Caro direttore, da mercoledì scorso sono sottoposto a una criminosa macchina del fango che non riuscirà a scalfire di un millimetro una vita dedicata alla difesa della legalità e del bene comune. Una vita spesa in battaglie che rifarei non cento, ma mille volte, per rendere le nostre città più umane e giuste.
Oggi sono di fronte a un accanimento mediatico senza precedenti. E c’è un perché: la posta in gioco è alta e si chiama Stadio di Tor di Valle. Insieme a una complessiva azione di rientro nella legalità che la giunta Raggi, seppur tra incertezze e inadeguatezze, ha portato avanti finora.
1. Parto dalle incertezze e inadeguatezze che ho più volte pubblicamente denunciato. Nessuno di noi pensava di dover affrontare ostacoli così giganteschi. Eravamo stati messi sull’avviso da una breve, quanto incisiva, relazione del prefetto Tronca: assenza di regole nel governo del territorio, lavori pubblici milionari affidati impunemente a imprese amiche. Ma la realtà è stata superiore ad ogni previsione. Decine le deliberazioni avviate in precedenza e viziate da pesanti ombre e interrogativi.
2. Il primo provvedimento ha riguardato le aree della ex Fiera di Roma della Colombo. Lì era stata approvata una variante ad hoc che aumentava le volumetrie, in modo da ridurre i 200 milioni di debito contratto da Investimenti, la società che governa la nuova Fiera di Roma. L’urbanistica, e cioè la più alta visione del governo pubblico, era stata piegata al puro tornaconto economico. Abbiamo rotto questa prassi perversa e per averlo fatto siamo stati accusati di voler far fallire quella società.
3. Per gli ex Mercati generali dell’Ostiense in origine gli impegni avevano garantito al quartiere un grande parco. Quello che abbiamo trovato è stato un progetto che cementifica tutti gli 8 ettari (otto campi di calcio) senza neppure un metro quadrato di verde. Alla mia sorpresa, il risultato è stato leggere sulla pagine di un noto quotidiano che stavamo bloccando tutto. Difendere i diritti essenziali stabiliti dalle leggi dello Stato è per qualcuno intollerabile.
4. Veniamo all’affidamento degli appalti pubblici. L’‘inetta’ giunta Raggi ha ripristinato la trasparenza richiesta dall’Anac. Raffaele Cantone lo ha pubblicamente riconosciuto nel corso dell’assemblea annuale dei costruttori romani a fine 2016. E ancora: i progetti per la riqualificazione delle periferie che l’amministrazione in tempi brevissimi è riuscita a definire. A dicembre siamo stati finanziati con 18 milioni, il massimo consentito. Corviale e Ostia, solo per fare due esempi di desolate periferie, avranno finalmente un po’ di giustizia.
5. Il sistema di realizzazione dei piani di zona è tornato nella legalità. Varie inchieste avevano svelato che si omettevano i controlli sui prezzi di vendita delle case. Costruttori e cooperative disoneste hanno sfilato dalle tasche di ignare famiglie centinaia di milioni di euro. Per la prima volta, abbiamo iniziato a revocare le concessioni delle aree pubbliche ai privati che violavano le regole. Non era mai accaduto prima. Infine, si è avviato con la nuova dirigenza Ater un piano per la costruzione di tremila case popolari. Ossigeno indispensabile per risolvere, almeno in parte, l’emergenza abitativa.
6. Questa sistematica azione di recupero di legalità e trasparenza non si è mai fermata, neppure quando sono state provocate le dimissioni di due persone d’eccellenza come Carla Raineri e Marcello Minenna. Essi erano il trait d’union con l’azione del commissario prefettizio: averli sostituiti è stata l’origine di tutti i mali della giunta Raggi. Ma, ripeto, l’azione sistematica è sempre andata avanti.
7. E veniamo all’inaudito attacco alla mia persona causato dal progetto dello stadio della Roma. Ovvero la più imponente speculazione immobiliare del momento in Europa, nonché la più grande variante urbanistica ‘ad hoc’ mai approvata nella capitale.
Il progetto è stato autorizzato nel 2014 con il riconoscimento dell’“interesse pubblico” per alcune opere di urbanizzazione che – lo abbiamo dimostrato con i fatti – servono soltanto a chi vuole portare a casa una speculazione di un milione di metri cubi di cemento: un regalo da un miliardo e mezzo di euro. Ebbene, da quando abbiamo iniziato a lavorare per riportare il progetto nelle regole del Piano regolatore è iniziata una criminale macchina del fango.
8. Non nascondo che in diversi momenti, soprattutto a partire da dicembre, ho provato solitudine. Per mesi sono stato l’assessore ‘contro’, anche nella riunione che si è tenuta martedì 7 febbraio nel mio assessorato. Che non si è conclusa come i fautori del progetto speravano. Il giorno seguente, guarda caso, viene pubblicata un’“intervista truffa”. Con una sapiente regia delle uscite un quotidiano pubblica prima una conversazione, poi una registrazione audio e infine un altro stralcio di quell’audio. Tutto riferito a fatti risalenti non al giorno prima, ma addirittura a venerdì 3 febbraio. Devo pensare che sia un caso? Perché tenersela quattro giorni nel cassetto?
9. Quel venerdì dopo 4 ore di teso confronto sull’emergenza abitativa un ragazzo mi si è presentato nella sala della conferenza come un militante cinquestelle e abbiamo parlato a lungo di alcune questioni romane. Solo dopo, all’esterno, sono caduto nella trappola con una registrazione illegale. È evidente che vogliono farmi fuori. Il vero punto è la colata di cemento che si vuole imporre a tutti i costi ad una città già martoriata, ridotta a un ammasso di periferie senza anima e senza quei requisiti di civiltà che dovrebbero invece contraddistinguere la capitale d’Italia.
10. Oggi, il M5S, se vuole, ha la grande opportunità di continuare l’azione fin qui intrapresa per far cambiare passo a Roma. Lo stadio di Tor di Valle è il banco di prova per fermare blocchi di potere che da sempre difendono la speculazione fondiaria e finanziaria a scapito dei diritti dei cittadini. Se la Raggi vuole fare questa battaglia mi troverà al suo fianco. In caso contrario, le mie dimissioni sono già sul suo tavolo.
*Assessore all’Urbanistica al Comune di Roma