Napoli-Roma

Consip, Scafarto: “Woodcock chiese capitolo sugli 007”

Consip, il carabiniere a Pignatone: “Abbiamo commesso errori, chiedo scusa”

Di Vincenzo Iurillo e Valeria Pacelli
12 Maggio 2017

Non c’ è solo la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” attribuita erroneamente all’imprenditore Alfredo Romeo o il capitolo dei Servizi che – per i pm capitolini – segreti non erano. Nell’informativa del 9 gennaio sono diversi i passaggi che per la Procura di Roma sono stati riportati male. “Errori” – li definisce il capitano del Noe Giampaolo Scafarto nel suo interrogatorio davanti ai pm che lo accusano di falso – “da attribuire alla fretta di completare l’informativa” e si scusa. Anche la frase “il generale Parente è stato nominato all’Aisi da Tiziano Renzi”, pronunciata da Bocchino è sbagliata.

Riascoltando quella conversazione si è scoperto che l’ex parlamentare aveva detto “che l’ha nominato Renzi”. Come sono possibili questi errori? Scafarto, nel suo verbale di 7 pagine, spiega il metodo utilizzato: “Ho elaborato un protocollo di ascolto che prevedeva tre fasi: un primo ascolto da parte di un operante che redigeva un sunto e le informazioni essenziali della conversazione. Un secondo ascolto da parte di altro operante che verificava il contenuto dell’audio dall’altro e integrava sunto della conversazione. Un terzo ascolto affidato a un maresciallo che riascoltava e definiva il brogliaccio”.

L’errore sulla frase “Renzi l’ultima volta che l’ho visto”, l’ha spiegata così: “La discrasia non è contestabile ma escludo di avere avuto nella redazione dell’informativa consapevolezza di essa”. Stando allo schema investigativo spiegato ai pm, il capitano del Noe ha detto di aver basato questa parte dell’informativa solo sulla prima versione della conversazione e non sul brogliaccio finale che invece la riportava in modo esatto: “Posso pensare di avere avuto solo una prima versione del file relativa al sunto, e di avere utilizzato questa”.

E poi c’è il capitolo dei Servizi segreti: i pm ritengono che “scientemente” Scafarto abbia omesso di inserire il dato che una delle persone “sospette” era stata identificata (partendo dalla targa della jeep). In sostanza, Scafarto ha spiegato di non aver inserito questo elemento perché “irrilevante”. Quando però i pm gli contestano alcune telefonate con i colleghi in cui diceva invece che si trattava di “una scelta investigativa”, lui risponde che è la stessa cosa. E non convince i magistrati.

È sbagliata anche la parte dell’informativa in cui si fa riferimento a un appartenente all’Aisi, che avrebbe dovuto aiutare Romeo o smascherare le intercettazioni: “Nell’ottica di acquisire informazioni e di avere notizie in merito può essere letto l’appuntamento che Romeo ha riportato nella sua agenda il 25 marzo 2016, ovvero all’indomani della scoperta del virus spia, con G.P. (carabiniere fuori ruolo in forza all’Aisi)”. In realtà G.P. per i pm sarebbe un dipendente della Romeo Gestioni. Inoltre il virus spia era stato installato solo successivamente a quella data.

Su come sia nato il capitolo 17 dell’informativa, Scafarto ha spiegato che “la necessità di compilare un capitolo specifico, inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai Servizi segreti, fu a me rappresentata come utile da Woodcock che mi disse: al posto vostro farei capitolo autonomo su tali vicende, che io condivisi”. E nulla di strano: Henry John Woodcock era il pm per il quale lavoravano che ha consigliato di racchiudere tutti gli elementi che gli prospettavano in un unico capitolo. Il verbale ieri è stato trasmesso anche alla Procura di Napoli. E non deve essere piaciuto molto. In una nota, il procuratore Nunzio Fagliasso ha fatto sapere di non aver mai espresso in passato la propria fiducia nel Noe: “Questo Ufficio avverte l’esigenza di ribadire che la Procura della Repubblica di Napoli non si è mai pronunciata sulla conferma, o meno, della fiducia al Comando”.

La stampa se ne è occupata il 12 aprile 2017, senza ricevere alcuna smentita. Fino a ieri. Inoltre se Napoli non avesse più voluto fare indagare il Noe, gli avrebbe tolto la delega. Cosa che non è avvenuta. Anzi nella nota del 12 aprile la Procura spiegava che “le iniziative investigative assunte, da Roma”, “non sono connesse a quelle per le quali procede questa procura, allo stato non hanno alcun riflesso sulle indagini del Noe su delega di questo ufficio”.

La nota però suonava più come un avviso ai naviganti, in generale. In particolare al sostituto procuratore Henry John Wookcock. E ieri nel palazzo di giustizia, infatti, circolava la voce di una sua possibile rimozione dall’indagine su Alfredo Romeo e l’affaire dell’ospedale Cardarelli. Nulla per ora di concreto.

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