Il Movimento 5 Stelle è il voto vendetta, bellezza

29 Gennaio 2017

“L’ho detto a Beppe, ho informato Beppe… ma vaffanculo”.
Vittorio Sgarbi imita Virginia Raggi a Piazza Pulita.

L’altra sera a Piazza Pulita Vittorio Sgarbi con voce in falsetto ha insultato e deriso il sindaco di Roma Virginia Raggi con una serie di vaffanculo che hanno mandato in solluchero, tra gli applausi scroscianti, alcuni volti noti del giornalismo italiano (più il sindaco di Firenze Dario Nardella contento come una Pasqua per essersela cavata con un solo vaffanculo).

 

Ora senza fare la morale a nessuno, schernire in diretta tv una persona (e per giunta donna) senza che lei possa replicare non è proprio il massimo, tanto che perfino Sgarbi, la sera dopo a Otto e mezzo ha ammesso un eccesso di “teatralità” (!!). E neppure si tratta della difesa d’ufficio (non richiesta) di un sindaco che tra indagini giudiziarie e problemi della città tuttora irrisolti risulta spesso indifendibile. Il punto è un altro: siamo davvero sicuri che la caricatura del M5S così allegramente mandata in onda e messa in pagina (Grillo dittatore, Di Battista analfabeta, Di Maio codardo, Raggi bambolina inetta e via ingiuriando) possa fare ricredere una parte almeno di quegli otto milioni e mezzo di italiani che nel 2013 mandarono in Parlamento un esercito di 5Stelle? Si direbbe di no a giudicare dai sondaggi che danno il Movimento sempre e comunque intorno al 30 per cento, testa a testa con il Pd.

Dobbiamo dunque pensare che circa un terzo dell’elettorato sia affetto da debolezza mentale? O che obnubilato dal verbo grillino non si accorga della pochezza politica, per non dire altro, dei suoi esponenti? No: è il voto vendetta bellezza. È un po’ quello che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca. Fino a un minuto prima del risultato elettorale la grande stampa e i commentatori più autorevoli erano convinti che mai il popolo americano avrebbe premiato un pagliaccio razzista dai capelli gialli e dagli ambigui trascorsi affaristici, per di più molestatore seriale di donne.

Poi quando una grossa fetta del popolo americano è lui che ha scelto, quegli stessi commentatori hanno recitato un tardivo mea culpa per non avere compreso prima quanta rabbia covasse nel cuore e nella pancia di tanti connazionali che si erano sentiti dimenticati e traditi da una politica solo a parole politicamente corretta. Quanti di costoro hanno votato non a favore del miliardario ma contro la classe dirigente democratica e repubblicana? Quanti ascoltando il delirio trumpiano avranno pensato: è quello che vi meritate e peggio cose dirà o farà e più ci saremo vendicati? Atteggiamento irrazionale e autolesionista quanto si vuole ma da quando il voto si comporta come vorrebbero i maestrini mainstream? All’elettore medio non sfuggono certo i difetti di democrazia interna e di capacità amministrativa del movimento. Però davanti alle contumelie lanciate dall’establishment (per dirla con the Donald) politico-giornalistico, il voto vendetta probabilmente pensa: peggio per voi, è ciò che vi meritate. I dileggiatori della Raggi dovrebbero infine ricordare una frase attribuita a Matteo Renzi che dopo la catastrofe del 4 dicembre, in un raro momento di sincerità, avrebbe detto: non credevo mi odiassero tanto. Ecco.

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