Non l’hanno cacciata, l’hanno dimezzata. Perché le hanno tolto il cerchio, anzi il raggio, magico. E presto Beppe Grillo e Davide Casaleggio le imporranno un nuovo vice, l’assessore alle Partecipate Massimo Colomban: a loro avviso capace di reggere il Campidoglio, se la sindaca dovesse autosospendersi per un avviso di garanzia.
Virginia Raggi esce commissariata da due giorni infiniti, un calvario aperto dall’arresto di Raffaele Marra, dirigente comunale a lei vicinissimo. Ma la prima cittadina della Roma a 5 Stelle è ancora lei. Perché ieri mattina non è arrivato il post di revoca del simbolo, invocato e atteso per ieri mattina dagli ortodossi, con in prima fila la sua irriducibile avversaria, Roberta Lombardi. Invece della mannaia, in serata il blog di Grillo cala il perdono, condizionato: “Roma va avanti con Virginia Raggi sindaca del Movimento. Sono stati fatti degli errori che Virginia ha riconosciuto: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo. Da oggi si cambia marcia”. Si continua così, ma intanto si mettono le mani avanti: “Ci combattono con tutte le armi, comprese denunce facili che comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia”. E il riferimento all’esposto dell’ex capo di gabinetto Carla Raineri. Poi si ammette un buco normativo: “A breve definiremo un codice etico che regola il comportamento degli eletti del M5s in caso di procedimenti giudiziari”. Per il resto, “barra dritta e avanti tutta”. Di seguito, la resa della Raggi: “ Dopo un confronto con il garante Grillo diamo un segnale di cambiamento. Daniele Frongia ha rinunciato al ruolo di vicesindaco mantenendo le deleghe alle Politiche giovanili e allo Sport, mentre Salvatore Romeo si è dimesso dall’incarico di capo della Segreteria politica”.
Da oggi, la sindaca riparte con la certezza che dovrà condividere e discutere molto con i vertici. Il risultato minimo per Lombardi, Taverna, Fico e il resto della fronda anti-Raggi (e anti-Di Maio), convinti di aver ottenuto la sua testa nel lungo summit con Grillo di venerdì sera a Roma. Ma qualcosa cambia già venerdì notte, quando mezzo M5s legge carte e articoli sul caso Marra. E si convince che la sindaca non ha responsabilità nella vicenda. Basta, per la retromarcia. E a muoversi è innanzitutto la casa madre di Milano, con Davide Casaleggio, che nella giunta romana ha messo due uomini di stretta fiducia, Adriano Meloni e Massimo Colomban. Ma il piano B non dispiace neppure a Grillo: arrabbiato, certo, tanto che nella riunione di venerdì aveva strapazzato il consigliere comunale Angelo Sturni: “Vi avevo chiamato uno per uno per chiedervi di Marra e mi avevate detto che andava tutto bene”. Però il garante non è mai stato convinto del tutto dalla soluzione drastica. Allora è trattativa con la sindaca, mediata dal presidente del Consiglio Marcello De Vito (per l’ira dei raggiani). E le condizioni per evitare il cartellino rosso: via il capo segreteria Romeo e il vicesindaco Frongia. E un nuovo nome al posto del dimissionario assessore all’Ambiente Muraro. Si chiede anche lo spostamento del fratello di Raffaele Marra, Renato, dal Dipartimento per la promozione del turismo, dove è stato appena nominato (con aumento di stipendio). “Serve discontinuità” intimano. Raggi deve accettare un nuovo vice. “Una figura forte, capace di reggere il Comune se lei dovesse autosospendersi” ragionano. Perché nei colloqui si parla anche di un possibile avviso di garanzia per la sindaca per la nomina di Romeo. “Potrebbe essere un atto dovuto, ma bisognerà valutare” dicono, facendole capire che dovrà anche essere pronta a lasciare la redini all’imprenditore veneto Colomban.
Di certo la sindaca è stanca, reduce da una notte in Campidoglio, in cui ha radunato i 29 consiglieri comunali per capire se poteva andare avanti anche senza il simbolo del M5s. “Questa situazione è tutta colpa dei parlamentari, vogliono spartirsi il territorio” accusa. Ma non ha i numeri per navigare da sola: almeno in dieci si dicono pronti a sfilarsi. Allora ieri convoca di nuovo i suoi, “perché prima di accettare voglio sentire i consiglieri”. Così nel pomeriggio nuova riunione a Palazzo Valentini, sede della Città Metropolitana, perché in Campidoglio stanno girando una fiction tv. La sindaca non fa più la conta. Prova a resistere sul ruolo di Frongia, a cui vari eletti imputano di averle presentato Marra. Ma strappa solo la sua permanenza in giunta. Raggi parla a lungo. E ammette errori: sulle nomine nella giunta e nello staff, e sulla conduzione di alcuni dossier solo assieme ai fedelissimi: “Alcune scelte sono state sbagliate”. I lombardiani chiedono la poltrona di vicesindaco per il capogruppo Paolo Ferrara. Ma non è cosa. In serata, il post. Nelle prossime ore si penserà al vice. I consiglieri vorrebbero votarlo, scegliendo tra gli assessori. Ma Grillo non vuole lungaggini. Colomban potrebbe essere nominato via blog.