L’inchiesta esiste ed è a Trapani, non a Catania né tantomeno a Siracusa: l’imbarcazione di una ong sarebbe entrata in azione trasbordando migranti senza un Sos dei potenziali naufraghi o una richiesta di intervento delle autorità italiane. Se tecnicamente la sua missione si avvicina molto a quel servizio taxi evocato dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, sotto il profilo penale si configura come favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Dalla Procura trapanese, secondo Panorama che ha anticipato la notizia, vengono fuori quegli elementi “utilizzabili’’ per contestare a una delle ong operanti nel Mediterraneo, ancora sconosciuta, il ruolo attribuito dal procuratore di Catania davanti alla commissione Shengen e ieri davanti alla commissione Difesa del Senato, ben oltre la “mission’’ del salvataggio in mare: intese con i trafficanti e trasporto di migranti sul suolo italiano.
Da mesi al quinto piano del Palazzo di giustizia l’ufficio guidato da Ambrogio Cartosio analizza le dichiarazioni di migliaia di migranti nell’ambito di numerose inchieste sulla gestione dei centri di accoglienza. Un lavoro condotto in silenzio, e non smentito dal capo “facente funzioni’’ della Procura (in attesa dell’arrivo del nuovo titolare, Alfredo Morvillo, cognato di Giovanni Falcone), che si limita a dire: “Delle inchieste in corso non parlo’’. Un’indagine che si avvarrebbe anche di un rapporto del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia sui movimenti in mare della Ong e che potrebbe portare la commissione presieduta da Laura Ravetto a valutare la convocazione del procuratore Cartosio, il quale, alla domanda se attende tale convocazione, e conseguentemente se è disponibile ad andare, ha dichiarato: “Non vedo le ragioni di una convocazione, comunque certo: se mi convoca il Csm che faccio, non vado?’’.
E se Cartosio si trincera dietro le affermazioni di principio (‘’Le Ong svolgono un’attività umanitaria preziosa di fronte alla quale tutte le persone civili che hanno senso di umanità devono essere grate’’) negando ogni scambio di atti giudiziari con Zuccaro e la Procura etnea, quelle ragioni, rivela oggi Panorama stanno nelle carte giudiziarie ancora segrete su cui magistrati e investigatori mantengono il massimo riserbo, lo stesso che ha consentito loro di lavorare fino ad oggi lontano dai riflettori della cronaca.
Non a caso, probabilmente, la Procura trapanese è la stessa che da anni indaga sulla gestione illecita dei centri di accoglienza, dove il giro di affari nel quale, oltre a numerosi politici, è coinvolto l’ex vescovo Francesco Miccichè, si calcola sui 35 euro al giorno per ognuno dei circa tremila migranti, che salgono a 80 per ciascuno dei 500 minori. Un modello di business criminale che l’ex procuratore Marcello Viola, oggi procuratore a Firenze, ha paragonato a quello di Salvatore Buzzi in Mafia Capitale e che oggi i suoi colleghi di Trapani vogliono scoprire se si è riproposto in alto mare, anzi, in prossimità delle coste libiche.