“E per favore non dimenticatevi di pregare per me”. Papa Francesco, il 22 settembre, nell’udienza ai giornalisti promossa dal Consiglio nazionale dell’Ordine.
Che sia in atto una guerra di religione contro Papa Francesco non è certo un mistero. Non dell’Islam e né di altre fedi. Scatenata non da terroristi o califfati. Ma da tempo condotta con le velenose ed efficaci armi del discredito all’interno stesso del mondo cattolico e con sponde compiacenti nelle alte gerarchie vaticane. Un dissenso che non riguarda i semplici fedeli (tra cui questo Papa raccoglie una popolarità immensa) ma non per questo meno minaccioso.
Persegue infatti una missione di cui non si fa più mistero: costringere Bergoglio alle dimissioni, come avvenuto per il suo predecessore Ratzinger, dopodiché procedere all’elezione di un pontefice più tradizionalista nella difesa dei cosiddetti valori etici (sono quelli, per capirci, che tuonano contro le unioni gay e i sacramenti ai divorziati). Un nuovo Papa che, perché no, ristabilisca anche quella sfarzosa (e costosa) solennità della Chiesa che Francesco sommamente detesta con pensieri, parole e opere. Due giornali, soprattutto, danno voce e argomenti a questa tenace opposizione. Il Foglio, con uno stile più prudente e meditato. Libero, in forme molto esplicite, come il titolone sulla prima pagina del 23 settembre: “Il Papa attacca i giornalisti. Bergoglio si santifica”. Il giorno prima il Papa aveva ricevuto nella Sala Clementina circa cinquecento giornalisti facendo loro raccomandazioni abbastanza normali vista la fonte. Per esempio, che la diffamazione mezzo stampa può uccidere moralmente e anche fisicamente le persone. Ma soprattutto: “Non sottomettere la propria professione alle logiche degli interessi di parte, siano essi economici e politici”.
Monito questo tutt’altro che ingenuo visti i condizionamenti di ogni genere che affliggono l’editoria italiana. Bisogna però dare atto ad Antonio Socci di aver saputo esprimere con coerenza e senza nascondersi dietro le parole il rifiuto e l’opposizione di quanti pensano che Bergoglio sia diventato per la Chiesa un grave problema da risolvere. In linea con quanto più volte scritto, ieri, sempre su Libero, Socci si è scagliato contro “il culto della personalità tributato a papa Bergoglio da tutti i media” (peraltro di ideologia laicista), esortando “tutti gli uomini liberi, sia laici che cattolici” ad “allearsi contro un simile clericalismo”. Poi è arrivato al punto: “Giovedì, quando Bergoglio ha paragonato la libera stampa al ‘terrorismo’, dicendo che può essere ‘un’arma di distruzione di popoli’ quando ‘alimenta la paura davanti a fenomeni come le migrazioni’, nessuno è insorto”.
Un Papa dunque, secondo questa penna santa, certamente condivisa da opinioni più vaste, contro cui dovrebbero “insorgere” “tutti gli uomini liberi”. Capite adesso perché Francesco chiede continuamente di pregare per lui?