Arriva la circolare dell’Inps e si scopre che i nuovi voucher, oggi chiamati PrestO e Libretto Famiglia, prevedono paghe orarie ben più basse di quanto si credeva. In primis, chi lavorerà alle dipendenze di non imprenditori non prenderà 10 euro netti all’ora bensì 8. I minimi per chi invece sarà impiegato nel settore agricolo saranno di soli 6,52 euro. Una sorpresa che in poche ore ha scatenato l’ira dei sindacati, i quali ora chiedono a Tito Boeri, presidente dell’istituto di previdenza, di correggere il tiro.
In questi giorni le associazioni datoriali stavano facendo pressione affinché si approvassero le norme attuative. A giudicare dalle reazioni, però, sembra che la fretta abbia creato qualche problema. La prima scelta che sembra incongruente rispetto a quanto scritto nella legge riguarda il Libretto Famiglia. L’emendamento alla manovrina correttiva dei conti pubblici – con il quale sono nate le nuove regole del lavoro occasionale – recita così: “Il valore nominale dei titoli di pagamento è fissato in 10 euro; per ciascun titolo erogato sono interamente a carico dell’utilizzatore la contribuzione alla gestione separata, stabilita nella misura di 1,65 euro, e il premio dell’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali, stabilito nella misura di 0,25 euro; un importo di 0,10 euro è destinato al finanziamento degli oneri gestionali”. Non una dicitura chiarissima, ma nelle scorse settimane non sembravano esserci dubbi sul fatto che nelle tasche dei collaboratori domestici dovessero restare 10 euro netti e che i contributi Inps e Inail fossero – appunto – “interamente a carico dell’utilizzatore”.
La circolare, invece, dice il contrario, indicando solo 8 euro come compenso a favore del prestatore. Due euro in meno, in pratica, per ogni ora di servizio. Una stranezza che non è sfuggita ai parlamentari di Articolo Uno Mdp, che da mesi contesta al governo la reintroduzione della nuova versione dei voucher. “La norma non lascia spazio alcuno ad interpretazioni – ha detto Giovanna Martelli, capogruppo in commissione Lavoro – È la prova di quanto avevamo denunciato: una normativa delicata come quella del lavoro occasionale non poteva essere approvata in fretta e furia con un emendamento ad una manovra economica”.
Ben più complessa la questione dei PrestO in agricoltura. In questo settore, infatti, la legge non dispone il minimo orario di 9 euro (come previsto per tutti gli altri) ma rimanda “all’importo della retribuzione oraria delle prestazioni di natura subordinata individuata dal contratto collettivo di lavoro stipulato dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”. Si applicano insomma gli accordi collettivi di settore. Il contratto nazionale dell’agricoltura contempla gli operai e i florovivaisti: queste due figure vengono rispettivamente divise in tre aree e per ognuna di esse è prevista una paga minima. Tuttavia esistono poi intese stipulate da sindacati e associazioni datoriali a livello provinciale, le quali naturalmente fanno lievitare le retribuzioni.
La circolare Inps fa una semplice operazione: applica a tutti semplicemente i minimi tariffari nazionali per i florovivaisti. Ovvero, 7,57 euro per l’area 1, 6,94 euro per l’area 2 e 6,52 euro per l’area 3. “ Questi importi indicati dall’Inps – denuncia Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil – oltre che essere inferiori ai 9 euro per ora prestata da tutti i lavoratori in altri settori con il PrestO, sono inferiori anche ai valori minimi previsti per le aree 1 e 2 dai contratti provinciali”.
Un esempio: secondo l’accordo valido nella provincia di Rieti, un florovivaista di area 2 guadagna minimo 8,869 euro all’ora: quasi 2 euro in più rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale, che sarà applicato ai colleghi pagati con i PrestO. “Un errore grossolano – ha denunciato Luigi Sbarra di Fai Cisl – che va corretto insieme, nell’ambito di un luogo di lavoro concertato con le parti sociali e in particolare con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, così come indicato dalla legge”.