Il colpo di scena della Listopoli di Napoli avviene in tarda mattinata, quando il consigliere comunale Pd Salvatore Madonna, l’unico indagato (per ora) di una vicenda dai contorni grotteschi, a una domanda del pm Stefania Buda risponde con il nome di Gennaro Mola, il compagno di Valeria Valente, la candidata sindaco del Pd. Fu Mola, dice Madonna, a consegnargli un plico con 13 candidature da autenticare nel pomeriggio del 6 maggio (liste da presentare entro le 12 del 7 maggio). In quel ‘pacco’, c’erano i 9 nomi dei candidati a loro insaputa (tra cui una disabile) inseriti in ‘Napoli Vale’, la lista civica espressione di Valente, autenticati dal consigliere comunale. Madonna, difeso dall’avvocato Carlo Di Casola, ha affermato che fu contattato dal comitato di ‘Napoli Vale’ perché tutte le correnti dei dem locali stavano dando una mano “tranne quella di Mario Casillo” e lui, casilliano doc, doveva attivarsi in qualche modo. Madonna ha autenticato con data 7 maggio anche il modulo della lista sottoscritto dai due presentatori. “Autenticai dopo mezzanotte, fui richiamato nella notte per farlo”. Mola, che sarà sentito presto dal pm (ieri è stato interrogato anche il consigliere dem Federico Arienzo, che sui social ha difeso Madonna “ingannato in modo indegno”), smentisce: “Non è vero, non sono io la persona che diede i nomi falsi”. Se ci dovessero essere riscontri del contrario, sarà difficile per Valente continuare a sostenere la tesi del “non so” e di non essersi accorta del disastro. Pari al disastro del Pd di Napoli, i cui numeri (e il caos) sono contenuti in sette pagine di un documento interno della Federazione provinciale.
Il documento, in possesso del Fatto Quotidiano, è un elenco lungo e corposo di decine di circoli senza sede, o che non hanno allestito un ufficio adesioni, alcuni commissariati, molti senza un calendario del tesseramento. Ben 47 circoli tra Napoli e provincia non hanno un indirizzo, su un totale di circa 115: 12 a Napoli città (su 28), altri 25 nei comuni metropolitani. A Napoli non ha sede il circolo di Posillipo, il quartiere della ricca borghesia dove vivono Antonio Bassolino e sua moglie, la deputata Annamaria Carloni. E non ha sede il circolo di Ponticelli, periferia ultraproletaria dalla tradizione ‘rossa’, dove esiste una Casa del Popolo aperta da 60 anni e dove una volta i parlamentari di riferimento erano Napolitano e Chiaromonte.
Sono stati cancellati dalla sera a mattina i ritrovi dell’elaborazione della politica, per morosità o altro. Ci sono città dalla grande storia politica, come Castellammare di Stabia, privi di una sede di circolo, di un segretario e persino di un commissario vero e proprio, celato sotto la dicitura ‘facilitatore’. Così viene definito nel documento il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, l’uomo spedito al capezzale dei dem nella città delle Terme, con lo stesso termine (nel suo caso, ovviamente, con significato positivo) usato in altri contesti dalla Procura per indicare i complici del ‘sistema’ di un amico dei renziani, l’imprenditore Alfredo Romeo. Il Pd colleziona 5 commissari, 5 facilitatori, 4 reggenti e 2 referenti.
Cioè non ha segretari in luoghi cruciali dell’economia e della politica locale: l’Afragola degli ipermercati, la Pomigliano d’Arco dello stabilimento Fca, la Pompei degli Scavi. Si approssima il congresso della resa dei conti tra Renzi ed Emiliano e se ha ragione Bassolino quando dice che “Napoli è la testa del Mezzogiorno e senza Napoli il Pd nazionale è monco, debole”, allora il Pd è sull’orlo del baratro.
Questi numeri – accennati sabato in assemblea dal consigliere regionale Antonio Marciano – dovrebbero far preoccupare il Nazareno. Ben 56 circoli non hanno ufficializzato il calendario del tesseramento, ma hanno iniziato le iscrizioni. Dove avvengono? Chi le raccoglie? Con quale trasparenza? Domande che in fase precongressuale meriterebbero risposte subito.