Ci siamo. La scuola è finita e un vecchio terribile dilemma torna a tormentarci: dove piazziamo i nostri figli? A parte i più piccini della materna, che resterà aperta fino al 30 giugno, i bambini sono già diventati un problema, palleggiati tra la mamma dell’amichetto che non lavora e la zia di buona volontà. Quelle dei primi giorni, però, sono solo situazioni temporanee.
Il salasso del centro estivo per i genitori che lavorano è inevitabile e può arrivare in media a 632 euro in un solo mese. Solo se abbiamo la fortuna di trovare posto in una delle strutture pubbliche messe a disposizione dai Comuni la spesa è più contenuta: in media 262 euro al mese a marmocchio. Alla ricerca della soluzione perfetta, nelle prossime settimane rischiamo di spendere un patrimonio: sarà meglio affidarli ai nonni e alla tv, per risparmiare o lasciarli con la baby sitter? In parrocchia o al centro sportivo? E soprattutto, quanto ci costerà quest’anno il lusso di lavorare d’estate?
“Prima di scegliere il centro estivo più adatto, bisogna concedere ai bambini qualche giorno di pausa. Alla fine della scuola sono molto stanchi e nervosi. Per qualche giorno hanno bisogno di rallentare le attività, di annoiarsi un po’, meglio se in compagnia di un’amica o un amico”. A parlare è la psicologa e psicoterapeuta Maria Beatrice Toro, docente dell’Università Pontificia Auxilium di Roma e autrice del saggio Crescere con la mindfulness. Guida per bambini e adulti sotto pressione (Franco Angeli).
“Meglio evitare lunghe giornate al chiuso, almeno d’estate” – suggerisce la professoressa Toro – i nonni, quando si ha la fortuna di averli ancora attivi, sono un’ottima soluzione purché non vengano sfruttati in modo esagerato e abbiano piacere a portarli fuori, magari in una breve vacanza, senza viziarli esageratamente e concedergli un abuso di cibo, TV e giochi elettronici”.
In mancanza dei nonni dei nostri sogni, non ci resta che il centro estivo. Ma quanto ci può costare? Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Osservatorio sulle famiglie di Federconsumatori, elaborato sulle rilevazioni della scorsa stagione, il costo medio settimanale di un cento estivo presso una struttura privata è di 158 euro. La spesa si dimezza a 83 euro se i bimbi frequentano fino alle 14. Se poi riusciamo a strappare la possibilità di provvedere noi al pranzo al sacco e di portare la merenda da casa, il costo della settimana si può ridurre fino a 75 euro a bambino.
Si riesce a spendere ancora meno, se il centro estivo è organizzato all’interno di una struttura pubblica: in questo caso il costo oscilla tra i 46 euro a settimana per la mezza giornata e i 66 euro per il giorno intero. I posti sono molto ambiti e in tanti Comuni le iscrizioni sono già chiuse, ma vale la pena tentare comunque, dal momento che molte amministrazioni, come quella di Milano, accettano ancora richieste da mettere in lista d’attesa, anche se fuori tempo massimo.
I prezzi ovviamente salgono se la preferenza cade su corsi di lingue o su sport più costosi come equitazione o vela. I centri estivi più gettonati restano quelli che offrono corsi di inglese: in questo caso il costo schizza oltre i 200 euro a settimana a bambino. I laboratori artistici o scientifici hanno fatto registrare una spesa più bassa, pari a 154 euro a settimana, mentre quelli organizzati in campagna, nelle fattorie vicine alla città, costano mediamente 139 euro. Le strutture che offrono la possibilità di praticare più sport sono invece più costose: la spesa media qui è di 170 euro a settimana.
Con la vastissima offerta, allora, secondo quali criteri dobbiamo scegliere? “Se i nostri figli non hanno mostrato particolari disagi, possiamo optare per un centro estivo generico, organizzato con attività all’aperto”, risponde la professoressa Toro. Che aggiunge: “L’organizzazione del tempo è meno strutturata della scuola e offre la possibilità di un confronto comunicativo e l’occasione di fare amicizia e gestire i conflitti in autonomia”. In mancanza del cortile, dove abbiamo trascorso tanto tempo libero in compagnia della banda del palazzo, sotto la supervisione di qualche vicina brontolona, insomma, la possibilità di avere un piccolo gruppo di amici al di fuori della scuola con cui ciondolare e magari misurarsi è un’esperienza preziosa per i nostri figli. “Se il bambino è molto timido e inibito”, continua la psicoterapeuta, “meglio un centro estivo più strutturato, magari con attività didattiche legate allo studio di una lingua lingua o all’osservazione della natura”. E conclude: “A un bambino agitato e irruento suggerisco un centro estivo con molte attività sportive, in cui ci siano poche pause e scarse occasioni di annoiarsi, e magari con la possibilità di dormire qualche notte fuori”. Mano al portafoglio, quindi, e bando ai sensi di colpa. Le vacanze sono vicine.