“Non vedevo la gente così vitale e vivace dai tempi del terremoto del 2012, quando si incontrava nei bar, parlava, sorrideva, felice di essere sopravvissuta”. Il rocker modenese Stefano Piccagliani un po’ vuole provocare, un po’ dice sul serio: la città aveva bisogno di una “scossa”, anche se quella di Vasco Rossi è di tipo diverso dal sisma che cinque anni fa ha devastato l’Emilia Romagna.
I numeri che esaltano i fan e inquietano i modenesi sono stampati ogni giorno sui giornali locali da mesi: al mega-concerto di sabato ci saranno 220.000 persone per una città di 180.000 persone, 22.000 pernottamenti, 6 milioni di euro di indotto e una sfida logistica senza precedenti per la città della Ghirlandina. “Molta gente si scriverebbe volentieri questa invasione, ma sono gli stessi che poi ne parleranno per i prossimi 20 o 30 anni, già si prevedono le balle, quelli che racconteranno di aver portato loro Vasco dal sindaco così come da trent’anni c’è una folla che sostiene di aver sempre bevuto al Bar Italia con Victor Sogliani dell’Equipe 84 o di aver avuto la mamma che dava ripetizioni ad Augusto Daolio dei Nomadi”, sogghigna Stefano Piccagliani.
Quella che il modenese Francesco Guccini chiamava “piccola città bastardo posto” non si sente più capitale di nulla almeno dai tempi in cui Luciano Pavarotti riuniva al parco Novi Sad Bono e gli amici rock star per il suo show di beneficenza. Come ha scritto il direttore della Gazzetta di Modena Enrico Grazioli, lo show di Vasco comporta tanti disagi ma resta una benedizione, “non per i numeri da record di cui vantarsi o dannarsi in ragione del bilancio finale, ma per aver provato a confrontarsi con ciò che sembra impossibile, superfluo, fine a se stesso o a vantaggio di pochi, arido: e invece semina, ridisegna allargandoli i confini del possibile per una città che di sognare e godere ha ancora voglia”.
I modenesi si dividono in 4 categorie: gli entusiasti, che passano ogni sera dalle parti del Modena Park (volgarmente noto, prima di Vasco, come parco Ferrari); quelli terrorizzati, divisi in due sottoinsiemi: chi è già fuggito sull’Appennino a distanza di sicurezza e chi resta a presidiare casa perché se anche suona l’antifurto quella sera la polizia avrà altro da fare; quelli che cercano di fare affari: gli alberghi sono esauriti, se una camera si libera la tariffa arriva a 800 euro per quella notte, poi c’è chi affitta casa (1.000 euro in tre giorni) e chi ha indetto apposite riunioni di condominio per stabilire il numero massimo di persone da ospitare sul tetto del terrazzo condominiale. L’ultima categoria è di quelli che con questa iniziativa si giocano la carriera, a cominciare dal sindaco (Pd) Gian Carlo Muzzarelli: o grande trionfo, o grande disastro, il caos davanti ai maxi-schermi di Torino per la finale di Champions League ha reso evidenti i rischi. Se sarà trionfo, pare che ci sia già un accordo tra la società di produzione del concerto, Livenation e il Comune per cinque anni di eventi a 500.000 euro l’anno. Si vedrà, intanto bisogna sopravvivere a questo concerto. La “zona rossa” blocca mezza città, da giorni il traffico ne risente, e tra domani e sabato Modena sarà in gran parte sospesa, tra negozi chiusi e servizi essenziali garantiti con procedure d’emergenza, con gli ospedali pre-allertati con i posti letto tenuti liberi perché non si sa mai (non tutti i fan di Vasco sono dei ragazzini, peraltro). Il momento critico sarà la fine del concerto: far defluire 220.000 persone in auto non sarà facile, per questo ci saranno eventi notturni, come i locali del centro e la mostra dedicata a Vasco (c’è pure il cancello della sua casa di Zocca) aperti fino a tardi.
Pur tra mille timori, da giorni i modenesi sorridono, sulle note che ogni sera arrivano dal palco dove – dicono – Vasco arriva sempre in elicottero da Rimini. “Coca cola sì, Coca cola… a me mi fa impazzire… con tutte quelle tutte quelle bollicine…”. Tutti dicono di sentire sempre Bollicine che arriva dal Modena Park.