Per capire il reale ruolo di Paolo Muraro in Ama, l’assessore all’ambiente del Comune di Roma indagata per reati ambientali, i pm capitolini hanno messo le mani anche su una vecchia inchiesta. Quella datata 2008 dei colleghi di Velletri, che indagavano sui rifiuti, anche speciali, finiti nel termovalorizzatore di Colleferro.
Era questa la destinazione, tra le altre cose, anche del cdr, combustibile derivato dai rifiuti, prodotto dai Tmb – il trattamento meccanico biologico per separare e trasformare i rifiuti indifferenziati – della municipalizzata romana Ama, azienda per la quale ha fatto da consulente per 12 anni proprio Muraro.
L’assessore è completamente estranea alle indagini di Velletri, ma per il pm Alberto Galanti leggere e studiare le carte di quella vicenda lontana (ormai i reati contestati all’epoca sono prescritti, eccetto quelli informatici col processo trasferitosi a Roma per questo ultimo troncone) è il modo giusto per inquadrare meglio la posizione dell’assessore nella indagine romana e soprattutto capire se lei sapesse delle irregolarità nei Tmb. Per questo la Procura sta passando al setaccio le carte della vecchia inchiesta sul termovalorizzatore di Colleferro, dove sono finite anche le intercettazioni di Paola Muraro.
Da quella indagine emergevano diverse incongruenze nella gestione del pattume. Secondo il Noe, che indagò sul termovalorizzatore di Colleferro, i rifiuti provenienti dai tmb dell’Ama non erano a norma: “Costante inidoneità del Cdr – si legge negli atti di quella indagine – a causa dell’eccessiva umidità, della presenza di materiali ferrosi (…)”.
Gli investigatori chiarivano: “Tali condotte criminose necessitano della fondamentale ed insostituibile complicità dei laboratori chimici e della società produttrici di Cdr”. Proprio a Colleferro, ormai 8 anni fa, il Noe fece un’ispezione scoprendo infatti che il cdr dell’Ama smaltito in quel sito in realtà non era stato certificato attraverso le necessarie analisi. Un aspetto che alcuni degli indagati non ignoravano. Tanto che, a maggio 2008, l’allora responsabile degli impianti – intercettato – ne chiede conto proprio alla Muraro la quale lo rassicura spiegando che manderà una dichiarazione per attestare la presenza delle analisi; analisi, che in realtà, secondo gli inquirenti, non c’erano.
Parole dette al telefono 8 anni fa che la procura sta valutando per chiarire il ruolo nella municipalizzata dei rifiuti di Muraro, il cui passato in Ama ora sta mettendo a rischio il suo posto di assessore. Soprattutto per la bugia sull’iscrizione nel registro degli indagati: sapeva di essere sotto inchiesta della procura di Roma già dal 18 luglio e nonostante le continue richieste di chiarimenti ha sempre mentito.
Torniamo all’inchiesta di Velletri. Tra gli indagati c’è anche un uomo molto vicino all’assessore: Giuseppe Rubrichi, che, insieme a Giovanni Fiscon, ex dg di Ama, ha selezionato la Muraro in Ama come consulente e che siede ancora oggi con lei nel comitato direttivo dell’Associazione Atia-Iswa Italia che si occupa della promozione delle politiche di gestione dei rifiuti. Proprio l’allora ad dell’Ama, Domenico Tudini, ha rivelato al Fatto, nei giorni scorsi, questo particolare spiegando: “Era molto preparata. La selezione dei consulenti veniva effettuata da Giovanni Fiscon e da Giuseppe Rubrichi”. Se per Rubrichi i guai giudiziari sono ormai un vecchio ricordo (tutti i reati contestati da Velletri sono prescritti) resta imputato a Roma solo nel filone dei reati informatici; Fiscon è, invece, imputato nell’indagine denominata Mafia Capitale.
Intanto la commissione Ecomafie ha secretato il dossier consegnato dall’assessore durante l’audizione con la sindaca Virginia Raggi dello scorso 5 settembre. Si tratta di un documento di un migliaio di pagine ora reso “riservato” al fine di “tutelare lo svolgimento delle indagini”.