Sì, viaggiare. Ma per dove? Il caldo è torrido, l’aria ti scotta la pelle, lo sguardo infila mulini e stagni artificiali da ogni lato della strada. È la via del sale. È l’immortale, antica arte delle saline; il benvenuto che Trapani offre al viaggiatore, prima d’omaggiarlo col suo barocco di pietre gialle. Ma non siamo qui per ammirare l’arte. Anche se Corso Vittorio Emanuele t’incanta, che più d’una strada sembra il pungiglione di un’ape, anzi la spada d’un pesce spada, che s’assottiglia e s’infila nel mare. E l’apre in due. Sicché il viaggiatore ha netta l’impressione: sono su una penisola. Minuscola. La minuscola penisola di un’isola. Non più larga d’un paio d’isolati. Ma non siamo qui per ammirare gli orizzonti. E allora sì, viaggiare. Ma per dove? Per Pantelleria, magari; forse per Ustica. O per le isole Egadi. O le Ionie. Viaggiare per ogni rotta che porta a una mazzetta. Seguiamo i soldi, sì. E vediamo dove s’arriva. Da Trapani ad Aosta. Una cartolina per ogni corruzione. Tra quelle scoperte in questo 2017. E il Grand Tour della mazzetta – sempre presunta, si badi, poiché le indagini sono ancora in corso – parte da qui, da via Ammiraglio Staiti dove il lettore potrà acquistare un biglietto e imbarcarsi su un aliscafo della Liberty Lines.
Che passione le isole “Filicudi, troppo bella, dobbiamo collegarla tutto l’anno”
Il viaggiatore ricordi che sta attraversando le onde del mare nostrum, nel senso del fascicolo d’indagine, così intitolato, dai pm delle Procure di Trapani e Palermo. In attesa dell’ormeggio, ricordi pure che ponte e poltrone sono state frequentate da turisti illustri, come il governatore siciliano Rosario Crocetta, al quale i carabinieri dedicano un intero capitolo delle loro informative: “L’interesse del presidente della Regione Rosario Crocetta al prolungamento stagionale della tratta Palermo-Isole Eolie”. Il punto è che la tratta di norma è prevista dal 20 giugno al 10 settembre. Ma secondo le accuse, Crocetta desiderava prolungarla anche più in là. E dire che persino l’armatore Ettore Morace – anch’egli indagato per corruzione – sospettava che si trattasse d’una “cazzata”. “Mi dice (Crocetta, ndr) sono stato a Filicudi, troppo bella, troppo bella, dobbiamo collegarla tutto l’anno”, racconta Morace intercettato, “Gli dico preside’ tutto l’anno a chi portiamo? Non portiamo a nessuno … è una cazzata, primo perché non portiamo nessuno in inverno, e secondo perché d’inverno saranno più i viaggi che sospendiamo che quelli che facciamo…”. Pure l’assessore regionale Giovanni Pistorio è dubbioso: “Il presidente ormai è partito con ‘sta cazzo di cosa di Filicudi… a che serve in inverno la linea Palermo-Milazzo... che cazzo vuole Crocetta… sicuramente si sarà emozionato a Filicudi che ci vuole andare tutto l’anno… e vuole poterci andare da Palermo ogni volta che gli aggrada”.
Cazzata o no, la tratta fu prolungata di 10 giorni. Fino al 20 settembre. Progetto sostenuto con 220 mila euro (soldi pubblici). Peraltro, una goccia nel mare del ricco plafond – 116 milioni – che la Regione assicura al monopolio della Ustica Lines, delle famiglie Morace e Franza che, insieme, gestiscono il cento per cento delle tratte marittime siciliane. Prima d’abbandonare l’aliscafo, infine, il viaggiatore sappia che un altro illustre nome della Repubblica è legato a queste onde del Mare Nostrum: il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture Simona Vicari – anch’ella indagata per corruzione – che dal Morace ha ricevuto un Rolex, dopo che un suo intervento, affinché l’Iva per gli armatori scendesse al 5% era andato – per così dire – in porto. Il Rolex, bisogna dirlo, Vicari l’ha restituito. Dopo l’indagine.
A questo punto, il viaggiatore interessato al Mazzetta Tour, può anche scegliere d’infilarsi in un taxi e proseguire per Palermo. Ma a differenza del deputato Mimmo Fazio – il quale, per perorare all’Antitrust a Roma la causa di Morace, “beneficiò di un servizio taxi con conducente, prenotato e pagato da Liberty Lines’’ – ricordi che dovrà pagare di tasca sua. Comunque vada, superata Punta Raisi, può visitare l’aeroporto di Palermo. Al visitatore non sfuggirà l’eleganza della scelta: corrompere e lasciarsi corrompere in un luogo intitolato “Falcone e Borsellino”.
Un grande classico Consulenze in cambio dei lavori alla villa
È qui che Giuseppe Liistro, ingegnere e responsabile dell’area manutenzione di Gesap, la società concessionaria dell’aeroporto, secondo l’accusa s’è lasciato corrompere per favorire l’imprenditore Giuseppe Giambianco: lo aiutava a ottenere “in via diretta e fiduciaria” una “pluralità di contratti di consulenza e progettazione” senza “alcuna selezione comparativa con altri operatori”. In cambio avrebbe accettato la progettazione “in forma del tutto gratuita” o “a condizioni di indebito favore” dell’ammodernamento della sua villa a Terrasini. È su questo che indagano la Procura di Palermo e la Squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti.
Da Palermo, il tour può proseguire per Catania, dove la Guardia di Finanza – guidata dal generale Antonio Nicola Quintavalle – indaga su un ente statale, la Pubbliservizi, dove sei funzionari, incluso il suo presidente Adolfo Messina, sono accusati di corruzione per aver affidato lavori ad alcune imprese “traendone svariate utilità”. E dal presidente Messina, passiamo all’omonima città dello Stretto, dove si consiglia un breve salto in Comune: si potrebbe visitare l’ufficio del funzionario Raffaele Cucinotta che, in cambio di soldi, favoriva negli appalti imprenditori legati al clan mafioso Santapaola-Romeo. Arrivati al porto, si può tornare sul traghetto che ci porta in Calabria – non potete sbagliare: sono tutti della coppia Morace-Franza – ricordando che l’armatore ha sì finanziato Crocetta, con 5 mila euro al suo movimento Riparte Sicilia, ma il governatore siciliano respinge fermamente ogni accusa. Varcato lo Stretto, il Grand Tour della mazzetta può proseguire nel Continente, dove si prevede un passaggio nella città di Gioia Tauro.
Et voilà… Via il debito con gli usurai del fratello della dirigente
Qui potreste passeggiare per il lungomare e ammirarne la riqualificazione (realizzata a metà), il centro polifunzionale (mai realizzato), la scuola (già inaugurata), 33 nuovi appartamenti (mai realizzati). Vi parrà subito evidente che il viaggio necessita di notevole fantasia, considerato il numero di manufatti tuttora inesistenti, ma sappiate che questi e altri appalti sono reali, per un valore di circa 20 milioni, e sono finiti nel mirino della Procura di Reggio Calabria e nel fascicolo “Cumbertazione” – parola traducibile come “accordo” o “inciucio” – che indaga per corruzione, truffa e turbativa d’asta.
Imperdibile – se amate i santuari della mazzetta – la visita d’un paio di luoghi. Si consigliano le ringhiere di casa Marcellini e l’ufficio tecnico del Comune di Gioia Tauro. Quest’ultimo è il regno della dirigente Angela Nicoletta, accusata di corruzione per aver favorito l’imprenditore Francesco Bagalà, ritenuto vicino alla cosca Piromalli. È attorno a lei che, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, ruotava il sistema degli appalti. In cambio di cosa? Bagalà salda un debito che il fratello della donna, Pasquale detto “Rocco”, aveva contratto con un usuraio della zona. E un paio di incarichi – sempre per il fratello – per circa 105 mila euro. L’impiegato dell’ufficio ragioneria del Comune, Francesco Marcellini, s’impegnava invece nel favorire il pagamento di alcuni lavori. In cambio, gli sostituiscono le ringhiere di casa. Secondo l’accusa, Marcellini favorisce l’indebita liquidazione, alla società “Cittadini Srl”, di 205 mila euro, invece dei 187 mila realmente approvati. Se così fosse, quelle ringhiere gliele avremmo pagate noi, al modico prezzo di 18 mila euro.
Soggiorni in alberghi come regalo “Villa Diodoro” a Taormina o “Colomba” a Firenze
Ora prendete l’auto, infilatevi in autostrada, e a 10 chilometri troverete lo svincolo di Rosarno: qui il Comune non c’entra più nulla, la stazione appaltante è l’Anas, ma l’assegnatario dei lavori è sempre lo stesso: Francesco Bagalà. Siete sulla principale arteria che collega la Salerno-Reggio Calabria al porto di Gioia. Quando ammirerete la perfezione dei lavori, ricordatevi dell’ingegnere dell’Anas Giovanni Fiordaliso, che forniva a Bagalà il format del file Anas, con relativo logo, grazie al quale l’imprenditore poteva compilarsi da solo la “relazione riservata del direttore dei lavori”. Poi firmata dallo stesso Fiordaliso. E se doveste mai passare dall’hotel “Villa Diodoro” di Taormina, o dal “Colomba” di Firenze, ricordatevi che lì Fiordaliso è stato ricambiato con soggiorni – per sé e famiglia – nei suddetti alberghi (oltreché ricevendo l’intramontabile Rolex). Se decidete di continuare in auto, potreste far sosta a Serra San Bruno, nelle montagne vibonesi, dove potreste incontrare il “Robin Hood” della Calabria. All’anagrafe, Nazzareno Salerno, imprenditore edile ed ex assessore regionale al Lavoro, alla Famiglia e alle Politiche sociali con il Pdl. Robin Hood rubava ai ricchi per donare ai poveri? Salerno aveva escogitato ben altro. Durante il suo mandato, doveva preoccuparsi delle famiglie disagiate, ma da assessore s’è occupato della società finanziaria Cooperfin. Le famiglie povere, infatti, avrebbero dovuto utilizzare dei fondi comunitari che, in origine, dovevano essere gestiti dalla finanziaria regionale “Fincalabra”. Salerno – chissà perché – decide che a gestirli sia un’altra società in house dell’ente: “Calabria Etica”. Il punto è che Calabria Etica, al contrario di Fincalabra, non ha i requisiti per gestire i fondi. E così, a sua volta, deve affidarsi a un’altra finanziaria: la Cooperfin. Per una strana combinazione, si scopre che a sua volta, la Cooperfin, finanzia a Salerno un prestito da 230 mila euro. E per un’altra bizzarra coincidenza, si scopre che il politico paga solo le prime rate, che peraltro gli vengono restituite attraverso un’altra società. Che sia una mazzetta da 230 mila euro? Secondo l’accusa, sì. E le famiglie povere? Pare che non abbiano visto un centesimo. Da Vibo, infine, si consiglia un salto a Lamezia Terme. Nel suo aeroporto, gestito dalla Sacal, chiedete di partecipare ai tirocini (pagati) per la formazione. Le “mazzette”, questa volta, si trovano nell’aula della formazione. In cambio dell’inserimento di alcuni nominativi, nella piattaforma Garanzia Giovani, dalla quale sarebbero stati attinti i tirocinanti, Angelina Astorino – referente del Centro Provinciale per l’impiego di Catanzaro – incassava la promessa che suo figlio avrebbe partecipato ai corsi della Sacal. In compagnia dei nominativi indicati dal presidente della stessa Sacal, Massimo Colosimo, e altri funzionari.
Risultato: tutti accusati di corruzione. Prima di prendere l’aereo, e viaggiare verso la prossima regione, un ultimo suggerimento. Un salto a Catanzaro. Per la precisione a Feroleto Antico. Dove la cooperativa “Jamal” gestiva un centro per i migranti richiedenti protezione internazionale. Il procuratore Nicola Gratteri ha scoperto che una funzionaria della prefettura, Nerina Rende, aveva una relazione sentimentale con Salvatore Lucchino, amministratore della “Jamal”. Sarà stato per amore che la donna avrà favorito la sua cooperativa, firmando il suo parere positivo alle ispezioni? E sarà stato anche per “un immobile a Feroleto Antico” e “un imprecisato corrispettivo economico”? Entrambi, secondo l’accusa, sarebbero serviti ad avviare un B&B. Se fosse pronto, vi avremmo consigliato il soggiorno, ma la Procura ci si è messa di mezzo. Quindi niente B&B. Scusateci. Sarà per un’altra volta.
3 – CONTINUAred.inch@ilfattoquotidiano.it
A questo ciclo di 8 puntate hanno lavorato Fabrizia Caputo, FrancescoCasula, Vincenzo Iurillo, Giuseppe Lo Bianco, Lucio Musolino, Valeria Pacelli e Andrea Palladino. Coordinamento: Antonio Massari. I lettori potranno mettere la loro impronta a questo progetto inviando segnalazioni per nuove inchieste all’indirizzo mail red.inch@ilfattoquotidiano.it