“Voi chiamate, io rispondo”. Per fortuna. “Siamo dalla stessa parte, soprattutto nei momenti difficili”. Ora è uno di quelli? “Come poche volte nella nostra storia politica, infatti pensavo bastasse partecipare domani alla Woodstock del No, mentre ho capito che è meglio ribadire pubblicamente il motivo. Ho troppa paura”.
Di cosa, Sabrina Ferilli?
Che possa vincere il Sì, quindi meglio non mollare, anche a costo di prendere altri insulti in faccia per una posizione di poco comodo. Renzi e i suoi sono stati svegli.
Dove, in particolare?
Basta prendere la scheda del quesito referendario, una vergogna: le domande sono poste in modo tale che chi vota No poi deve chiamare un’ambulanza e farsi ricoverare.
In che senso?
Quando leggi il quesito ti portano a dire ‘bene, bravo, bis’. È come se ti chiedessero: ‘Ma tu vuoi bene a mamma? E a papà? E a nonna?’. Se poi ami tutta la famiglia vinci anche un bonus. Già da questo uno dovrebbe capire che qualcosa non va.
Sono ben infiocchettate?
Meglio non potevano.
Identikit di chi vota No.
Da una parte c’è chi è veramente esasperato, chi non ne può più e va oltre il concetto di referendum; dall’altra chi si è informato e si rende conto di cosa sta accadendo.
Quando le chiedono perché vota No, cosa risponde?
Dico: ‘Per lo stesso motivo per cui tu voti Sì, ma non sai che la tua scelta è quella sbagliata’.
Nei giorni scorsi alcuni suoi colleghi attori e registi hanno firmato un appello per il Sì.
Lo so e la motivazione è molto più semplice di quanto uno possa immaginare.
Sarebbe?
La maggioranza delle persone, e da sempre, nel voto guarda a un’esperienza riconducibile a se stessa. Magari credono di trovare nel governo una risposta alle esigenze della categoria.
Da premier, Matteo Renzi ha promesso molto a molti.
Appunto. In questo lui è bravo. E chi ha firmato quell’appello si giustificherà con un classico: ‘Fare qualcosa è sempre meglio di niente’. Mentre non capisce che in questo caso l’ottenere andrebbe a danno di altre priorità sociali.
In questa campagna elettorale cos’è che l’ha colpita maggiormente?
La violenza con la quale l’esecutivo afferma: ‘Chi vota No blocca per vent’anni l’Italia’. Ma stiamo scherzando? Questa responsabilità non può ricadere sugli elettori, è solo l’ennesimo tentativo di scaricare sul popolo le colpe di un fallimento riconducibile alla politica e a loro stessi.
Comunque vada, la frattura non si sanerà con il 5 dicembre.
Proprio così. Hanno diviso un Paese, hanno polarizzato le idee, hanno incattivito ulteriormente la politica. E sulla Costituzione, che ci aveva sempre uniti! Hanno finto di saper guardare al futuro. Se dovessero vincere…
Cosa immagina?
Se la canteranno e suoneranno a loro piacimento, ha presente cosa stanno combinando con i finanziamenti ai partiti e l’acqua pubblica?
Ce lo dica lei.
Se ne fregano nonostante la chiara volontà popolare espressa in altrettanti referendum, e quando nei dibattiti televisivi gli butti in faccia le loro responsabilità, abbassano gli occhi per l’imbarazzo. Qualcuno arrossisce. Non sanno cosa inventarsi. Sviano e aspettano la domanda successiva per prendere fiato.
Lei è livida.
No, sono lucida. È impossibile per la maggioranza delle persone comprendere il quesito, e non è una questione di sfiducia. È realtà. E lo affermo perché è complicato entrare nel merito. Attenzione: non lo dico io, ma importanti professori di diritto e la società civile che per fortuna ancora esiste. Per questo quelli del Sì sono e sono stati dei magistrali ‘venditori’…
Piazzisti?
Tutta la propaganda del Sì è stata gestita come fosse la vendita di un servizio di pentole.
Signore e signori accorrete numerosi.
Da questa classe politica non mi aspetto niente altro di meglio.
Però appuntamento a domani sera per la Woodstock del No.
Già, io ci sarò. E parlerò. Perché io non la do vinta a questi.