Chi dovrebbe dire una parola sull’operato di Giorgio Toschi? Chi dovrebbe bacchettare pubblicamente il comandante della Guardia di Finanza per avere scroccato nel 2008 alla società di Riccardo Fusi quattro notti di albergo per 380 euro circa? Chi dovrebbe costringere il comandante a dare spiegazioni sulle Mercedes comprate con lo sconto dai concessionari locali quando guidava la Finanza a Pisa negli anni novanta, come raccontato dal Fatto? Chi dovrebbe battere un colpo è Matteo Renzi. Ma può il premier che lo ha nominato ergersi a giudice di Toschi?
Basta leggere le intercettazioni dei carabinieri del Ros di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “cricca” dei Grandi eventi per capire che Renzi non ha i numeri per salire sul pulpito. In quell’inchiesta è stato intercettato Riccardo Fusi, allora a capo della Btp, il primo gruppo di costruzioni in Toscana e il settimo gruppo italiano, poi travolto dalla crisi e condannato in via definitiva per corruzione per uno dei capitoli minori dell’inchiesta sui grandi lavori per il G8, quello dell’appalto per la Scuola Marescialli di Firenze.
Fusi è stato un finanziatore di Matteo Renzi nella sua campagna per le elezioni del 2009 a sindaco di Firenze. Il 19 maggio 2009, Riccardo Maestrelli (amico di Renzi e proprietario dell’hotel di Forte dei Marmi dove il premier ama fare le vacanze, pagate, ma anche socio di Fusi in attività immobiliari) chiama Fusi: “Abbiamo organizzato una cena all’Hilton Metropol con la partecipazione di professionisti e imprenditori che gentilmente fanno un’offerta di euro mille con bonifico preventivo”. E Fusi subito fa il bonifico nonostante fosse legato a doppio filo all’allora potentissimo coordinatore di Forza Italia Denis Verdini, con il quale una decina di anni fa ha iniziato una serie di operazioni immobiliari non concluse.
“Sono stato sempre un socialista – racconta Fusi oggi al Fatto – ma Verdini era un amico che mi chiamava per presentarmi operazioni immobiliari. Io le faceva e poi mi facevo fare la notula da Denis e lo pagavo. Nulla di illegale. Negli affari Denis era bravo ma non sono mai stato suo socio. Inoltre non faccio parte della ‘cricca’ come scrivono i giornali. I magistrati quel nome lo hanno preso da una telefonata intercettata di un mio collaboratore che chiamava ‘cricca’ i costruttori e i politici che non facevano lavorare noi che eravamo fuori dal giro che conta”.
L’anello di congiunzione tra Renzi e Fusi invece era Andrea Bacci, socio nei primi anni novanta nella società Raska con il babbo del premier, Tiziano Renzi. Bacci ha ristrutturato con la sua società la villetta di Matteo Renzi a Pontassieve ed è rimasto legato negli anni a padre e figlio. Matteo lo ha nominato prima amministratore della Florence Multimedia, la società della Provincia di Firenze che spendeva centinaia di migliaia di euro per migliorare l’immagine del presidente Renzi. Poi quando l’amico è diventato sindaco, Bacci è andato a presiedere la Silfi, società dell’illuminazione di Firenze, del Comune per il 30 per cento. Non c’è da stupirsi se Bacci chiama Fusi per farsi prestare l’elicottero che serviva a Matteo Renzi il 12 dicembre 2008 per andare a Milano ospite alle Invasioni Barbariche di Daria Bignardi. Il volo salta per il maltempo. Passano cinque mesi e la Procura di Firenze intercetta una telefonata il 15 maggio del 2009, a tre settimane dal primo turno delle elezioni a sindaco di Firenze vinte da Matteo Renzi. Una manager dell’Una Hotel, parla con Fusi e, scrive il Ros dei Carabinieri, “lascia intendere che, come gruppo, si stanno occupando dell’organizzazione di un evento elettorale del candidato Matteo Renzi” e poi la manager aggiunge: “Perchè ho chiamato lì Poggio de’ Medici per sapere com’erano le conferme e per ora dice che Renzi c’è … però gli ho detto: ‘sai … non vorrei che fosse solo una cosa che ha detto di sì… che viene … quindi fatecelo sapere per bene perché io e Fusi ci si organizza per insomma… per fare quello che si deve fare’”
Cosa doveva fare Fusi per Renzi all’Hotel Poggio dei Medici, nella verde vallata del Mugello? Si è poi tenuto l’evento elettorale nel resort con campo da golf? Chi ha pagato il conto? Sul punto Il Fatto ha chiesto lumi sia a Fusi sia a Renzi. Fusi non ricorda nulla. Renzi ai tempi in cui uscirono le intercettazioni spiegò al Fatto che non era mai stato ospite di quella struttura. Delle due l’una: o l’evento è saltato, come l’elicottero, oppure Renzi ricorda male e qualcuno ha pagato l’hotel per lui. Fusi certamente no perché altrimenti risulterebbe come per Toschi. Comunque, finché il giallo non sarà chiarito Renzi non può scagliare pietre contro il suo comandante generale.