Le lapidi sono 921. Il campo è il numero 10. Il cimitero è il Maggiore. Milano, in fondo a viale Certosa, periferia nord. Il santuario nero sta qui. E qui la mattina del 25 aprile, molti arriveranno. Forse non avranno bandiere, né drappi, né labari. Forse non marceranno in file di tre, né omaggeranno i caduti della Repubblica di Salò con il saluto romano. Ma certamente ci saranno, nonostante ieri prefetto e questore abbiano vietato la parata. Per ora resta in piedi una diffida. Il rischio è una denuncia. “Ma ci tengono troppo e dunque arriveranno”, fanno sapere dalla Digos. E lo faranno partendo dai cimiteri e dai loro “mai morti”, per rimarcare un’appartenenza, per voler riscrivere la storia. E saranno tanti a Milano. Città che più di tutte in Italia fotografa, oggi, una risacca nera che trova appoggi da parte della politica parlamentare. La Lega Nord è la grande traghettatrice. Al timone il segretario nazionale del Carroccio Matteo Salvini.
La prima onda di tsunami è arrivata con le proteste anti-immigrati. Sulle parate nero-leghiste ha iniziato così a soffiare il vento di CasaPound. Matrimonio in crisi. Il nuovo fronte, infatti, si è riversato nel movimento di Lealtà e Azione, costola “pulita” del movimento internazionale e xenofobo HammerSkin. Il nuovo fidanzamento ha dato subito risultati. Dove? Nei neonati municipi meneghini presi d’assalto dai candidati dell’estrema destra appoggiati dalla Lega. Negli ultimi mesi, così, il successo politico ha ridato voce a vecchi slogan. Il municipio 4, ad esempio, è retto dal presidente leghista Paolo Guido Bassi, il quale, nel febbraio scorso, per ricordare la tragedia delle Foibe, ha ospitato Daniele Ponessa, presidente dell’Associazione Amici e Discendenti degli Esuli Giuliani, Istriani, Fiumani, Dalmati (Ades) e le cui posizioni sono esplicitamente affini a quelle di Lealtà e Azione. Sempre Bassi si è visto bocciata l’idea di un evento-concerto alla palazzina del Liberty (per anni tempio prediletto da Dario Fo per mettere in scena il suo Mistero Buffo) con ospite il cantante Federico Goglio, in arte Skoll, ospite fisso ai concerti di CasaPound e dell’associazione neo-nazista i Dodici raggi di Varese, già condannato in primo grado per apologia di fascismo.
Sulla locandina di un evento che ha riempito la sala Alessi a Palazzo Marino c’era, invece, la sigla Bra.nco, associazione gravitante attorno a Lealtà e Azione. Organizzatore della serata dedicata all’Islam il leghista e consigliere comunale Massimiliano Bastoni. Insomma, la politica sdogana i movimenti neo-nazisti che si sentono legittimati a riprendersi spazi pubblici. E questo nonostante Lealtà e azione mantenga tra i propri personaggi di riferimento il fondatore della Guardia di ferro rumena, l’antisemita Cornelius Codreanu, e l’ex generale delle Ss Leon Degrelle. Senza contare che il vero cuore di Lealtà e azione è rappresentato dal movimento Hammerskin che ha stretto un patto di ferro con l’internazionale nazi-fascista di Blood&Honor, la cui insegna si compone della Totenkpf, il teschio delle divise delle Ss.
Oggi, poi, l’onda nera dai municipi e dai convegni si è spostata nelle piazze. Nelle ultime settimane si sono registrati già tre scontri tra neo-nazisti e antagonisti. Un clima da anni Settanta che preoccupa. Il primo aprile la tensione sale nel quartiere del Gratosoglio, quando un militante di Forza Nuova viene fermato mentre tenta un’aggressione ai danni di un gruppo di antagonisti. In tasca ha un tirapugni. Sarà denunciato. Poche ore dopo, a tarda sera, sui Navigli, un gruppo di venti persone di estrema destra aggredisce un ragazzo, costringendolo, addirittura, a gettarsi in acqua.
Infine sabato 8 aprile, un giovane ultrà della Juventus che indossa la divisa di ordinanza con la scritta “Allarmi siam vichinghi”, ricordando il gruppo dei tifosi bianconeri Viking e il più celebre motto “Allarmi siam fascisti”, viene aggredito in via Gola, cuore dell’antagonismo milanese. Colpito con un casco, la felpa portata via. Questo il clima. Che porterà, il 25 mattina, i neofascisti a omaggiare al campo 10, non giovani sconosciuti rapiti dall’ideale repubblichino ma, ad esempio, Alessandro Pavolini, ultimo segretario nazionale del Partito fascista e capo delle Brigate nere.
Ma anche Francesco Colombo della Ettore Muti, polizia fascista che in via Rovello, dove c’è il Piccolo Teatro, allestì una camera della morte. Ma anche Armando Tela, luogotenente della banda Koch che a Villa Triste in via Paolo Uccello torturò decine di persone. Senza contare i nove volontari italiani nella 24ª e 29ª Divisione Granadier delle Ss.