Il 2 febbraio 2015 il presidente della Consob Giuseppe Vegas viene interrogato dal procuratore capo di Bergamo Francesco Dettori e dal sostituto Fabio Pelosi. L’inchiesta riguarda i vertici di Ubi Banca, accusati di aver assoggettato il gruppo, quotato in Borsa, a un patto occulto (vietato) tra le oligarchie di Bergamo e quelle di Brescia. Chiedono a Vegas di un incontro avuto il 13 maggio 2014 con il presidente di Ubi Andrea Moltrasio e il suo vice Mario Cera. “A domanda risponde”: “Escludo categoricamente che, durante l’incontro suddetto, ci sia stato un accordo tra me e Cera e Moltrasio secondo cui, a fronte di un mio interessamento in favore del gruppo Ubi riguardo alla procedura sanzionatoria, gli stessi Cera e Moltrasio si adoperassero per ‘far uscire’ da Iw Bank gli estratti dei conti correnti di Pezzinga. Non se ne è assolutamente parlato, né in quell’incontro né mai”. Che significa? Chi è Pezzinga?
I tortuosi sentieri dei rapporti tra i banchieri e i loro controllori sono lastricati di questi momenti magici. Michele Pezzinga, commissario Consob fino al dicembre 2013, era stato protagonista di un duro scontro con Vegas sulla fusione Unipol-Fonsai. Un giorno Pezzinga va dal pm milanese Luigi Orsi e mette a verbale che Vegas in quella partita è stato più tifoso che arbitro. Escono notizie del verbale di Pezzinga. Il 16 luglio 2014 il Corriere della Sera pubblica un singolare scoop: gli estratti conto di Pezzinga presso Iw Bank (controllata Ubi) dai quali risulterebbero investimenti in titoli non ammessi dal Codice etico Consob. Il giorno stesso Vegas fa un esposto alla Procura di Roma e viene aperto un fascicolo, poi finito nel nulla. Il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti si rivolge alla Procura di Bergamo segnalando la tempestività di Vegas e solleva la questione della fuga di notizie sui conti correnti di Pezzinga, che è il vero reato. Il pm Pelosi sente odore di bruciato e inscrive la vicenda “in un contesto di contrasti tra Pezzinga e Vegas in merito alla vicenda Unipol-Fonsai, in relazione alla quale emerge che gli estratti dei conti correnti di Pezzinga erano accesi presso Iw Bank, banca online del gruppo Ubi”.
Nessuno ha mai chiarito chi abbia trafugato i conti di Pezzinga per passarli al Corriere della Sera, ma quell’incontro Vegas-Moltrasio resta al centro dell’inchiesta Ubi dell’attuale procuratore capo di Bergamo Walter Mapelli . Il 30 aprile 2014 la Consob aveva notificato ai vertici Ubi la contestazione di irregolarità rilevate in seguito a un esposto dei cinque consiglieri di minoranza guidati dall’economista della Bocconi, Andrea Resti. Secondo il dirigente Consob Marcello Bianchi, interrogato dal pm Pelosi, l’esposto di Resti “evidenziava un sistema di governance non palesato” che si organizzava attorno alle due associazioni di azionisti bergamaschi e bresciani. Su di esse viene fatta l’ispezione.
Ricevuta la contestazione, i vertici Ubi si agitano e decidono di andare a parlare con Vegas. Moltrasio lo incontra a un convegno il 12 maggio. Così (intercettato) racconta all’amministratore delegato Massiah l’approccio: “Bene… no, tutto bene, nel senso che alla fine della conversazione sono andato un attimo fuori, ho detto: ‘Si ricorda, presidente, che mi aveva detto che in caso di accanimento dovevo rivolgermi a lei, eccomi qua! …cioè noi abbiamo un caso di un grave (ridono)… di un grave accanimento che tra l’altro metterebbe in cattiva luce non soltanto la nostra istituzione, ma soprattutto la sua… per cui credo che dobbiamo vederci e parlare al più presto (…) alla fine però quando ho detto la cosa ho visto una certa preoccupazione… tanto da fissarci l’appuntamento domani, scusa eh!…”.
Che cosa deve ricordare il presidente della Consob? Probabilmente di un incontro dell’autunno precedente, con Moltrasio e il vicepresidente Cera. Moltrasio lo racconta in una riunione privata verbalizzata dal consigliere di Ubi Italo Lucchini: “Con riferimento all’ispezione in corso sulle Associazioni, è stata segnalata l’eccessiva attenzione che viene riservata alle osservazioni del prof. Resti. Vegas ha invitato Andrea e Mario a contattarlo in qualunque momento nel caso in cui vi siano iniziative che possano creare sconcerto e confusione nel mercato”. E anche nel caso che vi sia “accanimento”, par di capire.
L’iniziativa c’è stata e Moltrasio contatta Vegas ottenendo l’appuntamento per il pomeriggio successivo alle 17. Prima dell’incontro l’ad Massiah lo catechizza. Ha ricevuto dal capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo la preziosa indicazione che “ci sono due Consob” e spinge sull’idea di mettere un cuneo tra Vegas e gli uffici: “Che gli sia passata sotto il naso, insisto… non è per metterlo in difficoltà… al contrario… perché se lui… se veramente l’hanno fatto partire senza che lui lo sapesse…”. Gli inquirenti così sintetizzano il dialogo: “Moltrasio riferisce che Mario Cera è rimasto particolarmente colpito dalla sollecitudine manifestata sull’argomento da Giuseppe Vegas. In proposito lo stesso Massiah ipotizza che Vegas potrebbe aver ricevuto telefonate da parte di qualcuno dei 35 consiglieri destinatari del provvedimento di contestazione”. Moltrasio è d’accordo e mette in campo le sue competenze di ingegnere chimico: “No, anche perché se tu fai dei 35… fai un attimo uno spettro dei 35, vedi che il livello di radiazioni U.V. che può aver ricevuto è molto alto perchè i colori son tutti veramente in una zona…”.
Vegas è dunque pronto ad accontentare i vertici di Ubi preoccupati dall’iniziativa degli uffici Consob? Sentito dai pm, nega. Al momento dell’incontro con Moltrasio e Cera “non ero a conoscenza dell’avvenuta notifica del menzionato atto di contestazione”. Chissà a quale urgenza pensasse quando ha dato l’appuntamento in meno di 24 ore. Vegas dice al pm: “Prendo atto sulla circostanza di cui lei mi ha reso edotto, e cioè che Cera e Moltrasio, dopo avermi incontrato, avrebbero riferito a terzi di essere molto soddisfatti del contenuto del colloquio intercorso con me in relazione all’esito della procedura sanzionatoria in quel momento in corso. Al riguardo, voglio precisare che il fatto che io mi sia dimostrato cortese con loro, come abitualmente faccio, non ha alcun significato rispetto all’esito della pratica”. Forse per mostrarsi ancora più cortese, Vegas il giorno dopo fa nero il dirigente Bianchi per aver notificato la contestazione senza dirglielo.
La mattinata del 14 maggio è convulsa. La Procura di Bergamo fa partire le perquisizioni negli uffici di tutti i big Ubi, ma anche del presidente di Intesa Giovanni Bazoli, considerato “pattista occulto” della banca concorrente. Riferisce agli inquirenti il direttore generale della Consob Gaetano Caputi, uomo di fiducia di Vegas: “Il presidente era ‘seccato’, perché credeva che la perquisizione avesse origine dall’attività Consob e quindi di non essere stato preventivamente informato”.
Racconta Marcello Bianchi: “Abbiamo avuto una riunione di vigilanza: allora in quella riunione ho spiegato al presidente le ragioni delle contestazioni. Vegas era molto arrabbiato e il segretario generale Stazi mi ha riferito che Vegas era molto arrabbiato perché aveva incontrato Cera”. Ma Bianchi non sa dell’incontro del giorno prima in Consob, dice che Vegas “dovrebbe aver incontrato il prof. Cera in una occasione pubblica. E Cera si sarebbe lamentato delle contestazioni e poi il presidente mi ha chiesto notizie”. Poi aggiunge: “Gli incontri che avvengono nell’ambito della procedura sanzionatoria sono formalizzati: altri incontri informali (…) non dovrebbero avvenire su quei temi, in ogni caso io non ne ho avuti”.
Moltrasio ammetterà con il procuratore capo che quell’incontro con Vegas “è un errore, ha ragione e lo accetto”. E poi incalza il magistrato: “Lei non ha mai sbagliato niente in vita sua?”. Vegas invece assicura che è stato tutto dentro le regole e che “la pratica ha seguito il suo corso ordinario”. Bianchi sostiene il 18 giugno 2014 che “la nostra contestazione nasceva dall’urgenza che mancava una comunicazione al mercato”. L’argomento è delicatissimo, si sta parlando di trasparenza degli assetti di comando su una grande società quotata. La sanzione arriva a ottobre 2015 (27 mesi dopo l’esposto di Resti) ma rimane segreta perché, si legge nel bilancio Ubi, Consob ha “accolto l’istanza di non pubblicazione (art. 195, comma 3 TUF) ritenendo sussistenti i presupposti ivi richiesti (grave rischio per i mercati finanziari/danno sproporzionato per le parti)”. Così funziona la vigilanza sul mercato finanziario: per evitare “danno sproporzionato” ai sanzionati si tengono all’oscuro gli azionisti e il mercato.
A questo punto non sembra peregrino chiedersi a che cosa serva la Consob. Nello stesso bilancio di Ubi si annota che è ancora in corso l’indagine della magistratura sulla “supposta mancata comunicazione di patti parasociali alle competenti autorità”, senza dire che le due vicende sono collegate. Gli azionisti Ubi hanno avuto notizia delle sanzioni Consob, che agitava i sonni dei loro amministratori nel 2014, solo due mesi fa, quando la Corte d’appello di Brescia le ha annullate. Sugli stessi fatti però il Tribunale di Bergamo deve adesso rispondere alla richiesta di rinvio a giudizio per i vertici passati e presenti di Ubi. Gli azionisti e il mercato possono attendere.
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