Impotenti, così ci si sente nell’affrontare una malattia infida e aggressiva come la malaria nonostante la cordialità e l’impegno costante di medici e infermieri. Impotenti, così ci si sente quando i media ti assediano senza rispettare il tuo dolore. Ammalarsi in Italia non è una sfortuna, ma una colpa.
Marco Zago, padre di Sofia, morta di malaria
Sarebbe troppo semplice mettere a confronto la pacatezza e la civiltà, pure nella sofferenza, del papà di Sofia con la furia belluina di chi, a vario titolo (anzi titoli) ha banchettato sulla tragedia di una famiglia. Così come tempo perso sarebbe replicare ai politicanti che usano la morte di Sofia per le campagne elettorali contro gli immigrati ricordando loro le parole del nonno della piccola. Preoccupato che le due bimbe africane, affette anch’esse da malaria e ricoverate al Santa Chiara vengano ora isolate: “Sono innocenti e non sono mai state un pericolo per nessuno”.
Invece, vorremmo tanto spiegare alla famiglia Zago che (quasi sempre) a guidare certi comportamenti sia dei media che della politica non sono gli istinti sciacalleschi, ma in qualche modo uno stato di necessità. Diciamolo: non è forse vero che in tempi di crisi dell’editoria si può anche calcare un po’ la mano? Per lisciare il pelo al popolo degli odiatori? E pazienza se l’innocente Sofia sarà trasformata nella (prima?) vittima di un contagio interrazziale, e forse anche di un’epidemia incontrollabile. Davanti a un rischio anche ipotetico tutto fa brodo, e se padre e nonno non sembrano affatto animati da sentimenti di vendetta, fatti loro. È la stampa bellezza. Pure certi partiti hanno le loro esigenze.
Non è forse vero che Matteo Salvini sta cercando di sottrarre a Silvio Berlusconi la leadership del centrodestra? E che le misure del ministro Minniti hanno spuntato parecchie frecce leghiste? Quale migliore occasione allora per alzare il livello dello scontro che gridare: “dagli all’untore”?
Ci auguriamo infine che i componenti della famiglia Zago non abbiano né la voglia e né il tempo di dare un’occhiata allo tsunami di odio che si riversa sui social contro “i negri che portano le malattie” e squisitezze del genere. Un mondo di zombie i cui “prodotti”, tuttavia, alimentano il vasto mercato della rete dove ogni clic è prezioso. Per eliminare il problema basterebbe non navigare in quelle acque. Ma internet deve pure campare, no? Insomma, sono parecchi quelli che dovrebbero chiedere scusa a Sofia e ai suoi cari. Comincia a farlo l’autore di questa rubrica: in quanto italiano.