Non è soltanto una foto, quella pubblicata il 20 agosto su Facebook dal sindaco di Lampedusa e Linosa, Totò Martello. È molto di più. È un manifesto programmatico, un annuncio, è un volersi riprendere la scena politica e un voler restituire quella artistica a un signore che per quell’isola si è speso tanto. “Bentornato a casa Claudio, bentornato nella tua Lampedusa. Siamo pronti a rimetterci in cammino, insieme” ha scritto Martello sotto la sua immagine in posa accanto a Claudio Baglioni, facendo nascere in migliaia di fan la speranza di poter tornare a sentire il proprio beniamino su quell’isola. Quell’“insieme” è presto detto: manca ancora l’ufficialità, ma il Comune delle Pelagie e la Fondazione O’ Scia’ – istituita nel 2006 dal cantautore romano e da sua moglie, Rossella Barattolo, che ne è la presidente – stanno organizzando un concerto (con il solo Baglioni) per il prossimo 3 ottobre sulla banchina commerciale Cavallo Bianco. E fin qui la parte dell’annuncio, talmente tanto in sordina – per ora – che non sono ancora stati ripristinati i voli diretti da Roma per Lampedusa (presenti solo nella stagione estiva, di solito). Per comprendere appieno la scelta, però, bisogna fare un passo indietro.
Correva l’anno 2003 quando Baglioni, innamorato di Lampedusa da sempre, decideva di portare sull’isola la musica sua e di decine di altri amici artisti, in una kermesse, O’ Scia’ (che in lampedusano è un saluto, traducibile letteralmente con “fiato mio”), che sarebbe diventata – da lì al 2013 – l’appuntamento fisso per migliaia di fan. Non un concerto normale, non solo musica. I trecento artisti che in dieci anni si sono esibiti sulla spiaggia della Guitgia lo hanno fatto a titolo gratuito, rispondendo a una chiamata ben precisa: esportare il sentimento dell’accoglienza che è proprio dei lampedusani; raccontare al mondo che immigrazione non significa per forza emergenza, che l’integrazione è una forma di arricchimento. E che quell’isola dal cuore italiano ma a un passo dall’Africa può diventare un esempio per tutti. Dopo l’ultima edizione del 2013, chiamata apposta “Ciao Scia’”, Baglioni e sua moglie hanno a lungo pensato a un modo per rinnovare l’appuntamento, trovare nuovi spunti, nuovi linguaggi. Ma non è stato possibile. Nel 2014 l’allora sindaca Giusi Nicolini si è inventata una cosa diversa: un “Festival delle culture mediterranee” chiamato “Sabir”, che nulla ha avuto a che vedere con O’ Scia’ e con quel bagaglio di esperienza che la Fondazione si portava dietro. Di fatto, ai fan di Baglioni – che infatti sull’isola non hanno più messo piede – è sembrata un’estromissione. “Sabir”, nell’ottica di Nicolini e della sua direttrice artistica, Fiorella Mannoia, è nato sulla terribile onda emotiva del naufragio del 3 ottobre 2013, quando di fronte all’Isola dei Conigli hanno perso la vita quasi 400 persone.
Lo spirito delle due iniziative, dunque, è stato lo stesso, ma le condizioni perché si parlassero non sono mai state trovate (e in parte neanche cercate). Ecco perché, allora, il concerto di Baglioni del 3 ottobre – proprio il 3 ottobre – assume le sembianze di un manifesto programmatico e di una ripresa di scena, politica e artistica. Quasi a voler riunire le due anime della sinistra lampedusana, rappresentate proprio dai due sindaci: l’attuale Martello, ex bersaniano che ha buttato a mare la tessera del Pd, e la ex Nicolini, che Renzi ha voluto nella segreteria nazionale.
In un clima che vuole mettere da parte le polemiche del passato, si tenterà di rinnovare il messaggio di pace e accoglienza (e non di respingimenti), perché non ci siano in futuro altri giorni della memoria. La mattina del 3 ottobre suoneranno 87 musicisti della Polizia di Stato e ci saranno, come ogni anno, le commemorazioni del naufragio. In serata il concerto di Baglioni, che è al lavoro sul suo nuovo album. E non è detto che non sia l’inizio di un nuovo cammino.