“Quello che ho detto quel giorno sulla cattura di Totò Riina mi fu suggerito da Antonio Subranni e Mario Mori poco prima dell’incontro con la stampa: anche se ho pronunciato la parola trattativa, io all’epoca non sapevo nulla di negoziati tra Stato e mafia”. Così il generale Giorgio Cancellieri, ex comandante dell’Arma in Sicilia, spiega come mai il 15 gennaio 1993, annunciando alle telecamere l’arresto del Capo dei Capi di Cosa Nostra, rivelò l’esistenza di “una trattativa”, che descrisse come un “piano strategico” avviato dal boss “per la liquidazione di un’epoca di lutti e stragi”.
Citato nel bunker di Palermo dall’avvocato Basilio Milio, difensore del generale Mori, ieri Cancellieri ha ricostruito i passaggi febbrili di quella giornata che segnò la storia dell’anfimafia, quando Mori entrò nella sua stanza e annunciò la cattura di Riina. L’ignaro Cancellieri – così almeno si dipinge – si ritrovò al centro dell’organizzazione della conferenza stampa che doveva annunciare il successo investigativo del Ros. “Un incontro che sarebbe rimasto storico – ha detto in aula Cancellieri –. Ricordo che Subranni e Mori vennero nel mio ufficio per prepararmi e spiegarmi cosa dire. Mi raccomandarono di parlare di una cattura casuale, per non svelare le indagini in corso, di cui non sapevo nulla. Buttai giù un appunto: ricordo due foglietti, li memorizzai in fretta. Poi mi presentai davanti alle telecamere”.
Ma cosa disse il generale ai cronisti? “A Riina – dichiarò – è riconducibile un piano strategico per mettere in discussione l’autorità istituzionale, quasi a barattare, a istituire una trattativa per la liquidazione di un’epoca di lutti e stragi”. Parole che oggi risuonano come la prima conferma del dialogo tra Stato e mafia. “Ma io – ripete Cancellieri – all’epoca non sapevo nulla degli incontri tra il Ros e Vito Ciancimino, di cui ho appreso anni dopo”. Ma allora da dove saltò fuori quel riferimento alla trattativa? “In conferenza avevo quei due fogli con gli spunti provenienti dal Ros”.
Oggi i pm di Palermo sono convinti che Cancellieri sia stato vittima di un lapsus e, nella concitazione del momento, si sia lasciato scappare al microfono l’informazione top secret (l’esistenza della trattativa) appresa da Mori e Subranni, confondendola tra le dichiarazioni da divulgare.
Nessuno, in quel gennaio ’93, sembrò cogliere l’importanza dell’outing di Cancellieri, e la parola “trattativa” fu dimenticata: né i magistrati presenti (il procuratore Gian Carlo Caselli, appena arrivato a Palermo, e gli aggiunti Vittorio Aliquò ed Elio Spallitta) gli fecero domande, né i cronisti ne fecero menzione negli articoli. “Nessuno – ha detto il generale –mi ha mai chiesto spiegazioni”.
In aula, intanto, Totò Riina ha fatto dietro front, annunciando che non risponderà ai pm. Come hanno già deciso Subranni, Mori, De Donno, Dell’Utri e i boss Bagarella e Cinà. Grande attesa, infine, per l’ex ministro Nicola Mancino, che stamane in aula farà dichiarazioni spontanee.