In questo paese dove si lavora senza sosta per prendersi e farsi prendere sul serio, Anna Marchesini è riuscita nell’operazione contraria: ridere e far ridere gli italiani per più di trent’anni. Ora che è scomparsa all’età di 62, si rischia di dimenticare che nei suoi esilaranti personaggi fumettistici si nascondeva un’attrice di formazione classica, ma dal talento troppo smodato per tener fede solo a essa. La futura sessuologa Merope Generosa si era laureata davvero in Psicologia a 23 anni, poi nel ’79 si era diplomata all’Accademia d’arte drammatica; sembrava avviata a un percorso di primo piano nel teatro di prosa, quand’ecco farsi avanti due colleghi destinati a cambiarle la carriera e la vita: “In Svizzera in un programma per gli italiani incontro Tullio Solenghi e già rido”, ha raccontato nella sua autobiografia. “Nel frattempo al doppiaggio di cartoni animati cui mi dedicavo fra uno spettacolo e l’altro, conosco Massimo Lopez e ancora ridiamo”.
La vita è l’arte degli incontri, soprattutto se gli incontri arrivano al momento giusto. E qui siamo agli inizi degli anni Ottanta, il decennio chiave della seconda metà del secolo, in Italia gli anni d’oro –seppure placcati oro – del nascente duopolio televisivo. Dove troverà subito spazio il neonato Trio Marchesini-Lopez-Solenghi, destinato a dominare le scene per un decennio, sempre restando fedele alla Rai e alternando il video alle tournée teatrali.
Nel 1984 Enzo Trapani li scrittura per il varietà di Raidue Tastomatto, cui segue nell’85-86 la partecipazione fissa a Domenica in, dove il duetto Solenghi-Marchesini alias Ayatollah Khomeini e Sora Khomeines procura una crisi diplomatica nei rapporti con l’Iran.
L’effetto Charlie Hebdo era fortunatamente di là da venire, e i tre perseverano nel loro umorismo surrealmente scorretto. Non lui, lei e l’altro, ma piuttosto lui, lui e le altre: Gina Lollobrigida, la Monaca di Ponza, la Siccome che sono cecata, la Sora Flora, la cartomante, la sessuologa Generosa, la fata turchina… per la Marchesini la geometria non è mai stata un reato, anzi, un invito a nozze che le permetteva di elevarsi all’ennesima potenza, dove anche il senso è perlomeno doppio.
Negli anni del baudismo trionfante il Trio viene convocato a più riprese da sua Pippità, sia a Fantastico 7, sia per tenere sveglio il pubblico durante le maratone sanremesi. Ma il vero anno di grazia è il 1989: a Sanremo le loro gag salvano l’edizione affidata alla catastrofica presentazione dei “figli d’arte” (che sembrano anch’essi personaggi inventati dal Trio), mentre nel 1990 arriva su Raiuno la parodia dei Promessi Sposi, dove la verve di Anna ha modo di sbizzarrirsi passando dai panni di Bella Figheira, fidanzata di Don Rodrigo, a quelli di Lucia Mondella, eletta “Miss Lecco” da Daniele Piombi. Non la cosa migliore del Trio questo trascinamento del Manzoni nei bassifondi della cultura moderna; ma un indiscutibile successo di pubblico, con picchi d’ascolto fino a 17 milioni.
Il Trio si scioglie nel ’94 per tornare un’ultima volta in Tv nel 2008 con Non esiste più la mezza stagione, show celebrativo dei 25 anni dalla fondazione. Nel frattempo per Anna il lavoro si era moltiplicato. C’erano stati alcuni spettacoli teatrali in coppia con Solenghi e altri da solista, il ritorno alla prosa in veste sia di attrice sia di regista. Aveva trovato in Alan Bennett, sotto la scorza british, un autore molto affine al suo umorismo feroce, aveva ripreso l’attività di doppiatrice di cartoon (non c’è dubbio, l’ispirazione le arrivava anche da lì), aveva esordito nella narrativa pubblicando Il terrazzino dei gerani timidi, Di mercoledì. Nonostante i problemi causati dall’artrite reumatoide, non ha mai smesso di calcare le tavole del palcoscenico, risalendo tutto il corso dell’umorismo fino all’approdo terminale dei Giorni felici di Beckett. Ha scelto di uscire di scena in questo 2016 che non fa prigionieri, chissà se per spirito di pace o se per giocare un ennesimo sberleffo alla sorte.