Con la sintesi che impone lo strumento di Twitter, Enrico Letta ha condensato in poche battute l’acuminato pensiero di Ferruccio de Bortoli: “Su vicende bancarie, Etruria, Siena, si sente odore di massoneria”. L’ex presidente del Consiglio ha rilanciato dal punto di vista tecnologico e condiviso dal punto di vista intellettuale il ragionamento del giornalista che per dodici anni ha diretto il Corriere della Sera. Per salvare la denuncia dal vortice dei cinguettii domenicali, l’allievo di Andreatta ha fissato la citazione del giornalista in cima al suo profilo ufficiale di Twitter. Non è un dettaglio.
De Bortoli ha tenuto una lezione a Cesenatico per il passaggio di consegne fra gli studenti della “Scuola di Politiche”, fondata lo scorso autunno da Letta, intitolata a Beniamino Andreatta e coordinata da Marco Meloni, rarissimo esemplare di parlamentare lettiano scampato all’avvento dei renziani. Una manciata di parole ha scatenato ingombranti riflessioni in platea.
Com’è semplice intendere, Siena sta per banca Monte dei Paschi, la cronaca è recente e riassume un logoramento a puntate: su indicazione degli americani di Jp Morgan, Palazzo Chigi ha ordinato la nomina al vertice di Marco Morelli. Il nuovo amministratore delegato è un ex alto dirigente proprio di Mps, multato da Banca d’Italia per la sua partecipazione a un finanziamento attivato dall’istituto senese durante la disastrosa stagione di Giuseppe Mussari. Il ritorno di Morelli ha provocato il ruvido allontanamento dell’ad Fabrizio Viola con una telefonata del ministro Pier Carlo Padoan (il Tesoro è azionista al quattro per cento), ma anche le dimissioni del presidente Massimo Tononi. Non è l’epilogo, semmai il prologo: Mps ha bisogno di cinque miliardi di euro di capitale e Jp Morgan è determinante per il futuro di Rocca Salimbeni.
Quasi due anni fa, il 24 settembre 2014, lo stesso de Bortoli ha accostato la massoneria al patto del Nazareno, l’accordo fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi che ha innescato la caduta del governo di Letta e condizionato la politica renziana.
Il patto del Nazareno sembra sciolto, ma col tempo è ormai emersa la figura del toscano Denis Verdini; l’ex principale collaboratore del Cavaliere con il gruppo Ala garantisce la maggioranza dei senatori all’altro toscano Matteo. Per attinenza non soltanto geografia, le “vicende” narrate da Ferrucio de Bortoli riguardano la Toscana. Etruria rimanda al decreto di Palazzo Chigi che ha azzerato la banca popolare e i risparmi di migliaia di clienti e, soprattutto, rimanda all’ex vicepresidente Pier Luigi Boschi. Il padre di Maria Elena, il ministro delle Riforme, cercava ispirazione dal faccendiere Flavio Carboni per salvare Etruria.
L’anziano Carboni, sardo classe ‘32, più che di sofferenze bancarie, è senz’altro un esperto di logge (da P2 a P3 senza soste).
A Cesenatico non s’è riunita una fronda contro Renzi, ma de Bortoli – che sul Corriere aveva definito il fiorentino un “maleducato di talento” – ha criticato pure la politica estera di Palazzo Chigi: “L’iniziativa del presidente del Consiglio a Ventotene – con il francese Hollande e la tedesca Merkel – è stata una gita”.
Enrico Letta non ha pronunciato il nome di Renzi, ma ha salutato i ragazzi con un invito a cercare la verità: “Dalla guerra in Siria al fenomeno migratorio, il 2017 sarà l’anno della verità. La verità che s’incontra con i fatti. Oggi non c’è più la possibilità di avere dati certi. L’impressione è che sia scomparso il concetto di dato oggettivo, travolto dall’idea del dato da propaganda. Non devono essere usati per creare consenso, ma per capire, altrimenti il rischio è la perdita di credibilità nei confronti delle istituzioni. E le istituzioni servono a tutti, non a chi governa in quel momento”. Anche per decifrare il rapporto fra massoneria e le banche toscane è il momento della verità?