Siena

Mps, responsabilità dei vertici: no del Tesoro al risarcimento

Mentre diceva sì allo stipendio dell’ad Viola, il ministero respingeva la richiesta di un azionista: “Bilanci falsi, con questo voto capiremo da che parte sta il governo”

17 Agosto 2016

Un’azione di responsabilità contro i nuovi vertici di Monte dei Paschi di Siena. È stata proposta nel corso dell’ultima assemblea dei soci, lo scorso 14 aprile. Il ministero del Tesoro, in quel frangente azionista al 4,02% di Mps, espresse voto contrario. Lo stesso ministero, durante la medesima assemblea, approvò invece la relazione di remunerazione del passato management e del direttore generale Fabrizio Viola.

La circostanza emerge dalla corposa relazione conclusiva della Commissione di inchiesta su Mps istituita in Regione Toscana dopo quasi due anni di lavoro. Tra le oltre cento audizioni compiute c’è quella di Giuseppe Bivona, ingegnere ed ex banchiere della City di Londra, che ha ricordato quanto accaduto all’assemblea di aprile. Fu lo stesso Bivona, presente per delega di Bluebell partners Ltd, insieme all’avvocato Paolo Emilio Falaschi, a prendere la parola davanti ai soci e a proporre l’azione di responsabilità contro Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. In quella sede Bivona prese la parola per ricostruire lo stato in cui versa Mps.

E, dopo aver ricordato i Monti bond, gli aumenti di capitale bruciati in pochi mesi, il crollo del valore del titolo, il ruolo della Procura, il fatto che Viola abbia “scoperto” dell’esistenza dei derivati camuffati da titoli di Stato solo dalla magistratura. Insomma, dopo aver fotografato il drammatico stato dell’arte di Rocca Salimbeni, chiede di mettere ai voti l’azione di responsabilità. “Capiremo da che parte sta il governo. Noi oggi documenteremo se il governo è disposto ad accettare che una banca possa falsificare i bilanci, presentare bilanci non conformi sistematicamente, sulla base di come deciderà di votare sull’azione di responsabilità: votandola, votando contro o astenendosi. Noi capiremo perfettamente qual è il ruolo del governo in questa vicenda”. L’esecutivo ha votato contr.

Secondo Bivona, i vertici sono responsabili di aver, tra l’altro, fatto contabilizzare alla banca “derivati come titoli di Stato” e aver presentato “tutti i bilanci 2012, 2013, 2014 e la semestrale al 30 giugno 2015, falsi”. Ancora. “Noi soci abbiamo speso 8 miliardi in aumenti di capitale”, “la banca ha reso dichiarazioni non conformi e false in merito alla procedura degli aiuti di Stato, al governo e al Parlamento”. Infatti, “ha detto che servivano per ripianare un deficit di capitale che era costituito da minusvalenze sul portafoglio titoli. Peccato che quelle due operazioni di titoli, che hanno contribuito al deficit per 2,2 miliardi, sono derivati, quindi al governo e al Parlamento, non solo a noi soci, sono state date rappresentazioni false”. Insomma, la responsabilità di Profumo e Viola sulla drammatica situazione della banca era evidente. È dal 2012 che Bivona solleva dubbi – presentando relazioni ed esposti – sui conti e sulle operazioni dubbie di Mps. Per lo più inascoltato. E così anche ad aprile scorso. Adesso, alcuni soci, hanno denunciato la banca in sede civile con richieste danni. La notizia è stata rivelata pochi giorni fa riportando la relazione semestrale di Rocca Salimbeni.

Alcuni soci – a partire dall’argentino Fintech Advisory – hanno diluito la loro presenza a seguito delle forti perdite registrata da Mps. E ne chiedono conto ai vertici. Al momento, le richieste danni ammontano a 283 milioni. In particolare Coop Centro Italia, socio per anni con il 2% circa della banca, ha citato il Monte, per gli aumenti di capitale da 5 miliardi nel 2008, da 2 miliardi del 2011 e, infine, quello da altri 5 miliardi del 2014. Per quest’ultimo è citata anche la Consob per le attestazioni dei derivati Alexandria e Santorini spacciate per titoli di Stato quando invece erano derivati. Sostanzialmente quello che sosteneva Bivona, ad aprile, inascoltato.

Ora il Tesoro è diventato azionista di maggioranza della banca e sarà il tribunale di Firenze a fare ciò che i soci hanno preferito evitare. Per ora le richieste danni sono solamente due. Non è escluso che a breve, considerato anche la costante situazione di difficoltà di Rocca Salimbeni, non se ne aggiungano altre.

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