“Fumo negli occhi. La nuova legge sulla tortura è un’ipocrisia, non deve essere approvata così com’è passata al Senato. Le torture della caserma di Bolzaneto del G8 di Genova con queste norme non sarebbero punite. Ricordo un uomo al quale divaricarono le dita di una mano, gliele strapparono fino all’osso. Niente, non sarebbe punito come tortura. Ricordo le donne cui urlarono puttane ebree qui siete ad Auschwitz vi violenteremo. Nemmeno questo sarebbe punito come tortura. È una legge inutile. Falsa”.
Roberto Settembre, lei è stato giudice di appello per le violenze inaudite di Bolzaneto. Della lotta alla tortura ha fatto un impegno di vita (ha scritto il libro Gridavano e piangevano, Einaudi). Adesso, dopo 16 anni, anche in Italia è arrivata una legge contro la tortura. Ma a lei, come alle vittime del G8 di Genova 2001, proprio non va bene…
Non va approvata. I cittadini devono mobilitarsi perché sia cambiata. Così non serve a niente. Sembra scritta per non punire.
Ma allora perché si è arrivati a questa legge?
Perché l’Italia da decenni è stata messa in mora da tutti gli organismi internazionali. Ma la tortura è il delitto più grave che lo Stato possa compiere. Il più odioso. È un reato che può essere commesso soltanto dallo Stato che esercita il suo potere gigantesco su cittadini inermi.
Perché questa legge, secondo lei, proprio non va bene?
Primo, perché è previsto che possa esserci la prescrizione. Invece dovrebbe essere un reato imprescrittibile, come l’omicidio premeditato. Sennò, per fatti come quelli di Bolzaneto, non si arriverebbe mai alle condanne perché le indagini sono molto complesse e lo Stato, contando sulla prescrizione, potrebbe, come a Genova per i fatti del 2001, cercare di prolungare indefinitamente l’inchiesta. Non solo: la nuova legge prevede che i comportamenti debbano essere reiterati. Prendiamo l’uomo cui hanno divaricato le dita fino a strappargli i legamenti… è un gesto unico, senza reiterazione. Non sarebbe tortura.
E poi c’è la questione della tortura morale…
Già, la tortura non è soltanto fisica. Pensate se vi puntassero una pistola alla tempia, se vi minacciassero di morte, se vi dicessero ‘puttana ebrea ora ti violentiamo’. Queste cose al G8 di Genova sono successe. Perché sia tortura, dice la nuova legge, deve esserci un referto che prova il danno psicologico. Non basta che sia provato il comportamento. Così non si punirà mai nessuno.
Abbiamo atteso decenni. Sono passati 16 anni dai fatti terribili del G8 di Genova. Perché una legge che non punisce?
C’è forse paura che il reato di tortura sia strumentalizzato contro le forze dell’ordine da persone in malafede. Ma all’estero, dove esistono leggi anti-tortura efficaci, non accade, non vedo perché dovrebbe succedere da noi. E poi ci sono comunque i giudici che devono stabilire ciò che è successo. In Italia, però, si vuole evitare di sottoporre le forze dell’ordine a un processo.
I torturatori resteranno ancora impuniti?
Sì. Quando c’è una vittima di tortura l’evento è chiaro, c’è un corpo martoriato che era nelle mani del potere. E bisogna soltanto stabilire chi sono i colpevoli. Ma con questa legge invece di individuare le responsabilità bisognerà di volta in volta andare a capire se era tortura o meno. Spaccare il capello in quattro. Un lavoro impossibile che finirà in prescrizione.
Lei ha ancora davanti agli occhi le vittime di Bolzaneto?
C’era gente che è stata denudata, costretta a posizioni dolorosissime. Ragazzi ustionati con accendini, chiusi in celle dove venivano spruzzati gas asfissianti, costretti a urinarsi addosso; giovani che non potevano dormire o vestirsi. Ragazze insultate e minacciate di violenze di ogni genere. Con questa legge le vittime non avrebbero giustizia.