Nei romanzi gialli c’è sempre un momento in cui si parla dell’arma del delitto. Dove l’hai presa? Chi te l’ha venduta? Così, lette e ascoltate ai Tg alcune notizie sullo Yemen – spesso notiziette corte corte, o qualche secondo nei Tg – e sapendo che la coalizione capeggiata dai sauditi si diverte a bombardare scuole (sabato scorso, 10 ragazzini uccisi) e ospedali (l’altro ieri, bilancio ancora provvisorio, ma molti morti e feriti), veniva da chiedersi chi ha procurato l’arma del delitto. E siamo stati noi, noi intesi come Italia, la grande potenza culturale eccetera eccetera.
Le bombe spedite in Arabia Saudita, si parla di almeno cinque consegne negli ultimi mesi, per nave e per cargo aereo dall’aeroporto di Cagliari, sono costruite dalla Rwm Italia, controllata dal grande gruppo tedesco degli armamenti Rheinmetall. Autorizzazioni alle esportazioni di materiale bellico verso i paesi della coalizione che bombarda lo Yemen erano già state rilasciate dai governi Letta e Monti, e non si sa se ci siano state nuove autorizzazioni da parte del governo Renzi, anche se spedizioni così urgenti (persino in aereo da un aeroporto civile) lo farebbero supporre. Sia come sia, la ministra Pinotti ha assicurato che è tutto regolare, che si tratta di componenti per un’azienda tedesca, che quindi noi, ahimé, dannazione, siamo tranquilli. Aggiunge seraficamente la ministra (intervista a Repubblica dicembre 2015): “Non do un giudizio etico, non dico se è giusto o sbagliato, dico che è stato fatto secondo le regole”. Ah, beh, allora.
Le regole, tra l’altro, sono un po’ controverse, perché l’Onu ha già più volte fatto notare che gli attacchi aerei della coalizione a guida saudita su obiettivi civili non vanno per niente bene, e sul bombardamento della scuola di sabato scorso l’Arabia Saudita ha dovuto, obtorto collo, aprire un’inchiesta (che immaginiamo severissima, visto che i sauditi dovranno indagare su un presunto crimine di guerra compiuto dai sauditi, mah…). Resta il fatto, un po’ si minimizza e un po’ si depista: non è roba nostra, chiedere alla Germania, perché la Rwm Italia (sede a Ghedi (Brescia), stabilimento a Domusnovas, Sulcis, in Sardegna) è roba loro. Peccato che in Germania neghino. L’otto marzo scorso un’interrogazione parlamentare di Die Linke ha permesso al governo tedesco di chiarire la sua posizione, e la risposta è stata: “Nessuna autorizzazione per l’export di componenti destinati agli stabilimenti Rwm Italia di Domusnovas”. Come dire che la faccenda delle bombe che vanno dalla Sardegna verso l’Arabia Saudita e poi da lì cascano sugli ospedali dello Yemen sono faccenda nostra. Tutto molto complicato, come al solito, anche se Famiglia Cristiana, in una sua inchiesta, mostra tra l’altro foto di ordigni inesplosi a Sana’a, capitale dello Yemen, e sono proprio giocattolini nostri.
Ora, si sa che il mondo è quello che è e la situazione non è buonissima. Con tutto questo, la guerra in Yemen rischia di essere un puntino di vernice su un quadro di Pollok, quasi invisibile. Ma c’è il dettaglio che ogni tanto (spesso, anzi), si colpisce un ospedale, o una scuola, o un deposito di viveri, e persino un campo di rifugiati, e questo, dannazione, diventa una notizia. Diverse fonti – organizzazioni non governative come Amnesty International, ma anche la Croce Rossa, e pure l’Onu – parlano di catastrofe umanitaria, più di seimila morti, più della metà civili, molte donne e bambini, oltre tre milioni di profughi eccetera eccetera, le solite vergogne. Lo Yemen è un po’ lontano perché i profughi di quella guerra arrivino qui e chiedano di essere accolti. Ma, dovesse succedere, sarà un po’ difficile dirgli “Vi aiutiamo a casa vostra”, perché probabilmente ci direbbero, no, no, basta così, a posto, grazie.