Il mondo FQ

Massa Carrara, le carte – I carabinieri picchiatori di Aulla: “Il pm deve morire male”

“Uccidere un marocchino e fingere che abbia preso la pistola del maresciallo”. Botte agli stranieri, ma anche multe per vendetta e rapporti sessuali "estorti"
Massa Carrara, le carte – I carabinieri picchiatori di Aulla: “Il pm deve morire male”
Icona dei commenti Commenti

Il pm Iacopini deve morire. E male anche”. Parola di brigadiere. Questo per capire l’aria che tirava nella caserma di Aulla (Massa-Carrara). Ma c’è un’altra frase intercettata che racchiude l’inchiesta: “Dove non arriva la giustizia, arriva l’ingiustizia”. È la morale dei carabinieri indagati in Val di Magra. In pratica: orinare nei letti degli immigrati, picchiarli, violentarli. Poi discorsi mafiosi, contravvenzioni fatte per vendetta. E uno stillicidio di frasi razziste. Per non dire degli accertamenti in corso per scoprire se la mazza d’acciaio sequestrata non abbia ucciso qualcuno. Le 203 pagine dell’ordinanza che ha portato a 4 arresti (uno in carcere e 3 ai domiciliari) e a 4 divieti di dimora sono il ritratto di 4 caserme – quella di Aulla interamente indagata, ma anche quelle di Albiano Magra, Licciana e Pontremoli – che sembrano un regno a sé.

Noi come la mafia. Ecco la conversazione tra due carabinieri intercettata il 16 dicembre 2016: “Quello che succede all’interno della macchina… rimane all’interno della macchina, non deve scoprirlo nessuno, dal brigadiere in su. È cosa nostra, proprio come la mafia!”. Il linguaggio mafioso è all’ordine del giorno. Scrive il giudice Ermanno De Mattia: “Dalle intercettazioni emerge che il maresciallo Leoni viene accusato dagli altri di essere un ‘infame’ perché non aveva coperto i commilitoni che avevano smarrito un caricatore della pistola”. Da qui un colloquio definito dal gip “particolarmente inquietante”: “Nell’ufficio di Leoni c’era una pistola sul tavolo”. E l’altro: “Era da prendere e sparare al marocchino”. Ancora: “Con la pistola di quell’altro… Poi gli metti la pistola di Leoni in mano e dici… il maresciallo ha lasciato la sua pistola sul tavolo, il marocchino l’ha presa e io gli ho dovuto sparare”.

Negri bestie. Piccola antologia di frasi razziste delle caserme della Val di Magra: “I negri sono scimmie”, “i negri devono magnare banane”, “mettere le mani addosso ai marocchini mi fa schifo perché puzzano”, “Se avessi i missili sbriciolo lui e la sua famiglia”. Parole e tante botte. Un carabiniere, riferisce il gip, si vantava delle bravate su Facebook. “C’è un negro – dice un appuntato – gli ho messo la pistola in bocca. Ho detto che se devo andare in galera ci vado per qualcosa”. E un pestaggio continuo, a sentire le intercettazioni: “Qui menavamo di brutto”, “Lo hanno gonfiato come una zampogna”. “Con il teaser gli ha dato tre scariche elettriche”. Seguono cori da stadio: “Stupendo!”, “Grande!”. C’è perfino un marocchino costretto a pulire il proprio sangue che ha macchiato il citofono della caserma. Fino alla violenza sessuale, un dito nell’ano a un arabo con la scusa di cercargli droga nell’intestino, quando i regolamenti chiedono una radiografia. Botte anche ai polacchi: “Metti la mano qua”, registra la cimice, quindi il rumore di un colpo, un altro. Il ragazzo implora: “Signore!”.

Multe e gomme tagliate. Il 3 febbraio 2016 i militari trovano un’Alfa senza contrassegno assicurativo. Tirano fuori un coltello e bucano le gomme. Fino a episodi grotteschi: “Gliel’avevamo promesso a quella sarta… che ti chiede 50 euro per un risvolto dei pantaloni”. E scatta la sanzione della “cintura”: “L’abbiamo seguita… avrà fatto 500 metri senza cinture…”. Sanzioni date per vendetta, dicono i pm, e decine di verbali falsi. Dove si inventerebbero reazioni, fughe e occultamenti di droga. Roba che un innocente si becca anni di galera.

Il caso “cazzo di gomma”. “Quando se fa la pattuglia c’è un momento per lavora’ e un momento per farci i cazzi nostri”, teorizza un carabiniere. E si va a cena fuori zona.

A dicembre viene sequestrata la merce di un ambulante. Il pezzo più pregiato è il “cazzo di gomma… che però se l’è fregato un collega, ci ha fatto pure le foto al piantone”.

Altri passatempi sono meno innocui: “L’appuntato dopo aver contestato a una marocchina di aver guidato con una patente non valida in Italia, per annullare il verbale otteneva un rapporto sessuale a casa di lei”; ciliegina sulla torta: “Nell’orario di lavoro”. C’era anche tempo per denunciare una falsa rapina e coprire il figlio di un appuntato che ha perso il Samsung S6.

Moglie pestata a sangue. Un carabiniere “picchia la moglie al ristorante”. Lei, disperata, al telefono gli dice: “Io sono tutta rotta, mi fa male la colonna vertebrale per i pugni che mi hai dato. Ho la faccia piena di bernoccoli”.

L’avvocato minacciato. L’inchiesta parte da un avvocato italiano che aveva denunciato i pestaggi subiti dal suo cliente. Ma al telefono, racconta il legale, il maresciallo lo “invita” a ritirare le accuse: “Ci vediamo per strada”. Aggiungendo poi: “Ti lascio a piedi”, cioè ti ritiro la patente. Addirittura un marocchino ha testimoniato che i carabinieri gli avrebbero chiesto di incendiare l’auto dell’avvocato.

L’amico maggiore. Il carabiniere si vanta: “Ho parlato con il maggiore amico mio… ‘io non faccio nessuna richiesta’”. Insomma, l’alto ufficiale avrebbe garantito protezione. Millanterie? Una cosa è certa, i carabinieri indagati erano pronti a vendicarsi: “Finita ’sta storia non c’è pietà per nessuno”.

È stata un’inchiesta dura: ad Aulla centinaia di persone in piazza con Maurizio Gasparri e diversi sindaci per sostenere i carabinieri indagati. Tra gli stessi investigatori c’è chi ha lasciato l’incarico in polemica. Ma i pm insieme con i carabinieri che hanno indagato sui propri colleghi hanno raccolto 18mila pagine di documenti.

Resta in contatto con la community de Il Fatto Quotidiano L'amato strillone del Fatto

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione