Un banale controllo di polizia. L’auto che si ferma, gli agenti che chiedono i documenti. Il controllo non poi così è banale, ma soltanto simulato. La persona viene fermata. Su di lui l’accusa di aver trafficato cocaina con membri dei Latin King, banda criminale sudamericana. Eppure, al netto dell’inchiesta, quel fermato, una volta portato davanti ai pm della Procura di Milano, racconta ancora un’altra storia, svelando scenari inaspettati, collegamenti con i cartelli colombiani.
Per capire basta leggere i passaggi del suo straordinario verbale: “Mi chiamo Lenny Barsanti sono nato a Livorno il 28 maggio 1980. Sono uscito il 13 aprile 2012 dal carcere delle Baumette a Marsiglia, dove ero detenuto per narcotraffico. In quanto cittadino italiano, alla fine della pena i poliziotti francesi mi hanno accompagnato fino all’aeroporto di Fiumicino. Mi occupo di narcotraffico tra l’America latina e l’Europa da circa 14 anni. Ero sposato con Luzbalvina Prieto Marquez, figlia di un luogotenente del Cartello del Golfo, associato al braccio armato degli Zetas, mentre io lavoravo con il cartello messicano di Sinaloa perché ero stato presentato da personaggi del cartello del Norte del Valle, narcotrafficanti colombiani. Dentro il carcere di Marsiglia ho inventato un nuovo sistema di trasporto di cocaina che utilizza i cani vivi”.
Larry Barsanti racconta tutti i dettagli del suo innovativo metodo: “La sostanza viene inserita dentro un cilindro di circa 250 grammi; prima la avvolgo nel cellophane, poi viene chiuso sottovuoto, poi nuovamente nel cellophane, poi nella carta carbone (affinché i raggi X non possano penetrare l’involucro), dopodiché ancora il cellophane e dopo uno scotch di vinile nero (ancor più resistente ai raggi X). Finito l’involucro è pronto per essere inserito dentro cani di grossa taglia tipo San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e Labrador. Il cane viene preparato a Città del Messico, per mano di un veterinario di nome Lallo, che opera un taglio cesareo e inserisce cinque, massimo sei involucri preparati, nel diaframma di ogni cane”.
Perché il viaggio risulti economicamente davvero vantaggioso, “dovevo spedire almeno due cani per ogni passeggero. Nell’ultimo anno, sempre attraverso lo scalo di Madrid, sono entrati ben 48 cani e nessuno di loro è mai stato fermato in quanto il sistema era davvero infallibile. Ogni cane aveva microchip ed era regolarmente denunciato. Con questo metodo sono riuscito a evitare addirittura i controlli dell’aeroporto di Santa Cruz della Sierra in Bolivia, che è uno dei più controllati al mondo. Una volta arrivati a destinazione il cane veniva aperto e la mercanzia veniva estratta, per un totale di circa 1.250 grammi circa per ogni cane.
La cocaina è purissima, continua a raccontare Larry Barsanti, “il mio capo in Messico è Raffael Niebla detto il Calcio, lui voleva costituire un proprio allevamento perché stavamo comprando troppi cani e le acque si stavano muovendo troppo. Rafael è davvero una personalità importante all’interno del cartello Messicano dei Sinaloa il quale è presente in ben 38 Paesi ed è davvero pericoloso. Io in particolare possiedo sia la cittadinanza italiana che quella colombiana e parlo perfettamente sei lingue. Sul campo sono diventato un vero e proprio chimico del narcotico, sono in grado di trasformare le foglie di coca in pasta; dalla pasta alla base; dalla base alla base riossidata e da questa in cocaina idrocloridrica. Oggi ho colto l’occasione e ho deciso di fare quello che nel gergo dei narcos si chiama crossover, ovvero un taglio netto e totale con la vita precedente. Ovviamente per quanto sto riferendo sono in serio pericolo, ma intendo collaborare con la giustizia e cambiare del tutto vita”. Era l’estate del 2012. Da allora di Lenny Barsanti si sono perse le tracce.