Alle nove per descrivere Renzi rivisita Lincoln: “Puoi imbrogliare tutti per un po’ e qualcuno per sempre, non tutti per sempre”. Dieci ore dopo bofonchia un Flaiano sulla rinnovata alleanza con Berlusconi: “Certissima, anzi probabile”. Nel mezzo, 49 votazioni in aula e una dozzina di sigari Garibaldi accesi e quasi subito buttati: “Il piacere di dar fuoco a Garibaldi”, sorride ripetendo una sua vecchia battuta, anche se la Lega non è più quella della “Roma ladrona” che tracciava i confini italici al Po. Il 75enne Umberto Bossi non si dà tregua. Lascia lo scranno di Montecitorio solo per pranzare e fumare. “Non mi perdo nulla”, aggiunge. E non si capisce se il riferimento è ai lavori in aula o al chiacchiericcio dei deputati che tessono – o si illudono di farlo – le trame per arrivare alle elezioni senza perdere la poltrona. Lui una certezza ce l’ha: essere, ancora oggi e nonostante tutto, al centro degli equilibri della possibile rinnovata alleanza con l’ex cavaliere. Pochi giorni fa, un retroscena del Corriere riportava la volontà di Matteo Salvini di non ricandidare Bossi e il giorno dopo, un altro, raccontava che in caso sarebbe lieto di farlo Berlusconi. “Tutte cazzate”.
Quali?
Quelle sulla candidatura.
Con Salvini avete chiarito?
Non c’è nulla da chiarire. L’ho incontrato anche lunedì, ho sentito pure Berlusconi. Salvini ci ha parlato e ha la volontà di dialogare.
Della sua candidatura?
Del Paese: i delfini si son rivelati aringhe.
Salvini l’aringa?
Renzi. Non ne ha fatta mezza giusta. Non sa tenersi il partito, si mette a litigare pure con Bersani che credo sia la persona più difficile da fare incazzare.
In realtà Renzi è il segretario e dice che decide lui.
Un segretario vero sa unire e farsi rispettare senza minacciare: la minaccia è l’ultima carta degli sconfitti.
E che dovrebbe fare?
Portare rispetto a Bersani, pezzo importante di storia del Pd: è stato lui con i suoi voti a portare a Roma i renziani.
Scusi, ma parla di Renzi riferendosi a Salvini? Che le interessa del Pd?
Fan ridere. Dovevano rottamarci e ora invece vengono a chiedere di mediare, di metterci d’accordo sulla legge elettorale, sul voto.
Quando?
Appena possibile: la gente vuole votare. E ha ragione. Ci troviamo in questa situazione drammatica per colpa di Napolitano che invece di sciogliere le Camere s’è inventato i governucci dopo aver liberato il campo da Berlusconi con la Severino.
Berlusconi è stato condannato in via definitiva e per questo è ineleggibile.
Stiamo aspettando che Strasburgo si pronunci, non si merita di essere escluso: gli italiani lo voterebbero.
Berlusconi premier?
Si vedrà. L’importante è trovarci tutti di nuovo intorno a un tavolo. Gli altri hanno fallito, nonostante l’aiuto di Napolitano. Se il centrodestra tornasse compatto attorno a un progetto guidato da Berlusconi, in quale veste si vedrà, chi potrebbe sfidarci?
Movimento 5 Stelle? Lo stesso Pd? Tutti?
Il Pd è a pezzi, li vedo qui pugnalarsi l’un l’altro alle spalle. Grillo è un partito d’opposizione. Potrebbero vincere certo: ma poi son cazzi loro.
Come era ed è la Lega.
Noi abbiamo governato.
Molti dicono che siete vicini a M5S, che vi state annusando. È vero?
No, affatto. Posto che è politica e non ci sarebbe nulla di male a confrontarsi, ma io devo ancora capire bene che programma hanno.
Vi siete parlati?
Con Grillo? Non di recente.
Lo ha incontrato Salvini?
Andiamo alle urne nel giro di un anno, mese più mese meno, secondo lei qualcuno azzarda salti in avanti? Mi creda, ne ho visti e ne vedo tanti: il Pd sta esplodendo, il centrodestra si sta ritrovando. I grillini non sono affidabili.
Dipenderà pure dalla legge elettorale.
Basta che si torni a votare, subito dopo averla approvata.
Bossi di pace non più di lotta? Che le è successo?
Io non sono un odiatore: tengo alla Lega e faccio quel che devo ed è utile alla mia Lega.
Le sue vicende giudiziarie sono ancora aperte.
Su di me credo che non ci sia nulla. Sui miei figli invece…
Sui suoi figli invece?
Mettiamola così: io sono convinto che abbiano pagato e stiano pagando un prezzo altissimo, ma non per errori commessi da loro.
Punto. Finisce qui. “Devo tornare a votare”. E muove i passi verso l’aula. “Ricordi che è perdendo che si impara a vincere, ma bisogna saper perdere per poter vincere”. E con la rilettura di Simon Bolivar il Senatùr si lascia inghiottire dalla Camera.