E pensare che il Comune di Venezia, all’inizio dell’anno, era ricorso a un docente ordinario di Diritto del lavoro dell’Università Ca’ Foscari, per abbattere i conflitti sindacali. Il sindaco Luigi Brugnaro gli aveva affidato un incarico di consulenza “finalizzato alla riduzione del contenzioso in essere, alla prevenzione dell’insorgere di nuovo contenzioso e al miglioramento delle relazioni sindacali”. Prestazione pagata 24.400 euro (Iva inclusa) per sei mesi di lavoro. Ma neanche questo è servito. Perché l’amministrazione veneziana è sommersa da un’acqua alta di conflitti che riguardano casinò e musei, ufficio del turismo e rinnovo del contratto integrativo.
Ciliegina sulla torta, a inizio agosto, una condanna per comportamento antisindacale (costata circa 5 mila euro di spese legali), dopo che una vertenza si era chiusa con la firma della sola Cisl. Di fronte alla dichiarata indisponibilità a partecipare a un incontro da parte delle altre sigle, il Comune aveva tirato diritto, andandosi a sedere al tavolo quasi deserto. Il fronte era così stato diviso, ma la violazione è apparsa al giudice del lavoro Chiara Coppetta Calzavara così macroscopica da annullare l’accordo integrativo. “Il comportamento del Comune appare incomprensibile – ha scritto il magistrato – e costituisce condotta antisindacale che di fatto ha impedito alle organizzazioni sindacali di partecipare all’incontro del 27 aprile 2017, concludendo con la sola Cisl l’accordo sindacale”.
A Venezia cause e carte bollate sono ormai più numerose dei turisti. Il Comune ha presentato ricorso contro la condanna e si dichiara disposto a combattere. Ma la Cgil ha già giocato una carta pesante, una denuncia alla Corte dei Conti contro uno dei nodi della contrattazione di secondo livello. Perché Brugnaro, che nella vita fa l’imprenditore, ha deciso che il fondo di produttività dei dipendenti andrà speso premiando le “idee vincenti”, anziché in base ad altri parametri chiesti dai sindacati, che siano in linea con “criteri trasparenti, rilevabili e meritocratici”. “Si è trattato di un atto unilaterale, non contrattato, che non ha corrispondenza con la legge o il contratto nazionale – denuncia Daniele Giordano, segretario della Funzione pubblica della Cgil – e in questo modo, l’anno scorso, sono stati distribuiti 426 mila euro”.
Soltanto gli esempi possono rendere l’idea del perchè i sindacati sono scesi sul piede di guerra e chiedono alla Corte dei Conti di verificare la correttezza dell’impiego di risorse economiche così ingenti. Un turista deve gettare una carta o cerca una toilette? Ecco l’idea di una app da scaricare agli approdi dei vaporetti, pronta a fornire l’urgente informazione. L’incentivo vale 323 euro. In una Venezia che si sta spopolando, la biblioteca ha pochi lettori? Ecco la genialata di proporre a ogni iscritto una “tessera di amico della biblioteca” se porterà un altro lettore. Il premio è di 564 euro. Ma per chi ha suggerito di tenere il servizio aperto anche la sera, il beneficio economico sale a 963 euro.
Bagni pubblici antidiluviani e consumo eccessivo di carta? Ecco l’idea di apparecchi elettrici di nuova generazione per asciugarsi le mani, idea che vale un incentivo di 740 euro. Quali i criteri di valutazione? Quale l’utilità vera per creare servizi più efficienti per i cittadini? Non si tratta solo di un opaco finanziamento a pioggia, si chiedono i sindacati? Non si può dire che i 697 dipendenti partecipanti non abbiano giocato di fantasia, proponendo 218 idee di gruppo e 290 singole. Pensate che vanno dagli interruttori crepuscolari per l’illuminazione pubblica, alle facilitazioni nello scarico dei certificati di malattia dei dipendenti comunali (inserendo solo il numero di protocollo). E ancora: droni per la sicurezza nelle calli contro i venditori abusivi, apertura delle scuole per gli incontri culturali, prestito di stivali per l’acqua alta ai turisti che arrivano in città. Ce n’è per tutti i gusti. E chissà cosa si inventeranno il prossimo anno. Tanto paga il sindaco.