo editoriale laddove mi qualifichi come giudice del Tribunale di Roma, incarico che non solo non rivesto più dal novembre 2011, ma che non potrò ricoprire per almeno altri cinque anni perché, in conseguenza della mia scelta formalmente “politica” di mettermi al servizio di quella che è adesso la mia città, ho perso anche la possibilità di tornare a lavorare a piazzale Clodio. Con stima.
Il mio commento critico riguardava la sua intervista all’Huffington Post sull’avviso di garanzia alla Raggi “atto dovuto”. Un’intervista che mi era parsa infondata nel merito (non so se l’iscrizione della Raggi tra gli indagati sia dovuta, ma di certo non lo è l’avviso di garanzia) e anche sommamente inopportuna, da parte di un magistrato, per giunta in conflitto d’interessi, essendo candidato a un posto di prima fila nell’eventuale giunta dell’avversario della Raggi, cioè Giachetti. Prendo atto che l’intervista non rifletteva il suo pensiero. Resta però, secondo me, l’inopportunità di averla rilasciata. Con stima.