Milena Gabanelli ha annunciato che questa è la sua ultima stagione come conduttrice di Report. Dopo vent’anni è legittimo scegliere di cambiare quando si è all’apice del successo e la trasmissione dovrebbe continuare comunque, con altri conduttori e magari con un ruolo della stessa Gabanelli. È importante preservare l’esperienza di Report per ragioni che vanno oltre gli ottimi risultati di share che da sempre premiano la trasmissione.
Milena Gabanelli e la sua squadra hanno dimostrato in questi vent’anni che di economia, finanza e poteri forti si può e si deve parlare in tv, portando i grandi scandali di questo Paese ai numeri che soltanto la televisione può raggiungere. Tra gli autori televisivi dei programmi di approfondimento è radicata l’idea che soltanto un “certo tipo” di economia si possa rendere in televisione, le storie di lavoro (di solito di vertenze con operai urlanti) oppure quella consumer, di servizio: pensioni, conti correnti, tasse oppure, l’ultima moda, le insidie sanitarie nascoste nei prodotti che compriamo. Il tutto senza mai nominare i grandi marchi coinvolti, o facendolo con estrema cautela per non indisporre nessuno.
Report, invece, si è occupata di Eni (un grande tabù per tutti), di Monte Paschi varie volte, di derivati, di Rcs, di Confindustria, di energia, di piumini Moncler. E ha indicato al grande pubblico nomi e cognomi dei responsabili di disastri epocali cui i telegiornali spesso riservano le notizie in breve.
L’esistenza di Report serve (anche) a togliere alibi agli altri, a dimostrare che con molto lavoro e un budget limitato, ma con la giusta copertura legale, qualunque scandalo italiano può essere reso “televisivo”. E fare davvero male. Legittimo parlare di argomenti più innocui, ma è una scelta, non una limitazione imposta dal mezzo televisivo. La tv deve continuare a raccontare la finanza e il potere. Anche senza Gabanelli.