Adesso la priorità è dare degna sepoltura alle vittime della tragedia che ha colpito Amatrice e Accumoli, i due Comuni distrutti dal terremoto martedì notte e situati nella provincia di Rieti. Su loro è competente la Procura della piccola cittadina ai piedi dei Monti Sibillini. “Ora dobbiamo preoccuparci di loro, di dare degna sepoltura a chi ha perso la vita e darla nel minor tempo possibile”, afferma il procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva. Il magistrato ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo. Le indagini sono già state avviate e affidate a un pool che impegna praticamente l’intero palazzo di giustizia: cinque magistrati su sei. Saieva, poi Cristina Cambi, Lorenzo Francia, Raffaella Gammarota e Rocco Marvotti. “Il sesto è in ferie”, dice Saieva. Due giorni fa ha visitato Amatrice, il paese raso al suolo dal sisma martedì notte. “Per farmi un’idea e decidere da dove iniziare, ma il lavoro da fare è moltissimo”.
Iniziamo dalle vittime. “Noi dobbiamo accertarci, con l’ausilio dei medici legali, che siano tutti decessi per motivi legati al sisma così da poter dare l’autorizzazione alla sepoltura”. Poi partirà l’inchiesta sugli edifici crollati. “Su tutti”, garantisce. Pubblici e privati. “Tutti pensano che una tragedia simile non sia potuta accadere solo a causa del destino, ma appunto tutti lo pensano: nostro compito è verificare se c’è anche una responsabilità, una colpa umana”. Se, in pratica, non sono state rispettate le norme. “Prenderemo tutti gli atti del Comune, permessi, concessioni, relazioni tecniche e studieremo caso per caso, edifico per edificio”. A cominciare dalla scuola, dall’ospedale. Poi le case. Durante il sopralluogo, dice il procuratore, “alcune cose mi hanno colpito”. Un edificio “a cui erano crollati solo i solai, a occhio significa che chi ha fatto i lavori ha abbondato nell’uso della sabbia a scapito della malta”. E poi il dubbio che qualcuno abbia costruito dove non doveva. L’hotel Roma, ad esempio, affacciato sul vuoto assoluto della valle sottostante. Come molte altre case.
“Verificheremo anche questo, ovviamente. Se qualche casa è stata costruita dove non si doveva, ma è ancora prematuro, serve tempo e pazienza: l’azione penale è obbligatoria, ma al momento abbiamo anche delle difficoltà oggettive a svolgere eventuali indagini perché le forze dell’ordine sono impegnate sul campo, nei luoghi della tragedia e ci sembra più importante e utile adesso che agiscano lì, in aiuto della popolazione”, afferma Saieva con la certezza di essere nel giusto. Come è.
Prima l’emergenza, dunque. Poi le responsabilità. Eventuali. Che saranno cercate con la stessa certezza. “Verificheremo se tutto ciò che è stato fatto, ogni minima opera, sia stato fatto nel rispetto delle norme e delle autorizzazioni concesse”, aggiunge. “Ma non è detto che ci siano, è tutto da approfondire, studiare, verificare”. Insomma “facciamo il nostro lavoro”.