“Eminenza Reverendissima, Cardinale Angelo Bagnasco, le scrivo esprimendo la mia preoccupazione per la presenza a Genova, in una chiesa della sua diocesi, di padre Carlos Buela, che il Vaticano ha accusato di comportamenti moralmente inappropriati”. Destinatario della lettera Angelo Bagnasco che a fine maggio riceverà Francesco, il papa argentino. A scrivere sono le vittime della pedofilia raccolte nell’associazione “Rete L’Abuso”. E concludono: “In una regione come la Liguria, dove gli scandali di pedofilia hanno già provocato sofferenza, la preghiamo di rassicurarci che la presenza di Buela non è un modo per sottrarlo a eventuali responsabilità giudiziarie in Argentina”.
Buela, oggi ospite della parrocchia di San Teodoro, è uno dei sacerdoti più potenti e contestati dell’Argentina. È lui che a Mendoza nel 1984 fonda le Congregazioni del Verbo Incarnato e delle Serve del Signore. Ma dopo pochi anni emergono contrasti con il Vaticano: i responsabili della congregazione arrivarono a definire la Chiesa un “disastro”. Tanto che nel 2013 papa Francesco dice: “Io stesso sono dovuto intervenire in un caso nel quale il fondatore di un movimento era legato a questa prospettiva apocalittica”. Ma il guaio sono soprattutto le denunce di abusi sessuali a carico di Buela e della Congregazione. Si parla di decine di giovani tra i 450 seminaristi che hanno frequentato l’istituto di Mendoza. Tanto che nel 2010 la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata del Vaticano apre un’inchiesta. Gli atti riportano la difesa di Buela: “Il sacerdote giudica tendenziosa e preconcetta l’investigazione, considera i fatti non provati per mancanza di testimoni… Le accuse sarebbero frutto di un piano di destabilizzazione dell’Istituto del Verbo Incarnato organizzato dalla Conferenza Episcopale Argentina”. Ma gli investigatori vaticani hanno concluso: “È da considerare priva di ogni fondamento l’ ipotesi di un piano destabilizzatore… Le testimonianze sono del tutto attendibili per la qualità dei testimoni, la logicità e la coerenza delle affermazioni”. La Chiesa parla apertamente di “comportamenti di padre Buela con giovani”, ma sostiene che fossero maggiorenni: “Finora non sono stati accertati casi di minori”. C’è però una delle ultime testimonianze, quella di Luis, 31 anni. Racconta di aver subito abusi sessuali e di aver sofferto per diciotto anni: “È una mezza verità, quella della Chiesa. Ogni anno decine di famiglie affidavano alla congregazione di Buela i loro figli dodicenni. Bisogna fare chiarezza, senza tenere conto della prescrizione”, chiede Luis. Che racconta così le violenze: “È come sentire che tuo padre ti sta violando. Non puoi resistere”. Ruben, un’altra vittima, racconta al Fatto: “Era un inferno. Ho subito avance in quel seminario. E ho raccolto denunce anche di minori, ma quando l’ho riferito a Buela mi ha detto che non era vero”. Ruben ha presentato denuncia alle autorità ecclesiastiche.
“Perché la diocesi di Genova dà asilo a Buela”? È la domanda di Francesco Zanardi (Rete l’Abuso). Basta sfogliare il sito personale di Buela per rendersi conto che il sacerdote è stato molto attivo fino a un anno fa, quando era già a Genova. Ecco foto di Buela con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Poi le prediche online anche sull’educazione sessuale e il curriculum che parla del suo “ardore per la pastorale giovanile”. Anche a Genova Buela è stato raggiunto dai “like” dei fedeli.
“Certo che lo abbiamo visto. È un uomo gentile, riservato”, racconta Emilia, una delle fedeli che frequentano la messa della mattina a San Teodoro. Ma dopo l’ultimo scandalo, a dicembre, i giornali argentini hanno sollevato il caso del rifugio genovese di Buela. “Non risultano processi, né richieste di estradizione. L’unica condanna è quella della Congregazione del Vaticano”, spiega uno dei suoi legali dall’Argentina. Il sacerdote tace, chiuso nella sua stanza alle spalle della canonica. A difenderlo ci pensa il parroco, Omar Mazzega: “È solo ospite. Ma non c’è nessun provvedimento giudiziario contro di lui”. Perché non parla? “Quando prova a spiegare viene male interpretato. Meglio tacere”.