Il Foglio ieri scriveva che “l’antimafia non tira più. Non va di moda, non è più glam”. Bene. Se lo scrive il Foglio è una buona notizia. Intanto, nel mondo dei fatti (a cui il Foglio è impermeabile), succedono alcune cose.
A Milano è stato condannato a 13 anni e mezzo di reclusione uno degli assessori regionali di Roberto Formigoni: Domenico Zambetti. Aveva comprato, alle elezioni regionali del 2010, voti dalla ’ndrangheta: 200mila euro per 4mila preferenze, 50mila euro l’uno. Le cosche Di Grillo-Mancuso e Morabito-Bruzzaniti di Africo, impiantate alle porte di Milano, avevano fatto un investimento sull’assessore ex democristiano, arrestato nel 2012 e ora condannato pesantemente per voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dall’aver agevolato la ’ndrangheta. A Milano, non in Calabria. E in effetti nel Sud è ben raro che qualcuno paghi alle mafie i voti in contanti: di solito i boss strizzano l’occhio al politico, questi stringe qualche mano e dimostra di aver capito, incassa i voti sorridendo e poi, una volta eletto, concede qualche appalto agli amici degli amici. Qui al Nord no, l’assessore paga in contanti.
Nelle stesse ore, un’intera giunta è costretta a dare le dimissioni. È la giunta di Corsico, paesone ai confini di Milano, caduta per aver dato allegramente il patrocinio a una festa, la Sagra dello Stocco, organizzata da Vincenzo Musitano, genero del boss della ’ndrangheta Giuseppe Perre detto ’u Maistru. Il sindaco di Corsico Filippo Errante e i suoi assessori dicono di non essersi accorti della imbarazzante presenza. E del resto, come fai a pensare che puzzi di ’ndrangheta una sagra organizzata in gemellaggio con Mammola, paese alle porte di Reggio Calabria con forte presenza mafiosa? Chi mai potrebbe immaginare che sia a rischio mafia una festa organizzata da così brave persone, così gentili e a modo, tanto da coinvolgere almeno un paio di assessori?
Non siamo mica al Sud, qui siamo a Milano, dove gli assessori comprano in contanti i voti dalla ’ndrangheta e dove ormai sono decine i processi alle cosche saldamente installate in Lombardia. Dove i boss si sono così ben armonizzati con la Padania da aver conquistato appalti importanti di Expo e di Fiera Milano (che è stata di fatto commissariata per infiltrazioni mafiose). Così ben ambientati nell’ambiente imprenditoriale ambrosiano che ha dovuto arrivare la Procura di Reggio Calabria per arrestare a Milano, viale Brianza 33, il boss Antonio Piromalli, rampollo-manager di una famiglia pesante di ’ndrangheta che aveva messo le mani sull’Ortomercato.
A Corsico i politici e gli amministratori vivono, beati loro, in una bolla di serenità, tanto che le polemiche sulla Sagra dello Stocco le avevano liquidate come un caso di “folklore”. Beati loro. Disattenti? Collusi? Ma no, anime belle, così puliti da non riuscire a vedere lo sporco che volteggiava intorno a loro. Così le pratiche per il patrocinio della sagra vengono avviate, miracolosamente, addirittura prima che gli organizzatori ne facciano richiesta. I manifesti dell’iniziativa esibiscono in bella vista il simbolo del Comune. E il volantino dell’evento viene modificato direttamente da alcuni impiegati comunali. Che bravi: come sarebbe bello se gli amministratori e gli impiegati comunali lavorassero così per tutte le iniziative dei Comuni. Siamo al Nord, nella operosa Grande Milano, dove non si sta con le mani in mano. Qui affari e politica vanno a braccetto, si sorridono. Qualche volta, in verità, si guardano con gli occhi del terrore, quando i boss smettono di farti l’occhiolino e pretendono che paghi i loro voti sull’unghia, 50 euro l’uno.