La difesa di Tiziano Renzi ha tirato giù il suo asso: sentirà come testimone mediante lo strumento delle indagini difensive l’ingegner Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip, la centrale della spesa pubblica italiana, ma ormai più famoso come supertestimone dell’inchiesta sul padre dell’ex premier, Tiziano Renzi.
La mossa rende ancora più evidente l’assurdità della situazione in cui si trova Marroni. Allo stesso tempo è il teste chiave dell’accusa contro gli amici di Matteo Renzi (il ministro Luca Lotti e il generale Emanuele Saltalamacchia) ed è importante anche per l’accusa contro il babbo Tiziano. Marroni però resta al suo posto grazie al governo sostenuto dal Pd e da Renzi stesso. Circostanza non scontata visto quello che è emerso sui suoi comportamenti che pur non configurando reati non sono all’altezza dell’amministratore delegato della prima stazione appaltante del Paese.
Marroni infatti ha raccontato di avere ascoltato il ricatto di Carlo Russo che gli chiedeva di far vincere una società nella gara più grande d’Europa senza denunciarlo. Ha raccontato che Tiziano Renzi gli inviò prima Russo raccomandandolo e poi gli chiese di esaudire le sue richieste. Ha ammesso di avere promesso di assecondare le richieste anche se poi, a suo dire, nell’animo fremeva e non avrebbe fatto nulla. Non basta. Dopo aver ricevuto la soffiata, a suo dire da Luca Lotti e dai generali dei carabinieri Saltalamacchia e Del Sette, sull’esistenza delle indagini non si è presentato in Procura per collaborare ma ha tentato di rimuovere le cimici.
Certo, poi ha raccontato tutto ai pm e così probabilmente ha evitato di finire anche lui nei guai. Ma certo il suo comportamento non è un esempio. Anzi.
Dice di essersi sentito vittima di un ricatto spregevole da parte di Russo, e di avere capito che se avesse resistito avrebbe perso il posto. Ma non stiamo parlando di un metalmeccanico senza un soldo in banca. Marroni è un ex supermanager della Fiat e poi della Asl di Firenze che, se avesse voluto, ben poteva dire no e tagliare i ponti.
Invece, dopo il ricatto di Russo inviava sms gentili a Tiziano Renzi in cui si complimentava per il suo proscioglimento nell’indagine di Genova.
Ora Marroni è posto davanti a un bivio.
Cosa farà l’amministratore delegato voluto da Matteo Renzi quando sarà chiamato a accusare di nuovo il babbo di Renzi davanti alla sua difesa? Dirà semplicemente: ‘confermo tutto quello che ho già detto ai pm’ oppure smusserà le parole a beneficio di Lotti e Tiziano, ma in ultima analisi facendo un favorone al leader che lo ha voluto lì? Marroni sta ancora su quella poltrona dopo lo scandalo che riguarda Consip solo grazie al ministro Pier Carlo Padoan, nominato dalla stessa persona che di fatto ha voluto lui, cioè Matteo Renzi.
Ora è chiamato dalla difesa di Renzi senior a confermare o smentire dichiarazioni che sono l’architrave dell’accusa in entrambi i filoni di indagine: la soffiata istituzionale che ha bruciato l’inchiesta e il traffico di influenze sul mega appalto Consip da 2,7 miliardi che è il cuore di questa vicenda.
La mossa difensiva dell’avvocato di Tiziano Renzi, Federico Bagattini, punta al cuore del teorema accusatorio e rende ancora più evidente la situazione paradossale. Il ministro Luca Lotti accusa di fatto Marroni di essere un calunniatore solo sui giornali ma non lo denuncia. Anche Tiziano Renzi sostiene che il manager pubblico ha mentito sugli incontri con lui. Eppure Marroni, il “traditore-calunniatore” resta al suo posto.
Le accuse che dovrebbe confermare di nuovo con l’avvocato Bagattini sono pesanti: “Nel luglio 2016 l’On. Luca Lotti, che io conosco, mi ha detto di stare attento perché aveva appreso che vi era una indagine sull’imprenditore Romeo di Napoli e sul mio predecessore Casalino, dicendomi espressamente che erano state espletate operazioni di intercettazioni telefoniche e anche ambientali, mettendomi in guardia”. Se Marroni ritrattasse l’indagine contro il ministro si scioglierebbe come neve al sole.
Se davanti all’avvocato Bagattini (che ha anche chiesto copia degli atti alla Procura di Roma per poter difendere meglio il suo assistito) Marroni smussasse il suo ricordo, forse Lotti sarebbe prosciolto. Lo stesso vale per Tiziano Renzi. L’amministratore delegato di Consip ha dichiarato: “Russo mi fu mandato da Tiziano Renzi il quale mi chiese di ricevere e di ascoltare le richieste avanzatemi dal Russo Carlo; in modo specifico il Russo Carlo mi chiese espressamente di interferire nei lavori della Commissione che stava istruendo la gara di appalto Consip Facility Management 4 (FM4), facendomi a tal riguardo pressioni affinché io intervenissi sulla Commissione per far alzare il punteggio tecnico ad una società (…) dicendomi a tal riguardo che dietro tale società c’era l’onorevole Verdini; circostanza quest’ultima, poi, confermatami dallo stesso Verdini di persona”. Marroni ha poi rincarato la dose con i Carabinieri: “Tiziano Renzi mi chiese di fare il possibile per assecondare le richieste del Russo e di dargli una mano atteso che era un suo amico” e poi visto che Marroni non era stato sollecito, “Tiziano Renzi mi ribadì di aiutare il Russo nella gara d’appalto di cui lo stesso Russo mi aveva più volte parlato, precisandomi che era una persona a lui molto vicina”.
Se Marroni non confermasse queste accuse, anche Tiziano renzi sarebbe fuori dall’indagine.
La permanenza sulla poltrona di Consip di Marroni realizza anche un altro paradosso: dovrebbe essere proprio lui ad assegnare appalti per 600 milioni alla società di Romeo, ora in carcere, che è prima in tre lotti di Fm4, e anche altri 480 milioni di euro di appalti al gruppo di Cofely, a suo dire caro al suo amico Verdini.
Nei rapporti con Russo e Tiziano Renzi Marroni si definisce un muro di gomma. Però li incontra e accetta di parlare di gare con soggetti che non hanno titolo. Marroni è pienamente consapevole che le richieste di Carlo Russo sono ricattatorie e illecite. Dice: “Questa richiesta mi turbò molto perché mi rendevo conto che se non avessi dimostrato di agevolare l’azienda segnalatami dal Russo avrei rischiato il posto ma di contro ero fortemente intenzionato a non dare seguito alla richiesta in quanto palesemente contraria alla legge”. Come si comporta Marroni alla fine? “Riferii al Russo che, riguardo la sua richiesta, mi sarei attivato”. Cioè non butta fuori Russo dalla stanza ma gli dice che si sarebbe messo a disposizione. Poi certo aggiunge “nella realtà nulla feci”.
Talvolta Marroni non sembra molto lineare nei suoi comportamenti. Incontra Denis Verdini, sapendo che sponsorizzava una società partecipante alla gara Consip, quella di Ezio Bigotti. Va persino a pranzo al ristorante ‘Al moro’ con Verdini e Bigotti che gli parla di Consip, gare e contenzioso. Il 24 ottobre, probabilmente prima di un incontro con Bigotti, le cimici del NOE hanno registrato Marroni che discuteva con le sue segretarie della situazione dei suoi appalti con Consip.