Quanto accaduto sui voucher dimostra la debolezza della politica, la sua paura di interferire sui poteri economici. Ormai si rassegna”. Oggi il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, sarà in piazza San Giovanni a Roma per una manifestazione nazionale organizzata dal suo sindacato. E il tema centrale sarà la marcia indietro del governo sui voucher.
Tornate in piazza. Ma serve ancora farlo, nel 2017?
Serve eccome, per dimostrare che esiste un’altra idea, un’altra proposta. Non si tiene aperta una prospettiva diversa stando zitti.
Magari è solo una battaglia di retroguardia, che lascia indifferenti i più.
Secondo un sondaggio che abbiamo commissionato, per la maggioranza degli intervistati facciamo bene a protestare. Ma la cosa più interessante è che la gente è informata, sa di cosa si parla.
Però il governo ha reintrodotto ugualmente i voucher: solo per timore del vostro referendum?
La paura di confrontarsi con i cittadini ovviamente è stato il primo fattore. Ma c’è anche un altro timore, quello di cambiare rotta rispetto a politiche sul lavoro che ormai sono tutte nel segno della precarietà, e dell’abbattimento dei diritti.
Il Pd sotto Renzi è diventato definitivamente liberista?
Io ricordo che c’era chi, nel 2014, prometteva che la precarietà sarebbe scomparsa. E invece è aumentata.
Si potrebbe obiettare che così va il mercato, ovunque.
No. Il tema vero è che da certe forze non emerge un’idea alternativa sul lavoro e sulla società, o su come si regola la globalizzazione. Si preferisce delegare alle imprese, e lasciare che affrontino la crisi precarizzando il lavoro, con una competizione al ribasso.
I voucher però servono alle imprese. Altrimenti dilagherebbe il lavoro nero.
Il lavoro nero è cresciuto, nonostante i voucher. E per le imprese ci sono i contratti stagionali, quelli per i fine settimana o a giornata.
Il Pd non avrà idee, ma non è che a sinistra vada meglio. In Senato Mdp, Sinistra Italiana e i rappresentanti di Campo progressista hanno votato in ordine sparso sui voucher. Brutto, no?
Io auspico che questa sia una fase interlocutoria, di ricostruzione. E che il lavoro resti una discriminante su cui unirsi.
Il no alle nuove forme di lavoro non sa di rosso antico?
Faccio notare che Corbyn in Gran Bretagna ha ottenuto una grande affermazione coniugando la difesa dei diritti sociali con la modernità. Non sono concetti in contraddizione, nonostante quelli che dipingono i diritti come un retaggio novecentesco.
Oggi Campo Progressista sarà in piazza con voi.
Le nostre piazze sono aperte a tutti. E preferisco gioire per chi ci sarà piuttosto che lamentarmi per gli assenti.
Ma per unirsi la sinistra ha davvero bisogno di un federatore come Pisapia?
Non si deve partire da un leader, ma da un programma condiviso.
Alternativo a quello di Renzi?
Alternativo a certe politiche, come quelle sul lavoro. I nomi lasciano il tempo che trovano.
Non pare. Ha visto che attenzione verso Romano Prodi? Pisapia lo ha addirittura riproposto come candidato premier.
È la dimostrazione che la politica della rottamazione non solo non rinnova, ma impedisce il ricambio e la formazione di una nuova classe dirigente. La politica fatta sui social e a colpi di primarie non costruisce: mancano luoghi di partecipazione.
Oggi scenderete in piazza. E poi?
Faremo ricorso alla Consulta sui voucher, per violazione dell’articolo 75 della Carta (quello che regolamenta il referendum, ndr). Nessun giurista finora ci ha smentito. E porteremo avanti la nostra Carta dei diritti del lavoro.