Orfano del ruolo di sindaco di Agropoli (Salerno) – per il quale aveva esaurito i due mandati – il re delle ‘fritture di pesce’ Franco Alfieri potrebbe essere riciclato come capo della segreteria politica del governatore della Campania Vincenzo De Luca. Con stipendio consono all’incarico, vicino ai 100mila euro lordi. Nomina imminente, questione di pochi giorni, forse già lunedì, scrive il quotidiano Cronache di Salerno che sbatte le fritture in prima pagina e definisce la nomina una “cambiale elettorale” che Alfieri porta all’incasso da De Luca. L’indiscrezione suscita reazioni curiose nella loro discordanza: la smentita dei collaboratori della comunicazione di De Luca, interpellati da ‘Il Fatto’, e la conferma di Alfieri. “Potrebbe essere – dice l’ex sindaco Pd – non sono stato ancora nominato, ma da un po’ di giorni le notizie circolano. Certo, io sono abituato a dire e commentare le cose quando avvengono. E, per ora, non sono ancora avvenute”. Però un commento gli sfugge: “Sarebbe un ruolo di grande responsabilità e di grande impegno. È chiaro che per chi è abituato a fare politica da decenni, una cosa del genere può solo lusingare”.
Alfieri di fatto è già nello staff di De Luca, sin dall’insediamento: è consigliere del governatore in materia di pesca e agricoltura a titolo gratuito. Diventare capo della segreteria politica sarebbe una promozione, un balzo in avanti in termini di potere e di retribuzione. De Luca per quell’incarico finora ha scelto solo salernitani. Il primo è stato Nello Mastursi, dimissionato per l’inchiesta sulla sentenza che ha disinnescato la legge Severino, ebbe un ruolo in una scabrosa trattativa per la quale è in corso un processo a Roma, lui ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato a un anno e otto mesi. Il secondo è stato Alfonso Buonaiuto, ex assessore di De Luca a Salerno, dimissionato per presunti dissapori coi De Luca junior, lanciatissimi in politica.
Il Presidente della Campania si fida solo dei fedelissimi salernitani. Ed Alfieri corrisponde al profilo: vicino a De Luca da anni (“ma veniamo da storie diverse, io ero democristiano, Vincenzo proveniva dal partito comunista…”), due volte sindaco dem, decisionista, prosciolto per prescrizione da un’insidiosa accusa di corruzione nel processo Due Torri, divenne famoso già nel 2012 per una plebiscitaria rielezione a primo cittadino con il 92% dei consensi. Poche settimane fa il suo delfino, Adamo Coppola del Pd, si è ‘fermato’ al 74%. Ad Agropoli Renzi non soffre crisi di consenso. Alfieri poi è tornato famoso nel novembre 2016. Un audio di De Luca nel corso di una riunione all’Hotel Ramada di Napoli con 300 sindaci e amministratori campani, messo in rete su ilfattoquotidiano.it, lo chiamava in causa come esempio di “clientelismo” e modello da seguire per fare campagna elettorale per il Sì al referendum (e la Procura di Napoli ha messo sotto inchiesta De Luca per istigazione al voto di scambio). “Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare… – disse De Luca tra applausi scroscianti – come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella… Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”. Eppure il No vinse anche ad Agropoli.