L’intervista - Luca Zaia

“La foto con Donkor la rifarei ancora, la Lega non è razzista”

Il governatore del Veneto commenta gli insulti ricevuti sui social: “Non si giudica la gente in base al colore e alla religione”

4 Giugno 2017

Il razzismo si condanna sempre. Se pensano che noi leghisti siamo dei razzisti, che il nostro è un partito razzista si sbagliano di grosso. Qui c’è gente che crede ancora che le persone si possano giudicare in base al colore della pelle, alle scelte sessuali e al credo religioso. Vai a vedere sui social e trovi tipi che negano ancora l’Olocausto degli ebrei. Pazzesco!”. Luca Zaia non si ferma più. Due giorni fa ha postato su Facebook una sua foto accanto a un calciatore di colore – il ghanese Isaac Donkor, interista in prestito al Cesena – e subito gli sono piovute addosso le critiche anti-immigrati degli opinionisti da social. Tipo: “Altro che Inter, sembra un profugo”. Oppure: “Così perdi voti”.

Ora il leghista fa la parte di quello che difende i migranti?

Io non sono mai stato razzista. Non mi va chi dipinge così i leghisti. Il Veneto, che amministro, ha 517mila immigrati regolari, gente perbene. Siamo la terza regione in Italia per numero di immigrati.

Sta diventando moderato?

Chi viene qui con un progetto di vita e sposa i nostri valori è benvenuto.

Ma lo sa cosa è successo due giorni fa al suo collega Giovanni Toti, governatore della Liguria?

No.

Un tizio su Facebook gli ha chiesto “Quando rimpatriamo le bestie straniere?” e lui gli ha risposto “Appena andiamo al Governo”…

Probabilmente Giovanni aveva letto soltanto una parte del discorso.

Toti ha detto che lui risponde a tutti sui social.

Io no. Queste cose non mi interessano. I social li uso per informazioni istituzionali. Però non banniamo mai nessuno. Ognuno può dire la sua.

Sembra il mondo capovolto: il leghista buono e il centrista che perde la moderazione…

Io mantengo la mia posizione dura e intransigente. Per gli altri tolleranza zero. Vedo che nella mia regione ci sono 500mila poveri tra i veneti. E prima credo di dover aiutare i miei.

La distinzione tra immigrati regolari e irregolari…

Esatto, io sono per il rispetto delle regole. In Veneto, invece, l’80 per cento dei migranti sono irregolari.

Ma così non si rischia la distinzione tra disperati con il ‘bollino blu’ e quelli senza? E chi ha fame… anche se non arriva da zone di guerra?

Bisogna aiutare chi soffre, ma noi veneti ci facciamo delle domande: vediamo arrivare un sacco di immigrati e sono tutti maschi. Ti chiedi dove hanno messo le compagne e i figli. Poi li vedi tutti in perfetta forma fisica e con lo smartphone, ma quando ero bambino gli africani che morivano di fame avevano tutti la pancia gonfia. Questi oggi mi sembrano diversi. Però adesso il discorso mi pare un altro…

Quale?

Io sono andato a un incontro, c’era tanta gente. Mi si avvicina questo ragazzo che vive in Italia da quando aveva otto anni. Che è figlio di gente perbene. Ovviamente mi faccio una foto con lui, la rifarei mille volte, non me ne frega niente se è bianco o nero. Se viene dal Ghana o da New York. E il giorno dopo mi ritrovo questa roba su internet…

Anche lei punta il dito contro i social network…

È il terzo caso in pochi mesi. Da Bebe Vio al dj Fabo, si leggono cose orrende. Guardi, io li divido così: ci sono quelli che scrivono appena vedono la foto, senza nemmeno leggere e capire. Se avessero visto Donkor con la maglietta dell’Inter non avrebbero aperto bocca. Poi ci sono i dietrologi che non sopporto, fai una foto con un migrante e pensano che chissà perché l’ho fatta… per prendere i voti dei migranti. E poi ci sono i razzisti da condannare sempre. Punto. Ma quelli sui social sono anche razzisti senza ideologia, gente che mica ha letto il Mein Kampf o chissà cosa. Parlano per parlare, persone che poi magari se un immigrato lo vedono davvero sono anche capaci di aiutarlo. E poi ci sono i leoni da tastiera, quelli che diventano moralisti dietro lo schermo del computer.

Siamo diventati un popolo di opinionisti?

Queste storie sono la prova che la tecnologia corre più delle leggi. Se lei offende qualcuno sul Fatto poi ne è responsabile. Invece sui social… Il problema è che questa gente trova legittimazione così.

Però tanti politici la rabbia dei social la cavalcano…

A me viene la nostalgia del Bignami. Quei libri che in cento pagine c’era un anno di storia e che noi studiavamo chiusi in camera per non farci scoprire… Oggi c’è chi si fa un’idea leggendo un post di tre righe. È la sublimazione del ‘non approfondimento’. Ma un post non si nega a nessuno. Come in Parlamento un ordine del giorno non si nega a nessuno.

Processiamo i social?

Sono tutti Nobel con un post. Ma approfittiamo di questa occasione per affrontare soprattutto il razzismo. Io ho una posizione dura sull’immigrazione, e non la cambio, ma razzisti no. Mai.

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