“Vuoi Md? Quanta ne vuoi? Ho pezzi da 40 e da 60”. Cocoricò, a un anno dalla chiusura per quattro mesi della celebre discoteca di Riccione, imposta dalla Questura di Rimini dopo la morte per overdose del sedicenne Lamberto Lucaccioni, siamo tornati nel locale romagnolo per vedere cosa è cambiato. Fingiamo di voler comprare droga, soprattutto Mdma, la stessa che ha ucciso il ragazzo umbro. I controlli, come promesso dai gestori dopo la tragedia e dopo la punizione esemplare con la chiusura di quattro mesi imposta dalla questura di Rimini, sono aumentati e i minorenni, a meno che non falsifichino le carte d’identità, non entrano. Ma dentro la sala imbattersi in uno spacciatore è semplice.
La selezione all’ingresso
È la notte tra il 23 e il 24 luglio. Già fuori dai recinti del Cocoricò, in un parco pubblico a pochi metri dall’ingresso, un ragazzino spagnolo ci chiede una sigaretta. “Hai qualcosa?”, facciamo un primo tentativo. “Io no, ma andate là, hanno Md”. Poco dopo si avvicina un altro: “Siete tristi? So io come tirarvi su”. Chiediamo un po’ di Md. “Non ce l’ho, ma ho erba, ketamina, cocaina”. Salutiamo e ci avviciniamo al locale. Ci mettiamo in fila con il nostro biglietto da 30 euro: i buttafuori chiedono la carta d’identità e impongono di lasciare fuori le bottigliette, come in aeroporto. Nell’acqua, infatti, potrebbero essere stati disciolti cristalli di Mdma. Da quest’anno inoltre nessuno, una volta entrato, può uscire e intorno al parcheggio, vigilato, l’area è stata transennata per evitare il contatto fra gli avventori e gli spacciatori all’esterno.
Sotto la famosa piramide del Cocoricò ci sono centinaia di persone che ballano, muoversi è difficile. La serata si chiama “Psychedelic Trip”. Nonostante le guardie del locale, riconoscibili dalle magliette gialle, siano ovunque (sulla pista, nei corridoi, nei bagni), basta uno sguardo per essere avvicinati da uno spacciatore. Siamo nel corridoio che divide la sala della piramide dalla piccola pista da ballo a cielo aperto. Alla richiesta di Md replica sicuro: “Quale vuoi, 30 o 50? È buona, spacca in due”. Poco dopo, nella pista all’aperto, un nostro sguardo avvicina un altro giovane: grassoccio, ha una t-shirt e un cappellino: “Volete dell’Md? c’ho i pezzi da 40 e 60. Ho anche della ketamina”. Un grammo costa 50 euro. Come con l’altro pusher, facciamo finta di volerci pensare e ci divincoliamo.
“Facciamo l’after fino a mezzogiorno”
Intorno a noi c’è chi si fuma una canna, chi sniffa cocaina. Siamo ancora nella pista all’aperto. Tre striscette sul dorso di uno smartphone e via, su col naso. Proprio lì, sul muretto, vicino a una piccola pianta. Si avvicina un giovane con due amici: sniffano anche loro. “Vuoi della ketamina?”. Gli spieghiamo di essere interessati ad altro, “No vogliamo un po’ di Md”. Il tizio insiste con la Ketamina, poi chiede: “Hai della coca per me? Se me ne dai un po’ te la compro”.
Fuori dalla piramide, nel cortile, incontriamo un ragazzo che avevamo conosciuto sulla pista. Lavora nella cucina di un ristorante e nei week end liberi, ammette, si droga, tanto. Così tanto che alla sua età ha già una revoca a vita della patente di guida: è stato sorpreso in auto con due grammi e mezzo di cocaina. Parliamo di Md, ci chiede se ne abbiamo trovata, gli diciamo che era cara. Lui propone una soluzione: “60 euro diviso tre, viene 20 euro a testa, vi va? Così facciamo l’after fino a mezzogiorno”.
Nelle notti della Riviera
La sensazione è che il Cocoricò abbia dato una bella stretta ai controlli, ma che questo non basti. La proprietà del locale, contattata dal Fatto Quotidiano, preferisce per il momento non commentare. Probabile che in altre discoteche della Riviera, che non sono state colpite da una tragedia come quella di un anno fa, la situazione sia peggiore sul fronte sballo.
I volontari della Croce Rossa di Rimini stanno spesso ai margini dei grandi eventi, come la Notte rosa o la Molo street parade. Soccorrono gli intossicati da alcool e da droga. “Negli eventi che seguiamo noi abbiamo notato un calo riguardo all’abuso di stupefacenti. Quest’anno c’è stata una riduzione sensibile, anche perché è stato fatto un ottimo lavoro di sensibilizzazione”, raccontano. Arrivano però ancora in tanti, alle loro ambulanze, dopo aver preso metanfetamine, “che sono economiche e facili da reperire. Ma sono quelle che fanno più danni, soprattutto se mescolate con alcol”. Diagnosi simile a quella del primario del pronto soccorso di Rimini, Marco Galletti: “Ormai da molti anni pochi casi arrivano gravi in ospedale. Ma tra questi ci sono ancora molti minorenni”.