Massimo livello di confidenza. I periti della Procura di Roma non hanno dubbi: i “pizzini” ritrovati dai carabinieri del Noe in una discarica romana sono stati scritti da Alfredo Romeo, l’imprenditore campano in carcere con l’accusa di aver corrotto un dirigente Consip in cambio di informazioni riservate.
Quindi, per i periti del pm, questo vale anche per il foglio sul quale è scritto: “30.000 per mese – T.” e “5.000 ogni 2 mesi R.C.”, che per gli investigatori sono rispettivamente Tiziano Renzi e il suo amico imprenditore Carlo Russo, entrambi indagati per traffico di influenze. La consulenza tecnica grafologica (depositata il 15 marzo) è tra i documenti messi a disposizione dei giudici del Riesame ai quali si sono rivolti i legali di Romeo per chiedere la scarcerazione. I pm romani hanno depositato anche molti altri atti di vecchie vicende giudiziarie dalle quali Romeo è sempre uscito indenne. A partire dalla sentenza di incompetenza territoriale della Procura di Bari del 2009 che trasferiva a Roma un’indagine, in cui era coinvolto Romeo che già nei primi anni del 2000 aveva rapporti con gli allora dirigenti Consip, come emerge dagli atti di quella inchiesta.
A Bari, Romeo fu indagato – in un troncone di una più ampia indagine sulla gestione illecita di commesse in Puglia – per turbativa d’asta e rivelazione del segreto. Quando l’indagine arriva a Roma, nel 2012 viene dichiarata la prescrizione.
A Bari, Romeo era accusato, in concorso con altri, di aver turbato la gara Consip relativa alla “Fornitura del servizio di gestione integrata (Global Service) degli immobili adibiti prevalentemente ad uso didattico ed alla ricerca scientifica”. Con lui erano accusati, ma di rivelazione di segreto, due dirigenti di vertice di Consip.
Agli atti di quella indagine ci sono molte intercettazioni. Il 28 novembre 2002 per esempio Dario Maniglia, all’epoca legale rappresentante della cooperativa La Fiorita, viene intercettato mentre dice che “avrebbe incontrato a breve” l’allora “Ad di Consip”. “Subito dopo l’appuntamento – è scritto nelle carte di quella indagine – (…) Maniglia ragguagliava Romeo sul buon esito dell’incontro, parlandogli del fatto che l’ad di Consip era favorevole affinché il loro Raggruppamento Temporaneo d’Impresa partecipasse alla gara anche per il “terzo lotto” (la Consip aveva suddiviso, per le forniture di beni e servizi, il territorio nazionale in Lotti)”. Così “Maniglia riferiva a Romeo che con il ‘capo’ di Consip aveva concordato una ‘geografia’ delle aggiudicazioni e che” gli era stato suggerito di rivolgersi a un altro dirigente Consip “che gli avrebbe fatto vedere tutte le ‘carte’ di cui potevano aver bisogno”.
Ecco l’intercettazione del 4 dicembre 2002 tra Maniglia e Romeo.
Dario Maniglia: Su tre me lo ha detto chiaro chiaro! Ha detto: ‘Allora apriamo a tre e attaccate’
Romeo: E sulla geografia?
D: In che senso?
R: Nel senso che lui a me suggeriva una piazza!
D: No, non mi ha parlato di questo! mi ha detto: ‘Valutate e attaccate per un terzo!’ non ha focalizzato l’uno piuttosto che un altro e mi ha rimandato a … (un dirigente Consip, ndr), mi ha detto: ‘Parli con lui per tutto, si prenda cioè… i dati, le cose che le servono’…
A Roma, è stata dichiarata la prescrizione.
Romeo è stato coinvolto nei primi anni 90 in un procedimento su alcune “irregolarità nell’ambito della gara d’appalto di Napoli in relazione alla privatizzazione del servizio di gestione del patrimonio immobiliare”.
Nella richiesta di autorizzazione a procedere per l’allora deputato Salvatore Varriale, pure questa depositata dai pm, vengono riportate le dichiarazioni del marzo ‘93 dell’allora onorevole Alfredo Vito in cui “ammette di aver avuto incontri con Alfredo Romeo (…) nel corso dei quali era stato stabilito il conferimento di un contributo in favore della Dc di 5 miliardi (di lire, ndr) con modalità di versamento pari a 200 milioni mensili”. “Sempre secondo Vito, Romeo gli aveva versato fino alle elezioni del 2 aprile 1992, la somma di lire 4 miliardi e 400 milioni”. Versione confermata da Romeo.
Vito ha patteggiato, Varriale è stato assolto mentre Romeo è stato condannato in primo grado per corruzione e illecito finanziamento dei partiti a 4 anni e 6 mesi. Pena ridotta a 2 anni e 6 mesi in Appello e in Cassazione – che ha riqualificato il reato in una forma più lieve di corruzione– è stata dichiarata la prescrizione. Anche in questo caso.