Dopo la governante, l’avvocato, l’amministratore, il giardiniere e il figlio, questa mattina, 15 novembre 2016, toccherà al nipote. Lasciati al loro destino, esiliati ed eliminati dall’orizzonte della grande villa sull’Appia Antica, i primi. Plasticamente sfrattato con l’ausilio della forza pubblica quello che chiude la fila. Il parente che occupava la dependance. Gina Lollobrigida è rimasta sola. Con le memorie di ieri a ballare sui novant’anni e la camera con vista sul suo nuovo presente: Andrea Piazzolla, un ragazzo romano senza passato con il cognome da tanguero che per alcuni è il solerte factotum di una leggenda e per altri solo un tanghero, un approfittatore, un Bel Ami che da Tor de’ Cenci – periferia Sud della Capitale – al capitale di un’icona dello spettacolo ha puntato per trovare il proprio palcoscenico.
Da alcuni anni – se si esclude qualche periodica comparsata televisiva o l’esclusiva del compleanno venduta a caro prezzo al settimanale di turno con spettacoli circensi, giochi acrobatici e fuochi d’artificio per la delizia degli invitati – Gina Lollobrigida da Subiaco vive separata dal resto del mondo. Distante dagli amori, dagli affetti e dalla sua unica famiglia e circondata dal solo Piazzolla. L’unico che a suo dire sembra averla capita. L’uomo a cui ha affidato le chiavi del suo patrimonio.
A casa Lollobrigida, come amico del figlio di una professionista deputata alla correzione e al ritocco delle immagini fotografiche utilizzate per i cataloghi delle opere dell’attrice, Piazzolla arriva quasi per caso a metà del 2009. Senza alcuna esperienza in campo artistico, il ragazzo, poco più che ventenne, sventola altri talenti. Dispone di una parlantina rapida e nonostante la giovane età, vanta improbabili addentellati con non meglio precisati imprenditori americani e arabi. Intorno a una diva da qualche tempo lontana dalle scene, ma famosa in tutto il mondo, si muove una corte dei miracoli da sempre. Agenti pubblicitari di dubbia moralità, approfittatori, mitomani. Gina ha gli occhi aperti, ma a volte gli occhi non bastano. Gina è un nome eterno. Gina crea scompiglio, attenzione, turbini di memoria, indotto, nostalgia. Malinconia da Sunset Boulevard, a volte.
E però. E però. Sempre in piedi. Sempre all’erta. Sempre Gina. Si è allontanata salvo rare riapparizioni dallo schermo all’inizio degli Anni ’70 e si è reinventata. Apprezzata scultrice, pittrice e fotografa, collezionando premi e riconoscimenti per le sue molteplici doti artistiche. A consegnarle la Légion d’Honneur nel 1992, il presidente francese Mitterrand in persona. Prima di incontrarla, di Gina e del suo passato Piazzolla non sa nulla. Ma ha fiuto, annusa l’occasione e comincia a farsi spazio. Si trova vis-à-vis con la celebre “Fata Turchina” immaginata da Comencini per il suo Pinocchio televisivo e fa di tutto per entrare nel cerchio magico. Una volta al suo interno, si distingue per un affannoso dinamismo che lascia sul terreno gambe corte e nasi molto lunghi.
Piazzolla si muove, sgomita, si fa notare, si agita, inizia a chiedere piccoli favori, alza la posta. Promette di organizzare una mostra negli Emirati Arabi che garantirà favolosi emolumenti per la sua nuova datrice di lavoro e cene con le massime autorità siriane. Fa balenare ricchi scenari e paesi dei balocchi. Quando il tempo passa invano, nessun progetto si concretizza e le promesse iniziano a sembrare favole fantasiose, Andrea abilmente indietreggia. Di fronte allo scetticismo dei parenti e della stessa Lollobrigida, Piazzolla scarta di lato e inizia a lavorare sull’adolescenza di Dimitri. Il nipote di Gina Lollobrigida, il figlio di Milko Skofic – frutto del matrimonio di Gina, nel 1947, con l’omonimo medico sloveno Milko – e della giornalista Maria Grazia Fantasia. Allora Dimitri ha solo 15 anni e ancora non immagina che quel ragazzo dai modi gentili un po’ più grande di lui con cui si confida ricevendo in cambio fiumi di parole sul metodo Pnl (programmazione neuro linguistica) di cui la madre di Piazzolla è addirittura coach, si trasformerà nella stessa persona che contribuirà ad allontanarlo per sempre da sua nonna.
Prima di distanziarli e mettere un muro tra sé e il proprio passato, Gina Lollobrigida accoglieva figlio e nipote come parenti. Oggi con Dimitri e con tutti gli altri membri della famiglia Skofic, Gina è in guerra. Li considera serpenti. Sibilanti soldati di una continua battaglia a intensità variabile e senza esclusione di colpi che ha portato Lollobrigida in trincea a combattere contro se stessa e contro i suoi cari. Lei e Piazzolla da un lato della barricata, tutti gli altri dalla parte opposta. Di Piazzolla, Gina si fida. E il ragazzo conquista lo spazio utile per esautorare chi della Lollo per decenni, era stato parente e consolazione. Milko, il figlio, che con sua madre dopo un’aspra battaglia legale non parla da quattro anni e “l’adorato” nipote adolescente di ieri con l’ambizione artistica di proseguire sul sentiero di una nonna che gli dedicava libri e attenzioni.
Ora Dimitri è indesiderato ospite. Ha aspettato fino all’ultimo istante utile, il 15 novembre. Sfratto esecutivo. Ieri rimandato. Oggi reale. Con le valigie fuori dall’uscio e i vigili urbani a presidiare le operazioni, Dimitri Skofic non ha più un tetto. Trattato alla stregua di un usurpatore di una piccola e malmessa dependance a fianco della grande villa padronale, stamattina osserverà scivolare i detriti di una disfida legale in corso da tempo e ora giunta al passo conclusivo. La recisione dell’ultimo legale formale tra Gina e la sua famiglia.
I giorni felici con i suoi bambini – Si apre una porta. Esce una suora. Depone dei fiori accanto ad altri fiori. Potrebbe sembrare un funerale e invece è un’epifania. Agosto 1957. Nelle immagini d’epoca tutto sembra lieto e perfetto. Gli armadi sono puliti e dai cassetti, portati da infermiere che li sollevano come reliquie, escono bianchi vestitini per il nascituro. Milko Skofic jr. Esultano i reporter spagnoli. Il tono è squillante, solenne: “Roma, Italia, en el Hospital Salvador Mundi, sobre la colina Janiculo (sic), se ha producido el esperado acontecimiento… Gina Lollobrigida, la inolvidable bersaliera, es madre de un robusto varòn”.
Il maschietto si chiama come il padre, Milko, impegnato in camicia a maniche corte a rispondere alle telefonate di congratulazioni e a porgere telegrammi all’amata vestita di bianco, mentre l’heredero, Milko Skofic segundo, viene portato delicatamente da un’infermiera per le foto di rito. Gina è bellissima. Milko ha occhi chiari che superano le angustie del bianco e nero. I due si guardano. Milko segundo nasce sotto i riflettori. In dissolvenza continua dai cinegiornali alle copertine. In un servizio di Oggi, la Lollo sorride sollevando un lettino bianco. “Per il primogenito, Gina ha preparato una culla da sogno”.
Dopo molti litigi, tante incomprensioni e un’infinità di progressivi allontanamenti, la storia tra Milko sr. e la ragazza che nella scheda di presentazione della sua prima Miss Italia sosteneva di voler “fare qualcosa con le sue capacità”, finisce. Con il divorzio, all’inizio degli Anni 70, inizia una nuova vita anche per il figlio di Gina. Quello con cui nelle foto d’archivio dell’Istituto Luce – tra le piante – Gina si faceva fotografare e riprendere. Lo stesso che oggi, come tutto il resto della storia, sembra una pagina bruciata. Sulla copertina di Gente, nel 1994, Gina è con il figlio di Milko, suo nipote Dimitri. Il bambino, appena nato, è appoggiato sul suo ventre. Gina – raggiante – promette di volere costruire per lui un futuro migliore: “Adesso sono proprio felice, essere nonna è una sensazione meravigliosa. È bellissimo osservare la vita attraverso gli occhi di un bambino perché riscopri tante sensazioni che avevi dimenticato”. Memorie nuovamente sepolte da uno strappo sentimentale, da qualcosa che spiegare o razionalizzare appare complicato.
La genesi di una rottura – Per chi osserva da fuori, capire è impossibile. Dimitri non incontra sua nonna dal Natale del 2011. Da allora gli è impossibile parlarle, comunicare, persino frequentare lo stesso spazio in cui era cresciuto. Giocava a calcio nell’adiacente campo da tennis a lungo abbandonato, Dimitri Skofic. Dalle parti di Gina il gioco si è fatto duro. In via Pomponio Attico 7/B, sul retro della villa di sua proprietà sita in via Appia, dall’aprile 2012, mani ignote hanno saldato la serratura del cancello che garantiva il passaggio tra una proprietà e l’altra e messo robusti lucchetti a chiudere tutti gli altri accessi. D’altra parte in quella villa, dal 2012, succedono strane cose. Furti, boati, bolidi e moto di grossa cilindrata che entrano ed escono rombando nella piccola stradina privata. I vicini, sgomenti lamentano ormai da tempo continui frastuoni. Temono che i petardi da stadio che da casa Lollobrigida vengono esplosi con regolare cadenza facendo tremare i vetri, ricadano nei pressi dell’alloro divisorio dando luogo – come è accaduto – a più di qualche principio d’incendio.
Telefonano ai Vigili del Fuoco. Protestano. Dall’altra parte del parco si minimizza. In un’atmosfera in bilico tra i romanzi Harmony, i dedali senza via di uscita di Simenon e le autorimesse dei film di Tomas Milian (In via Pomponio Attico 7/B da qualche tempo c’è anche la sede della società di pezzi di ricambio di macchine di lusso il cui amministratore, guarda caso, è Andrea Piazzolla) il clima è sinistro. C’è più giallo che rosa. Più mistero che lietezza. Più cappa che brezza libera.
Superato il cancello della villa di Gina Lollobrigida, più in là delle siepi, oltre il giardino, si estende il regno del signor Piazzolla. I postini lo sanno e a volte suonano anche due volte. La prima, per errore, al campanello della dependance. La seconda all’ingresso principale. Sul patio, negli ultimi anni, si sono viste molte macchine di pregio. Lamborghini, Jaguar, Range Rover e Ferrari. Una delle grandi passioni di Piazzolla che scala velocemente le marce del proprio progetto, abbandona i jeans, la controllata umiltà e le tute indossate agli inizi per sfoggiare abiti sempre più costosi. “È il nipote della Lollo”, sussurrano in giro. Lui non nega e sul sito ufficiale della grande diva iniziano a comparire istantanee che ritraggono il ragazzo accanto alla Lollobrigida. Con l’attrice alla guida della rossa di Maranello, arriva alla prima di Mamma mia, al Teatro Brancaccio, nell’ottobre 2011. Da mesi ormai i due si sono avvicinati fino a diventare indivisibili.
La scintilla scatta durante un viaggio americano nell’ottobre del 2010. La bersagliera deve seguire la sua causa contro la casa Swarovski e Piazzolla ha garantito aiuti legali – gratuiti – da parte del marito della cugina di sua madre persuadendo l’avvocato Giulia Citani – che segue Gina Lollobrigida dal 2004 – a rimanere a Roma per potersi meglio coordinare. È la prima volta che Piazzolla e l’attrice trascorrono un periodo insieme. L’avvocato Michael Mazzariello – ha giurato Piazzolla per convincere la Lollo – è un nome noto. Si dà il caso che il legale statunitense sia il marito della cugina della madre di Piazzolla, all’anagrafe Elisabetta e che il ragazzo si impegni a spiegare a Gina che Mazzariello è amico di quelli che contano, assiduo frequentatore dei salotti televisivi e così onorato di poter prestare il proprio aiuto a una stella del cinema che collaborerà con lei senza avere a pretendere un solo dollaro.
Durante la trasferta, Piazzolla dorme da Mazzariello e Gina da un’amica, ma l’attrice si ammala, è costretta a rimanere a letto e l’incontro tra lei e l’avvocato slitta di un paio di settimane. Piazzolla intanto non ha perso tempo. Spendendo il nome di Gina e la fortunata vicinanza con l’attrice, ha organizzato con l’aiuto di Mazzariello una mostra a New York. Lo ha fatto all’insaputa di Gina, ma lei che ha sempre brillato per oculatezza, intuisce lo scavalcamento al primo approccio, si irrigidisce e poi si infuria quando scopre che Mazzariello non solo non lavorerà gratuitamente, ma anzi pretenderà congrui compensi per prestare opera legale contro Swarovski.
A quel punto, con situazionismo pari all’incoscienza, Piazzolla tenta il tutto per tutto. Si inventa un inesistente ricatto di Mazzariello, inquieta una preoccupatissima Lollo e poi si traveste da giustiziere della notte. Quando fa buio, proprio come farebbe il James Bond di cui Piazzolla è fan, il ragazzo si impossessa delle chiavi dell’ufficio di Mazzariello. Poi si introduce nello studio legale, recupera i documenti e si presenta trionfante ai piedi di Gina. Uno 007 di retroguardia che spesso sul suo profilo Facebook, alterando le locandine cinematografiche di un tempo, si raffigura come Bond con la diva sullo sfondo. Vederlo in azione e in quei panni a New York cambia tutto. È la vera svolta di Piazzolla. Il riflesso psicologico che altera il quadro. Il momento in cui ogni cosa cambia e agli occhi di Gina Lollobrigida, l’ex aiutante diventa davvero il personaggio di un film d’azione. Ha rischiato l’arresto, le ha detto di aver violato la legge per lei, è tornato vincitore. Al ritorno in Italia, consapevole del credito guadagnato, Andrea dimostrerà una certa fretta di passare all’incasso.
La seconda puntata pubblicata su Il Fatto Quotidiano del 16 novembre 2016
DIRITTO DI REPLICA
In merito all’articolo apparso in data odierna, 15.11.2016 su “Il Fatto Quotidiano” dal titolo “Misteri, usurpatori e sfratti: la grande solitudine della Lollo” a firma di Malcom Pagani, debbo precisare in nome e per conto sia della Signora Gina Lollobrigida che del Sig. Andrea Piazzolla che me ne hanno conferito incarico che nulla di quanto ivi riportato corrisponde al vero, soprattutto con riguardo al presunto isolamento della mia Cliente ad opera del Sig. Piazzolla.
Diffido pertanto il presente quotidiano e l’autore dell’articolo, tenuto conto dell’annunciata pubblicazione per domani di altro articolo con i medesimi personaggi, a proseguire nella intrapresa campagna diffamatoria, considerato che nel citato articolo, oltre a riportare fatti non veri o, comunque, diversamente verificatisi, ci si attarda in una invettiva soprattutto nei confronti del Sig. Andrea Piazzolla accusandolo di gravi condotte e costituendo ciò una forma di commento e giudizi da parte del giornalista non consentiti. Ai sensi della Legge sulla stampa vorrete pubblicare la presente rettifica con le stesse forme e modalità dell’articolo in contestazione, riservandosi i miei assistiti ogni azione nelle competenti sedi giudiziarie a tutela dell’onore e dell’immagine, così gravemente lesi.
Avv. Fabrizio Siggia
Prendiamo atto che l’avvocato Siggia non smentisce nessuno dei fatti presenti nell’articolo, limitandosi a una rettifica di maniera. Per converso, come la professione impone, abbiamo raccolto tutti i documenti necessari a provare la verità dei fatti esposti.
M. Pag.