I tentativi di spartirsi il più succulento appalto pubblico d’Europa e l’intenso traffico di influenze che intorno a esso andava componendosi trasfigurano fino a perdersi nell’oscurità grazie al macroscopico errore – capiremo presto se e quanto doloso – di cui si è reso protagonista il capitano dei carabinieri Scafarto. La manipolazione, atto di indubitabile gravità, si trasforma così in una piattaforma galleggiante dove un gran numero di nuotatori finora in difficoltà cerca sollievo. Inzuppati d’acqua, ma salvi iniziano a darsi la mano: aiutami tu che t’aiuto anch’io e piano piano, come l’orlo di un vestito da sartoria, alle dichiarazioni degli esponenti del Pd si aggiungono quelle del centrodestra.
La mano cuce e il dito accusatore avanza: parla per primo Matteo Renzi e dichiara che “la verità viene a galla sempre”, che il babbo Tiziano piange per la gioia e la commozione di essere stato scagionato dall’inchiesta. Non è propriamente vero, la sua posizione certamente si alleggerisce ma non si annulla. Però ora conta ciò che appare, non ciò che è.
La vicenda Consip – da enorme questione morale nazionale – col passar delle ore diviene, nell’ordine, un modo per sabotare la leadership di Matteo Renzi, un complotto ai danni del Pd, fino al giudizio definitivo: si tratta di eversione di Stato. A grappolo, come le bombe americane in Vietnam, le dichiarazioni dei sottoposti. La quantità di fuoco è impressionante e già poche ore dopo la pubblicazione della notizia a Lineanotte del Tg3 si recita il requiem per l’inchiesta Consip. Semplicemente non esiste più. Morta e sepolta sotto il fango della manipolazione e chissà quali trame oscure, quali agganci mediatici, quali intenti sovversivi. Meraviglia.
Il mattino dopo la zattera prende così il largo e gli occupanti, volendo continuare a fare festa, abbandonano gli ormeggi e trascinano al largo anche Report, la trasmissione televisiva che due sere fa ha mandato in onda un’inchiesta sull’opacità dell’acquisto da parte di Pessina del pacchetto azionario del l’Unità. L’industriale del mattone l’ha fatto per amore dell’editoria o di altro? Domanda più che legittima e inchiesta più che documentata.
E invece, sbam: Renzi querela. E già che c’è querela anche Bonifazi il tesoriere del Pd. E querela non soltanto Report ma anche Il Fatto Quotidiano colpevole di aver dato l’anticipazione della trasmissione. Piano piano, Consip trascina al largo Report e Forza Italia prende a navigare nel solco delle onde mosse dal Pd. Cosicché Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si ritrovano di nuovo vicini vicini.
Renzi ha dovuto subire la gogna mediatica e giudiziaria? Sapeste Berlusconi! A Daniela Santanchè viene in mente il martirio berlusconiano, “quel che ha dovuto subire Silvio” che un po’ le consente di solidarizzare con Renzi, anch’egli secondo la Pitonessa trascinato nel gorgo delle accuse, dei ricatti mediatici, dell’astio di “certi” giudici. Santanchè aveva letto l’editoriale di Alessandro Sallusti sul Giornale al quale la prova del complotto sembra certa e inoppugnabile. E di “complotto” parla anche Pier Ferdinando Casini, di “pericolo per la democrazia” pure Manuela Repetti. Risorge, sulla scorta di quella che pure resta e vogliamo ripeterlo una macroscopica e ingiustificabile manipolazione, una linea del Piave comune, un sentire comune, un’ansia da prestazione comune. Un’allerta contro le devianze dei Pm e il pericolo grillino, una chiamata alle armi per fermare la deriva autoritaria. Certo, qualche parola dissonante esiste. Malan (Forza Italia) riflette perplesso: “Non basta un errore per far cadere un’indagine”. Ma è una considerazione isolata. La settimana pasquale, ora che Berlusconi ha così fraternizzato con l’agnellino, si apre all’insegna della necessità di fare muro, anzi Patto.
Tutto sembra girare per il verso giusto, al punto che Maurizio Gasparri – un temerario ante litteram – sottolinea lo scandalo di vedere Milena Gabanelli dirigere Raiweb, “che è una struttura che neppure esiste. E poi, diciamolo, la Gabanelli controlla ancora Report”. Trasmissione falsificatrice, inchiesta intimidatoria, servizi che puzzano di marcio e in qualche modo complottano per nuocere al Pd. Un grande complotto, quello Consip, che “è stato organizzato” in modo inoppugnabile, come afferma disperato Casini, e un piccolo complotto, che prende il nome di Report, una redazione che dovrebbe vergognarsi secondo Michele Anzaldi, il nuovo portavoce di Renzi, di fare quello che ha fatto: cioè “cattivo giornalismo”.
La sartoria sforna il vestito, anche l’ultimo orlo è cucito. Consip non esiste più, e chissà se Alfredo Romeo sarà riconosciuto un eroe nazionale. Report ha qualche speranza ancora ma deve cambiare passo. Le elezioni si avvicinano, la democrazia dev’essere salvata. In trincea c’è Renzi. Un passo dietro di nuovo Silvio Berlusconi (con l’agnellino in braccio).