Per una volta ha vinto il buon senso e trattandosi di una grande opera la notizia vale doppio. Salvo possibili, ma improbabili, colpi di coda, non si fa più l’Autostrada Tirrenica, circa 100 chilometri tra Tarquinia e Grosseto che avrebbero inutilmente sfregiato la Maremma. Inutilmente perché da quelle parti il traffico è scarso, come dimostrato dagli studi commissionati da Autostrade per l’Italia dei Benetton, la società che avrebbe dovuto gestire l’opera e che aveva interesse a costruirla, 1 miliardo e 300 milioni di euro il costo previsto. Al posto della costosissima autostrada sarà potenziata dall’Anas la statale Aurelia, con un costo molto più basso e senza il bisogno di imporre pedaggi a nessuno. Saranno costruite le quattro corsie dove ora non ci sono, migliorate e ammodernate le carreggiate e soprattutto eliminati i pericolosissimi incroci a raso che rappresentano il vero punto dolente. Solo a Orbetello ce ne sono 400, a Capalbio altri 200.
La svolta a favore del raddoppio dell’Aurelia è stata inserita nel Def, il Documento di programmazione economica e finanziaria del governo che prevede anche un primo stanziamento per avviare i lavori: 120 milioni di euro, cifra assolutamente insufficiente rispetto alla mole degli interventi necessari, ma che suggella una decisione politica importante, assolutamente imprevedibile fino a pochi giorni fa. Dal sottosegretario socialista alle Infrastruttire Riccardo Nencini al governatore della Toscana Enrico Rossi del Mdp (gli scissionisti del Pd) fino a Altero Matteoli, ex ministro dei Trasporti di Forza Italia e attuale presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, per anni la lobby toscana si è battuta per l’autostrada sostenendo che siccome l’Anas non aveva soldi a sufficienza per quel progetto, solo i privati, cioè i Benetton, avrebbero potuto sostenere la spesa sostituendosi allo Stato.
Era ovvio che l’impegno dei privati non era beneficenza e l’investimento doveva essere ripagato. Le ipotesi per consentire ai Benetton di guadagnare sarebbero state due, entrambe sgradevoli. O su quell’autostrada automobilisti e camionisti avrebbero dovuto svenarsi al casello oppure i Benetton sarebbero stati accontentati con qualche altra merce di scambio. Per esempio un aumento generalizzato delle tariffe sui 3 mila chilometri della loro rete o un prolungamento della già lunghissima concessione che dal 2038 attuale sarebbe stata spostata al 2050.
Per ben 17 anni la lobby dell’Autostrada Tirrenica ha pervicacemente voluto ignorare la scelta più logica per migliorare la circolazione stradale in quella parte d’Italia attraverso il più semplice e meno oneroso raddoppio dell’Aurelia. Nel dicembre del 2000 la soluzione del raddoppio venne prevista dal governo di centrosinistra guidato da Giuliano Amato, ma a distanza di pochi mesi Berlusconi tornato di nuovo a Palazzo Chigi ribaltò la decisione. Ora esultano i sindaci della zona, da quelli di centrodestra di Grosseto e Orbetello a quelli di centrosinistra di Capalbio e Manciano, tutti contrari all’autostrada. E festeggiano pure le molte associazioni (Legambiente, Wwf, Fai, Comitato per la bellezza, Rete dei Comitati, Green Italia) che hanno continuato a battersi in questi anni anche quando sembrava che procedessero lancia in resta contro i mulini a vento.