Considera l’aragosta. Parola del compianto David Foster Wallace, e vale anche per il regista Kenneth Lonergan, con un’aggiunta: considera il panino con l’aragosta. È raro trovare note di regia, che al netto di sprezzature arbasiniane o diversioni hipster, parlino di cibo anziché di cinema, ma Lonergan fa golosa eccezione: “Il mio ristorante preferito era il Clam Box, a Ipswich, che prepara il miglior panino con l’aragosta che abbia mai provato, e consiglierei anche di assaggiare la frittura mista, anche quella di ottimo livello, ma forse non all’altezza degli standard di quelle preparate al Nicky’s Cruisin’ Diner di Bangor, nel Maine, vicino all’aeroporto”.
Non è istrionismo, è verità, quella che dolorosamente intride Manchester by the Sea, il terzo film dopo Conta su di me (2000) e Margaret (2011) del drammaturgo newyorchese classe 1962, traghettato al cinema da Scorsese.
Già pluripremiato, nonché candidato a sei Oscar, tratta il dolore come se fosse un panino con l’aragosta: qualcosa di tangibile, esperibile, persino commestibile. Se l’arco narrativo contempla flashback tesi a svelare progressivamente il puzzle, nondimeno l’architettura drammaturgica, la partitura poetica è classica: non sappiamo se l’abbia visto, ma volesse tifare agli Oscar dopo l’ingiusta esclusione del suo Sully Clint Eastwood dovrebbe farlo per questo film. I Mystic River, le Million Dollar Baby abitano qui, insieme all’ineluttabilità, alla sordità, alla completezza del dolore del protagonista Casey Affleck, mai così bravo, totalizzante, esemplare.
Non è un caso, forse, che nella scena più intensa e sofferta dell’anno, il finale incontro tra il Lee Chandler di Affleck e l’ex moglie Randi interpretata da Michelle Williams, riemerga il ricordo di Heath Ledger, già compagno della Williams, padre della loro bambina e suicida nel 2008 a soli 29 anni: che grande attrice sia Michelle non lo scopriamo ora, ma quel che fa qui non pare solo straordinario mestiere. La visione del film è consigliatissima a tutti, ma addirittura imprescindibile per chi fa l’attore: vedere e imparare, non c’è altro.
Senza svelare troppo, di che parla Manchester by the Sea? Di vita, morti e i sentimenti e i disastri che stanno in mezzo.
Tuttofare in alcuni condominii a Boston, Lee è un reduce, soprattutto di se stesso e della tragedia di cui è stato investito: lontano da Randi, lontano dalla comunità, sopravvive di routine, per inerzia, come una bestia ferita. Non parla, si nega, si rifugia nell’efficienza, una chimera asettica e anodina. Ma questa autoreclusione dal mondo non tiene, perché gli muore l’amato fratello maggiore Joe (Kyle Chandler) e deve tornare alla natia Manchester by the Sea. Lee è stato nominato tutore legale del nipote Patrick (Lucas Hedges), vorrà forse sottrarsi?
Tranquilli, il film non è mortifero, senza eludere il dolore né elidere i punti di sutura confida nella rinascita, scommette su una seconda possibilità: non apre a un ottimismo inconsulto, non allarga il sorriso, ma per questo risulta più vero e incomparabilmente più prezioso.
Storia di provincia, contea di Essex, Massachusetts, e racconto umanissimo: nella via Crucis laica di Lee, di cui veniamo a conoscere tutte le stazioni, troviamo noi stessi, le nostre ferite, quel che siamo oltre tutto e malgrado tutto.
In fondo, non è un dramma sulla perdita, ma su quel che rimane, su quel che resta, in primis la mancanza. E non ultima l’ironia, che disgela il rapporto tra Lee e Patrick, passando per una macchina che non si trova e una ragazza che non si vuole: la rinascita nelle piccole cose.
Lonergan, che scrive e dirige, non è un esibizionista: non indulge nel patetico, non insegue la lacrima facile e insipida, bensì cesella dolore e commozione con l’ambizione della verità.
Gli attori, magnifici, aiutano, lo stile senza fronzoli pure, e così Manchester by the Sea trova tra i porticcioli del Massachusetts e nei rovelli di Lee la tutela sentimentale al nostro vivere, morire e sopravvivere oggi.
David Foster Wallace, che come Heath Ledger non sarebbe sopravvissuto, scrisse: “Mi manca chiunque”. Vi troverete a pensarlo in quel finale dialogo tra Lee e Randi, dopodiché vi mancherà anche questo film.