La tavola è il luogo migliore per la politica e gli affari. Quella di lunedì sera era la tavola imbandita dall’Hotel Holiday Inn di Napoli. Maxi cena organizzata dall’Aspat (Associazione Sanità Privata Accreditata Territoriale) e da Confindustria sanità per mettere in contatto gli imprenditori dei centri medici privati e il governatore Pd Vincenzo De Luca. Un incontro tra chi batte cassa con la Regione Campania e chi cerca voti per la riforma costituzionale. Ricordando che Lotti ha promesso via sms al senatore verdiniano-deluchiano Vincenzo D’Anna 30 milioni di euro per la sanità privata. Ed i conti prima o poi o si pagano. Alla cena si presentano in 200 circa. Gente colta, facoltosa. Si firma all’ingresso per lasciare nome e cognome. I tavoli sono numerati. Gli estranei sono banditi. Il rischio registrazione clandestina è altissimo. Eccolo, De Luca. Stavolta il comizio ha un linguaggio meno urlato, più sobrio. Ha un paio di bersagli. Quello, abituale, di Luigi Di Maio, l’avversario pentastellato. Quello, di settore, del commissario alla sanità campana, Joseph Polimeni. In questo contesto Polimeni è il nemico, l’uomo che ha stretto i cordoni della borsa mentre le strutture accreditate ogni anno superano il tetto massimo di spesa: “Ha buttato tutto nel calderone, ha tagliato alla cieca, ha impedito al cittadino campano di scegliere dove curarsi – afferma De Luca – la sanità privata non può essere trattata in questo modo”. Poi l’appello a votare Sì “per ringraziare il governo Renzi per i fondi che sta stanziando per la Campania”. All’uscita un cadeau degli organizzatori: due bottiglie di vino a testa. Per brindare alla vittoria nel referendum? “Presidente, ma io voterò No” si azzarda a dirgli un imprenditore. De Luca è sportivo: “Fa chelle che vuò tu”.
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